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DIK DIK, “Dik Dik 50…il sogno continua”(Atmosfera Village)

Come scrivono nel sintetico racconto della loro storia, all’interno del pieghevole del CD, i tre Dik Dik membri fondatori - Pietro Montalbetti, “Pit”, lead guitar e voce; Giancarlo Sbriziolo, “Lallo”, voce e chitarra elettrica; Erminio Salvadori, “Pepe”, voce e chitarra acustica - hanno voluto incidere un disco per ricordare sia i 50 anni di carriera, sia il fatto che attualmente sono “in piena attività”, protagonisti in centinaia di concerti sparsi per l’Italia. E allora ecco uscire un doppio CD : “disco 50” e “disco tributi”. Il libretto non chiarisce se i tre veterani suonino anche o si limitino soltanto a cantare.

“Disco 50” si apre con due nuovi brani inediti, “Punto su di te” e “Sulla nuvola”, scritti per loro rispettivamente da Mario Lavezzi e Danilo Amerio. Seguono otto classici del gruppo, sostenuto da Mauro Gazzola (tastiere), Gaetano Rubino (batteria), Diego Polimeno (chitarre acustiche), a cominciare da “Il primo giorno di primavera”. Le nuove versioni non sembrano discostarsi troppo da quelle originali. Cambia qualche sonorità qua e là, ma la strumentazione rimane pressochè inalterata, perché c’è la volontà di mantenere “i tratti caratteristici che contraddistingono la nostra timbrica e il nostri stile musicale, basato su un largo uso dell’organo Hammond”. La voce di Lallo non pare risentire il passare del tempo. Fa un po’ di tenerezza riascoltare le versioni italiane di successi americani (“Sognando California”,ossia “California Dreamin’ “ dei Mamas and Papas), inglesi (“Senza luce”, ossia “A whiter shade of pale” dei Procol Harum), francesi (“L’isola di Wight”, ossia “Wight is Wight” di Michele Delpech). Ancora molto intense le riproposizioni di due successi firmati Mogol-Battisti : “Vendo casa” e “Il vento”. In quest’ultima è stata eliminata la voce fuori campo che ripeteva le prime parole della strofa. Gli altri due brani in scaletta sono “Io mi fermo qui” e “Viaggio di un poeta”. Il disco è ben inciso. Le canzoni sono suonate con professionalità e soprattutto non ci sono episodi di cattivo gusto. Il suono delle tastiere è gradevole, anche se non raggiunge il calore di quello del passato. Penso a “Senza luce”, in cui il suono dei tamburi è troppo secco, mentre quello della cassa (“bass drum) è troppo stoppato. Non sono segnalati i nomi degli autori delle canzoni, né che cosa suonino i tre Dik Dik.

 

Il “disco Tributi” contiene versioni alternative di interpreti diversi. Si parte da “Senza luce” de “I Video” e si finisce con “L’isola di Wight” di Johnson Righeira e Giorgio Li Calzi. Secondo consuetudine, simpaticamente irriverente è la versione di “Help me” da parte di “Elio e le storie Tese”. Interessante, la versione di “Storie di periferia”, con la voce di Federica Camba, accompagnata da uno swingante trio di basso, batteria e tastiere. Simile all’originale “Vendo casa”, nell’esecuzione di “Neomenia”. Piena di ‘noise’ e di sonorità elettroniche “Il vento”, cantata e suonata da Francesco Zampaglione. “Lombroso” rispolvera una canzoncina, “Il mondo è con noi”, che dà l’idea della qualità dei testi e delle melodie di quegli anni. Ottime le sonorità scelte da Righeira e Li Calzi per confezionare una versione più toccante de “L’isola di Wight”.

Lunga vita ai Dik Dik - Pietruccio ha 75 anni- aspettando, magari, “Dik Dik 60…la pensione può attendere”.

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