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D’Alema | Vai Max, pesta duro! Abbattilo, spezzalo, accascialo…Liofilizzalo!!!

Stiamo per entrare nel cuore dello scontro referendario e sono già evidenti i due propagandisti più efficaci del No: Alessandro Di Battista e Massimo D’Alema, l’intramontabile conte Max!!

Di Battista si conferma un grande agitatore di piazza (ormai a saper fare un buon comizio sono rimasti davvero in pochi e lui è uno dei più bravi. A proposito: non farti distrarre dalle beghe romane e non interrompere il tour, anzi raddoppialo: ce n’è bisogno).

Il secondo è un caso ancora più particolare, almeno per me. Ovviamente so chi è Massimo d’Alema sin dal 1973, quando rientrò nel Pci, dopo una scorribanda extraparlamentare e subito venne cooptato nella segreteria della Fgci. Poi lo incontrai di persona e diverse volte quando venne in Puglia, come segretario regionale del Pci nel 1981. Naturalmente, eravamo su posizioni politiche contrapposte ed i rapporti erano corretti ma non cordialissimi.

Devo confessare di non averlo mai trovato troppo simpatico: aspro, polemico, sarcastico ed anche molto arrogante. Tuttavia, ho sempre pensato che fosse di gran lunga il più intelligente del suo partito. Oddìo, la concorrenza in quel pollaio non era sconvolgente, ma, in ogni caso, capivi che era un vero animale politico.

Non ho mai condiviso le sue scelte, ma ritengo un errore parlarne come del Blair italiano, questo poco onorevole appellativo credo si attagli di più ad Achille Occhetto o a Walter Veltroni, mentre D’Alema, semmai, pensava più ad un modello ispirato alla Spd tedesca.

Ha avuto molti insuccessi come la sconfitta alle regionali del 1995, che gli costò il posto a Palazzo Chigi, il fallimento della Commissione per la riforma istituzionale da lui presieduta, i tentativi infruttuosi di conquistare la segreteria generale della Nato o una posizione di prestigio all’Onu, sempre per il veto inglese, ricordiamolo. Ed ha fatto anche diversi scherzi da prete e Prodi credo che se ne ricordi più d’uno.

Ma non c’è dubbio che sia stato una delle pochissime personalità politiche di spicco in questa tristissima stagione della seconda Repubblica.

Poi Renzi è riuscito nel “sacrilego” disegno di rottamarlo non ripresentandolo neppure per le elezioni politiche del 2013 e il “conte Max” se l’è sicuramente legata al dito (recentemente lo ha ricordato con una frase che dice tutto: “Doveva rottamare una classe politica, ma alla fine ha rottamato solo me”). E D’Alema non è tipo da perdonare gli sgarbi.

Già all’inizio dell’anno ho segnalato in un pezzo il suo ritorno in campo con l’esplicito disegno di restituire a Renzi il gioco rottamatorio subito ed avevo scritto che se c’è uno in grado di toglierci dai piedi Renzi è lui.

Puntualmente, ha preso la palla al balzo del No a questa scombinata riforma costituzionale e sta muovendosi come uno schiacciasassi, iniziando con interventi micidiali nelle feste dell’Unità. Devo dire che lo trovo molto migliorato, il sarcasmo ha lasciato il posto ad una ironia molto più fine e sottile (“sono un grande ammiratore del Presidente del Consiglio, Renzi, perché è capace di dire qualsiasi cosa”: questa è classe!).

Sarà una combinazione ma il No della Cgil è arrivato poco dopo l’inizio della campagna di D’Alema. Adesso sono curioso di vedere come fanno quei pesci bolliti della “sinistra” Pd a non schierarsi per il No, dopo che Anpi e Cgil sono apertamente schierati in questo senso.

E c’è da scommettere che il conte Max abbia ancora molte altre frecce all’arco e darà altri dispiaceri all’avvocato di Rignano.

Ed allora: vai Max, pesta duro, Abbattilo, distruggilo, fanne una tartare, un patè, uno sformato!

Questo articolo è stato pubblicato qui

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