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Coronavirus: le moschee riaprono dopo il Ramadan, numerose le misure di sicurezza

Dopo diverse settimane di trattative con il ministero dell’Interno, è stato firmato a Roma il protocollo di riapertura dei luoghi di culto prevista dal 18 maggio. Il premier Giuseppe Conte, alla presenza del ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, ha sottoscritto insieme alla Coreis, CII-Confederazione Islamica Italiana ed all’ Ucoii – Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia -, il documento relativo alla riapertura delle moschee, sempre a partire da lunedì 18. 

L’Ucoii ha, però, precisato che le Moschee, di fatto, riapriranno dopo l’Eid, ossia il 25 maggio. Al confronto col governo hanno partecipato tutti i rappresentanti delle comunità religiose presenti in Italia. Tra cui lo stesso presidente di Ucoii Yassine Lafram.

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Abdula Salihi
Abdula Salihi, presidente dell’associazione culturale Rilindja

“Una scelta di grande responsabilità che mette davanti la salute delle persone, perché l’Islam ci insegna che salvare una persona è come salvare una comunità intera”, questo il commento di Abdula Salihi, presidente dell’associazione culturale Rilindja e membro del tavolo interreligioso del consiglio territoriale sull’immigrazione all'Aquila e in Abruzzo. “Ora sta ad ogni moschea, luogo di culto o spazio adibito alla preghiera fare le proprie considerazioni su tale scelte".

Quella di riaprire solo il 25 maggio è una decisione presa con grande dispiacere ma allo stesso tempo con grande coscienza, in quanto ci continuiamo a negare sia la preghiera Tarwiha in questi importantissimi ultimi 10 giorni di digiuno (una preghiera straordinaria, recitata dai musulmani nel corso del mese di Ramadan, in cui è stato rivelato il Corano a Maometto) sia la preghiera collettiva di Eid al-Fitr, 24 Maggio, (una festa religiosa celebrata dai musulmani in tutto il mondo che segna la fine del mese di digiuno).

Sono dei momenti molto sentiti e molto partecipati ed è anche per questo che si è deciso, per precauzione, di rimanere chiusi ancora una settimana. Sarà così possibile gestire i controlli e far rispettare le precauzioni riportate nel protocollo, nel rispetto del diritto alla libertà di culto. La priorità è quella di far conciliare l’esercizio della libertà religiosa con le esigenze di contenere l’epidemia in atto.

Le misure che saranno adottate sono molte:


- disinfezione e sanificazione dei locali

- misurazione della temperatura all’entrata (37,5° è il massimo consentito)



- distanza interpersonale di 1 metro

- uso di mascherine

- capienza massima dell’edificio di culto

- divieto di assembramento nell’edificio e nei luoghi annessi

- tempi contenuti della celebrazione

Inoltre viene chiesto di igienizzare i luoghi sia prima che dopo la preghiera, porre all’ingresso della struttura liquidi igienizzanti e mascherine per chi fosse sprovvisto, il tutto sotto la visione di un incaricato con apposito distintivo.

Bisognerà anche porre all’ingresso anche dei cartelli che riportano tutte le misure e i divieti.

Nel caso in cui i locali non siano idonei al rispetto di tale indicazioni del protocollo, si può valutare la possibilità di svolgere le funzioni all’aperto, assicurando la dignità e il rispetto della normativa sanitaria, con la partecipazione massima di mille persone. Nel caso in cui niente di questo sia possibile, i luoghi di culto continueranno a restare chiusi.

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