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Così Hamas ha regolato i conti interni durante l’operazione israeliana “Margine protettivo”

L’estate scorsa, mentre con la sua operazione militare “Margine protettivo” Israele colpiva duramente la Striscia di Gaza, infliggendo morte e distruzione alla popolazione locale, Hamas trovava il modo di portare avanti un regolamento di conti interno.

Un nuovo rapporto di Amnesty International descrive la cosiddetta operazione “Strangolamento” di Hamas, una brutale campagna di rapimenti, torture e almeno 23 uccisioni illegali di palestinesi accusati di “collaborazionismo” con Israele e arresti e ulteriori torture di presunti membri e sostenitori di Fatah, il movimento politico rivale di Hamas (nella foto, un’esecuzione avvenuta a Gaza nell’ottobre 2013).

Il rapporto, il quarto di Amnesty International sugli oltre 50 giorni del conflitto dell’estate 2014 (dopo due riguardanti i crimini di guerra commessi da Israele contro strutture mediche e insediamenti civili e uno relativo a quelli compiuti da Hamas), rivela come nel caos del conflitto, Hamas abbia dato mano libera alle sue forze di sicurezza per compiere orribili violenze – in alcuni casi equivalenti a crimini di guerra – contro persone in loro custodia.

Hamas ha descritto molte delle uccisioni illegali come attacchi contro persone che avevano fornito assistenza a Israele durante l’operazione “Margine protettivo”.

Tuttavia, almeno 16 delle persone uccise erano in custodia delle forze di sicurezza di Hamas prima che iniziasse il conflitto: otto erano ancora sotto processo per “collaborazionismo”, sei stavano attendendo l’esito dell’appello per lo stesso reato e due, infine, stavano scontando la condanna. In molti casi, i processi erano stati iniqui e i prigionieri avevano denunciato di essere stati costretti a “confessare” sotto tortura.

Atta Najjar, un ex agente di polizia dell’Autorità palestinese affetto da disabilità mentale, stava scontando una condanna a 15 anni di carcere inflittagli da un tribunale militare dopo che era stato arrestato nel 2009 con l’accusa di “collaborazionismo” con Israele. Il 22 agosto 2014 è stato prelevato dalla sua cella e messo a morte. Questa è la testimonianza del fratello, recatosi all’obitorio dell’ospedale al-Shifa a riprendere il cadavere:

“Sul suo corpo c’erano segni di tortura e fori di proiettile, le braccia e le gambe erano spezzate. Era come se l’avessero infilato in un sacco e scosso. C’erano circa 30 fori di proiettile e segni di coltellate intorno al collo. Sulla nuca c’era un buco, non c’era più il cervello. È stato difficile portarlo via, pesava, come quando metti la carne dentro un sacco. Le sue ossa erano frantumate, gliel’avevano fracassate in carcere”.

Ibrahim Dabour, impiegato di una compagnia di assicurazioni e padre di due figli, era sotto processo in corte marziale per “collaborazionismo con entità nemiche” quando il 22 agosto 2014 è stato prelevato dalla prigione Katiba di Gaza City, portato di fronte a un plotone d’esecuzione e ucciso. Questo è il racconto del fratello:

“Siamo venuti a saperlo all’una di pomeriggio, senza una comunicazione ufficiale. L’avevano ucciso alle 9.30. Un altro mio fratello ha ricevuto un sms alle 10.31 in cui c’era scritto ‘Il giudizio nei confronti di Ibrahim Dabour è stato portato a termine secondo la shari’a attraverso il tribunale rivoluzionario’. Anche se l’avessero condannato a morte, avrebbe dovuto esserci un processo d’appello. Quello che hanno fatto non ha niente a che vedere con la giustizia, è un atto criminale. Queste sono le azioni delle milizie”.

In uno dei casi più agghiaccianti, il 22 agosto sei uomini sono stati messi a morte all’esterno della moschea al-Omari di fronte a centinaia di persone, bambini compresi. Hamas ha annunciato che i sei erano sospettati di “collaborazionismo” ed erano stati condannati a morte dai “tribunali rivoluzionari”.

I sei sono stati trascinati fino a un muro di fronte alla folla, poi sono stati fatti inginocchiare. Sono stati uccisi uno per uno con un colpo alla nuca, poi mitragliati con gli Ak47.

Oltre a portare a termine uccisioni illegali, le forze di Hamas hanno eseguitosequestri di persona e torture, tra cui percosse con manganelli, calci dei fucili, tubi e cavi nonché l’obbligo di rimanere in posizioni dolorose. Alcuni dei sequestrati sono stati interrogati e torturati in un ambulatorio in disuso all’interno dell’ospedale al-Shifa, il principale di Gaza City.

Almeno altre tre persone arrestate durante il conflitto e accusate di “collaborazionismo” sono morte mentre erano nelle mani delle forze di Hamas.

Amnesty International ha chiesto alle autorità palestinesi, compresa l’amministrazione di Hamas a Gaza, di cooperare con i meccanismi giudiziari e non giudiziari internazionali, indipendenti e imparziali d’inchiesta, come la Commissione d’inchiesta istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti umani nel luglio 2014.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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