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Cronaca di un’incredibile giornata all’italiana: Berlusconi, Carlomagno e il fuggi fuggi dei giornalisti

Cronaca di un'incredibile giornata all'italiana: Berlusconi, Carlomagno e il fuggi fuggi dei giornalisti

"Si vergogni, lei è un villano... Tutta la mattina se va a pettinarsi davanti lo specchio si vede e si è già rovinato la giornata... Questa è la Sinistra con cui abbiamo a che fare".

Basterebbero queste 3 dichiarazioni per fare una breve sintesi degli ultimi 15 anni. Io li definirei i 3 punti cardine del berlusconismo: queste tre frasi sono tre assi nella manica che Berlusconi porta sempre con sé, e che ieri non ha perso l’occasione per sfoggiarli in pubblico.

1) La criminalizzazione del Nemico.
2) Il Nemico è sempre brutto.
3) Il Nemico è la Sinistra.





Ora vaglielo a spiegare a quel Maestro di Gran Comunicazione che è il Silvione Nazionale, che ci è cascato in pieno: confermati i vari Minzolini, escluso il neutro Vespa, censurati i due comunisti Santoro e Floris, qualcuno quelle maledette domande pur doveva fargliele. E quel qualcuno, tal Carlomagno, il nuovo Imperatore della Rete, qualche domanda voleva fargli. Senza aspettare il suo turno! Senza essere un giornalista! Senza nemmeno essere iscritto all’Ordine dei Giornalisti!

Orrore! Maledizione! Iattura e Sciagura! Apriti Cielo: scende in campo La Russa. Un Ministro della Difesa che difende Berlusconi, non sono mica bruscolini. "Non sei un giornalista, non sei un pubblicista, non scrivi sui giornali!" Urlò l’Ignazio Furioso.

Se fossi stato lì in quel momento, e la Russa avesse urlato spontaneamente "Lei non è mica Minzolini", giuro che avrei proposto una standing ovation. Ma comunque, andiamo avanti.

Fatta eccezione per i 3 punti cardine del Berlusconismo, l’Ignazio Furioso e quel Piero Ricca senza barba, al di là dei contorni folkloristici e dell’atmosfera da Zelig ai quali più o meno siamo sempre stati abituati, io credo che ieri siano emerse due finezze, due peculiarità che vanno sicuramente sottolineate, poiché decifrano l’umore del Paese e della situazione politica attuale, e che non vanno assolutamente sottovalutate.

La prima è il messaggio che ad un certo punto un tizio, credo un membro del suo staff, bisbiglia a Berlusconi: "Non esageri, le potrebbero fare queste domande, è uscita un’agenzia di Fini, le ho fatto un’ipotesi sul display".

E’ uscita un’agenzia di Fini? Un’agenzia di Fini?
Cioè nemmeno di Bersani o di Di Pietro, un’agenzia di Fini?

Ecco, questa è la fine che ha fatto il nostro Paese: in piena campagna elettorale, tra una miriade di manifesti elettorali, tra un miliardo di dichiarazioni di avversari politici, ecco qual è diventata la vera minaccia: un’intervista o un messaggio di Fini.

"Il Vice". Anzi, il braccio destro. L’erede. Il successore. Insomma, quello che magari sogna di seppellire Berlusconi con gli occhi aperti e con i piedi che ancora si muovono.


Sì proprio lui, quel Presidente della Camera che negli ultimi tempi ha dimostrato più smalto e più autorevolezza dello sbiadito Capo dello Stato. Quel ex-leader di An che tutto vuole essere, e che tutto vuole sapere di essere, tranne che un ex. Lo stesso che alcuni mesi fa chiamò "Stronzi" gli alleati della Lega Nord, lo stesso che ha dichiarato che il PDL così com’è non gli piace, lo stesso che ha dichiarato che il 20 marzo non parteciperà alla manifestazione del PDL.

Insomma, Gianfranco Fini, un nemico su cui contare!

Ma un nemico che non va criminalizzato, un nemico che non è brutto, e per di più un nemico che non è nemmeno la Sinistra. Un nemico che puzza, ma che va contrastato con un pizzico sulla pancia sotto la giacca, piuttosto che con un’evidente molletta sopra al naso.

Se Fini rappresenta l’unica Opposizione o l’unica minaccia reale alle coronarie del Premier, io credo che l’altro aspetto importante, l’altra sfaccettatura da non poter proprio ignorare, sia la reazione in sala degli altri giornalisti al caos generato dal contestatore, ora osannato dal popolo di Facebook e già designato come futuro direttore del TG1.




Se il titolo della conferenza stampa di ieri fosse stato: "Un’incredibile giornata all’Italiana", il sottotitolo sarebbe stato sicuramente "Se non sono servi non li vogliamo".

Quel cesso ambulante così brutto da non potersi nemmeno guardare allo specchio, quel nemico inviato dalla Sinistra Farabutta Estremista Eversiva Antagonista, si voleva permettere di fare una domanda. E per di più quel villano scostumato screanzato maleducato disadattato, non voleva aspettare nemmeno il suo turno.

Ma ecco che ad un certo punto si alza un uomo con i capelli brizzolati ed un cappotto scuro, che annuendo muove un po’ la testa, ed in pieno stile "L’assassino è il maggiordomo" guarda il premier e spara la sentenza solenne: IL SIGNORE NON E’ UN GIORNALISTA.

Allora giustamente i giornalisti presenti che fanno? Prendono le parti del non-giornalista? L’applaudono? Lo contestano? Propongono una class action per fargli le tò-tò sul culetto?

Ma no, niente di tutto questo.

Prendono le telecamere, allungano i microfoni, preparano i flash, cominciano a scattare, e si preparano a proclamare la nuova star della giornata.

Come all’Isola dei Famosi. Come al Grande Fratello.
Anche oggi l’Italia avrà qualcosa di cui sparlare.

Tutto questo mentre il Silvione Nazionale se la ride sornione.
Prima si guarda attorno, poi sotto sotto tace ed acconsente.
 

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