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Corea del Sud: 5941 lavoratori licenziati perché in sciopero contro la privatizzazione dei trasporti

In Italia nelle ultime settimane, a partire da Genova, si è fatta strada un’importante lotta dei lavoratori del trasporto su gomma. Giornate di scioperi spontanei e continuativi si sono registrate oltre che nel capoluogo ligure anche a Firenze, Livorno e Pisa. A prescindere dalle particolarità locali, tutti i lavoratori sono impegnati in una battaglia contro la privatizzazione dei trasporti che danneggia sia i lavoratori che gli utenti del trasporto pubblico.
Ma l’attacco che il capitale privato sta portando avanti, in sintonia con le istituzioni locali e nazionali, non si limita al Belpaese. Altrove i processi di privatizzazione possono essere in una fase diversa, ma ovunque suscitano la reazione dei lavoratori.

In Corea del Sud sciopero contro la possibile privatizzazione del trasporto su ferro

In Corea del Sud, a partire da lunedì 10 dicembre è iniziato lo sciopero a tempo indeterminato dei lavoratori del trasporto su ferro della compagnia statale Korail (Korea Railroad Corporation), preoccupati per una mossa aziendale che considerano il primo passo verso la privatizzazione del settore. La Korail ha infatti annunciato la creazione di una società sussidiaria per gestire la tratta ad alta velocità che da Suseo (a sud di Seoul) arriverà a Pyeongtaek, per unirsi a quella già esistente Gyeongbu-Busan, che dovrebbe essere inaugurata nel 2016.

L’amministratrice delegata della Korail, Choi Yeon-hye, ha affermato che “la creazione della nuova società è un’opportunità per la Korail per migliorare l’efficienza e la qualità del nostro servizio, nonché per promuovere la nostra competitività”. Ha poi tenuto a condannare l’indizione dello sciopero, sostenendo che la paventata privatizzazione non è assolutamente nelle corde della Korail, tanto più che il 41% della nuova società sarà di proprietà della stessa Korail ed il restante 59% sarà invece lasciato ad altre società statali.

Questa rassicurazione, tuttavia, non conforta i lavoratori: l’accusa mossa all’amministratrice delegata della Korail è tra l’altro quella di aver esplicitato in Francia, durante un viaggio recente, l’intenzione di aprire il settore del trasporto su ferro al capitale straniero. Per di più, funzionari governativi hanno affermato che la decisione di creare una nuova società viene incontro alle preoccupazioni derivanti dalla situazione di monopolio in cui opera la Korail e alla conseguente mancanza di competitività dell’azienda. Il che non fa che aumentare i sospetti. 

Kim Myung-hwan, presidente del sindacato Korean Railway Workers’ Union (KRWU) ha dichiarato che “se questa nuova società non dovesse riuscire ad assicurarsi fondi pubblici sufficienti, finirà per trovare nuovi investitori nel settore private, il che condurrà alla fine alla privatizzazione”, aggiungendo poi che “dopo ciò, il governo progetta di separare il trasporto merci, la manutenzione del parco macchine e la manutenzione delle infrastrutture dalla Korail, aprendo la strada al coinvolgimento dei privati anche in queste aree.”


Lo sciopero


Lo sciopero, iniziato lunedì, è il primo nel settore negli ultimi quattro anni. Ieri, circa un migliaio di lavoratori si è assiepato dinanzi al quartier generale della Korail per portare la protesta fino al cuore della controparte. Si tratta di uno sciopero a tempo indeterminato con l’obiettivo di costringere l’azienda a fare marcia indietro sulla decisione presa. I lavoratori denunciano che il processo di privatizzazione porterebbe con sé licenziamenti di massa ed un aumento delle tariffe. I lavoratori della Korail hanno ottenuto l’appoggio di altri colleghi, operanti in altre aziende. Ad esempio, il sindacato che opera nell’azienda “Seoul Metro”, che gestisce le linee 1, 2, 3 e 4 della metropolitana della capitale coreana, ha indetto uno sciopero di solidarietà per mercoledì 18 dicembre, dopo che l’87,2% dei suoi 8065 iscritti ha votato a favore della misura.

Azioni di solidarietà hanno avuto luogo anche al di fuori del paese, in particolare in Australia Nuova Zelanda. In particolare, in quest’ultimo paese i manifestanti hanno ricordato come la privatizzazione lì realizzata nel 1995 abbia significato il “peggioramento della rete ferroviaria e la successiva necessità di investimenti semplicemente per rimediare all’abbandono di 18 anni di proprietà privata”.

Malgrado il management della Korail si sia affrettato a dichiarare che lo sciopero non avrà ripercussioni sulla mobilità delle persone (anche perché lo stesso sindacato ha garantito la permanenza al lavoro di 8500 lavoratori per garantire i servizi minimi), ha dovuto ammettere che il trasporto merci sarà ridotto del 36% rispetto al volume ordinario. E questo nonostante il fatto che la società abbia reso nota l’intenzione di fare ricorso a circa 6000 lavoratori per sostituire gli scioperanti. Tra questi sarebbero inclusi – secondo alcune fonti (Korean Times) – anche militari (anche a Genova qualcuno aveva invocato l’intervento dell’esercito per sostituire gli scioperanti) e lavoratori di aziende in subappalto.

Repressione

La repressione della lotta non si è però fermata alla "semplice" sostituzione del personale in sciopero. L’azienda ha immediatamente denunciato 194 lavoratori sindacalizzati con l’accusa di“impeding business”, vale a dire di rendere impossibile fare profitti, chiedendo alla polizia di avviare indagini per individuare i responsabili di quello che ritengono uno sciopero “illegale”.

Conseguentemente, la Korail ha poi proceduto al licenziamento di addirittura 5941 lavoratori (circa 4000 lunedì e circa 1500 martedì), vale a dire praticamente tutti coloro che hanno "osato" scioperare. La conferma che, da una parta all'altra del mondo, è lo stesso diritto allo sciopero ad essere sotto attacco.

Fonti
The Korea Herald (8 dicembre9 dicembre10 dicembre)
Korea Jongang Daily
The Korea Times
Arirang News (10 dicembre (1); 10 dicembre (2); 11 dicembre

Questo articolo è stato pubblicato qui

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