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Credito e Banche: i germogli nello stagno

Pubblicato due giorni fa il Rapporto Mensile dell’Associazione bancaria italiana (ABI). L’immagine di sintesi estrema è che sul tendenziale (cioè sulla variazione annuale) siamo ancora del tutto fermi, mentre su un orizzonte trimestrale riferito allo stesso periodo dell’anno precedente le cose paiono andar meglio ma partendo da livelli estremamente depressi. C’è quindi modo per rivendicare tutto ed il contrario di tutto.

Ad esempio, l’ammontare dei prestiti erogati dalle banche operanti in Italia era a marzo 2015 di 1.820 miliardi di euro. Lo stesso mese del 2014 lo stock era di 1.851 miliardi. Con un complesso algoritmo potete constatare che siamo ancora sotto, esattamente di 1,68% su base annua. Il dato di stock è inclusivo delle sofferenze al lordo dei fondi di rettifica sui crediti. Se osservate la tabella allegata nel rapporto ABI vedrete che la variazione tendenziale, dopo aver toccato un minimo relativo a dicembre 2014, quando la contrazione annuale era di solo l’1,14%, sta peggiorando. Questa non è una bella notizia, per i cacciatori di inversioni di tendenza. Ma su questo dato possono aver comunque pesato gli stralci delle sofferenze, cioè la loro definitiva rimozione dai bilanci aziendali.

Ma non disperate, abbiamo un paio di germogli per voi. Intanto, i finanziamenti alle imprese hanno segnato nel trimestre dicembre 2014 – febbraio 2015 un incremento di circa il 7,6% sul corrispondente trimestre dell’anno precedente (dicembre 2013-febbraio 2014). Questo è un dato certamente confortante, che pare compatibile e coerente con altro dato relativo alla occupazione netta delle imprese artigiane, cresciuta a marzo dello 0,5% mensile. Così come è confortante l’aumento dei mutui erogati alle famiglie che tuttavia, su base annua, richiede di essere consapevoli che qui c’è molto “effetto-confronto”, nel senso che un anno fa di questi tempi di mutui praticamente non se ne facevano. Quindi, ogni piccolo aumento di erogato, partendo da una base ristretta, induce un effetto ottico di quasi boom.

La sintesi, come detto, è che ci sono segni di miglioramento recente delle erogazioni creditizie, che producono un effetto ottico di espansione rilevante ma che va corretto per il fatto che si partiva da livelli depressi. E che lo stock complessivo di credito in essere è ancora in calo, anche se pure qui opera un effetto ottico, dato dallo stralcio definitivo delle posizioni a sofferenza, che abbatte lo stock di credito in essere. Tutto questo per dirvi quello che già dovreste sapere: anche in Italia, grazie ad irripetibili circostanze favorevoli esterne (cambio dell’euro, prezzi del greggio, QE), è in corso una ripresa ciclica che potrebbe sollevarci dal fondale su cui strisciamo (e scaviamo) da tempo. Le valutazioni politiche sono altrettanto presto dette: il giudizio sull’operato del governo Renzi deve derivare non da un miglioramento ciclico su cui l’esecutivo non ha alcun merito (checché ne dica il premier), quanto dall’innalzamento del potenziale di crescita, e dalla realizzazione di questo potenziale.

Un minimo di onestà intellettuale richiederebbe quindi di non intestare a proprio merito anche il solo fatto che ogni mattina il sole sorga. Ma non si può pretendere troppo, soprattutto da questo premier. Quindi, se il paese cresce, vi sarà raccontato e spiegato, separando nel modo più rigoroso possibile meriti e caso. Un piccolo grande programma, in un paese da favole.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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