Continuano le disavventure giudiziarie di Comunione e liberazione
Oltre un milione di euro. A tanto ammonta il valore dei beni sequestrati nell’ambito di un’indagine sulla Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, aperta dalla Procura della Repubblica di Rimini. L’accusa è di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”. Nel frattempo, l’ex presidente del Banco Alimentare è stato addirittura spretato. Non bastavano i guai giudiziari legati al sistema-Formigoni: pare proprio che, per comprendere il futuro di Comunione e liberazione, ci sia bisogno di consultare quotidianamente le cronache giudiziarie.
La ricerca illecita di sussidi pubblici. Cielle è l’autentico bastione della sussidiarietà malata e in salsa cattolicista. Perché non si limita a predicarne i benefici, ma fa anche eleggere i politici che la traducono in pratica. Per poi passare all’incasso, a vantaggio delle mille realtà del movimento. Spesso deve intervenire la magistratura. Questa volta, però, lo scandalo è grosso, quasi quanto quello che ha coinvolto il suo lider maximo, l’ormai iperattivo Roberto Formigoni.
Il meeting di Cielle è infatti da sempre la vetrina assoluta del movimento. E dei tanti suoi fiancheggiatori. Il suo palcoscenico è un richiamo irresistibile per i politici italiani. Dal meeting sono passati Napolitano, Berlusconi, Monti, Bersani: il gotha della politica italiano, venuto a rendere tributo al movimento ecclesiale più potente del paese. Senza che sollevassero alcuna critica nei confronti dei suoi più disinvolti metodi. Così come sono passati al meeting tanti e ingenti finanziamenti delle amministrazioni pubbliche e delle società statali.
Ipotesi di reato,truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche
Dopo gli scandali intorno alla sanità in Lombardia, che coinvolgono ciellini come Roberto Formigoni e Pierangelo Daccò, un’altra tegola cade sul movimento ecclesiale. La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per oltre un milione di euro nell’ambito di un’indagine sulla Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ovvero la grande kermesse di CL. Ipotesi di reato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche: ovvero per aver percepito in maniera fraudolenta sovvenzioni dallo Stato negli anni 2009 e 2010. La Fondazione si sarebbe servita dei rapporti stretti con realtà imprenditoriali legate a Comunione e liberazione e Compagnia delle Opere per “tarare il proprio bilancio al fine di conseguire delle perdite”. E avrebbe così ricevuto illecitamente, scrive il gip, fondi per 310mila euro da Regione Emilia Romagna, dall’Agenzia Marketing turistico della riviera romagnola e dalla Camera di Commercio.
Sotto indagini direttore generale, un amministratore e il responsabile amministrativo della fondazione. La Fondazione con una nota risponde che “l’ipotesi di reato è per noi infondata, così come è sproporzionata la misura del sequestro preventivo della somma”. Somma che, viene precisato, “rappresenta solo una minima parte del bilancio del Meeting”. Viene assicurato che “nella sua storia trentennale il Meeting ha sempre operato con la massima trasparenza e non è mai stato riscontrato alcun tipo di regolarità nella gestione”. I responsabili si dicono “certi di aver operato con la massima correttezza, confortati anche da documenti in nostro possesso e già da tempo messi a disposizione nel corso delle indagini”, e si dichiarano ”pronti a collaborare” per accertare i fatti. Un’altra nota smentisce poi che la Fondazione “avrebbe acquistato spazi pubblicitari sull’house organ di Compagnia delle opere ‘fatturati il doppio della tariffa massima prevista dal listino normalmente praticato’”.
Le ombre sul banco Alimentare
Da alcuni giorni si è diffusa anche la notizia che mons. Mauro Inzoli, presidente della fondazione per quindici anni e fino a sei mesi fa, sia stato spretato. L’ex sacerdote era soprannominato ‘don Mercedes’ ed era noto per il suo stile di vita lussuoso. Il provvedimento è di un altro ciellino, il vescovo di Crema (e notorio anti-ateo) Oscar Cantoni. Le ragioni non sono state chiarite, ma trapelano alcune indiscrezioni. Secondo il ben informato sito Vatican Insider, che dà conto del processo canonico, sarebbero da ricondurre a episodi di pedofilia. Repubblica parla di secondo grado di giudizio del procedimento canonico in vista per non meglio precisati “illeciti nella sfera personale”. Dal 2010, senza fornire pubblicamente spiegazioni, Inzoli avrebbe lasciato la guida della sua parrocchia. Il sito Cremona Democratica, che per primo aveva dato la notizia, parla persino di arresti domiciliari già finiti, ma per un’accusa di appropriazione indebita. Proprio in questi giorni esce un libro dell’ora ex prete dedicato a Gesù. Il titolo? Era uno di noi.
Tanti soldi ricevuti dallo Stato e dalle amministrazioni locali, ma pochissima trasparenza. Il Banco Alimentare è un’altra delle creature di don Giussani che è riuscita a diventare in poco tempo un’autentica potenza. Delle ombre sulla fondazione avevamo già scritto non più tardi di tre mesi fa: tanti soldi ricevuti dallo Stato e dalle amministrazioni locali, ma pochissima trasparenza sul loro utilizzo. E nessun bilancio pubblicato online. L’ennesimo caso, insomma, di sudditanza psicologica da parte dei politici italiani, il cui aprioristico pregiudizio favorevole nei confronti dei movimenti cattolici ha generato scelte contrarie agli interessi della popolazione.
Separare Stato e Cielle
La vicenda di mons. Inzoli non sembra ovviamente direttamente collegata al tema della sussidiarietà, ma è comunque l’ennesima spia di quanto i dirigenti del mondo ciellino abbiano spesso comportamenti reprensibili. Il regime instaurato in Lombardia ne è la prova: corruzione e clericalismo a braccetto, senza alcun pudore. Tanto da essere esibito facendo sfoggio di arroganza.
Lo stesso numero uno del movimento, don Julian Carron, ha dovuto ammettere su Repubblica che, “se Comunione e Liberazione è continuamente identificato con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato”. E tuttavia, Carron si guardava bene dal fare un solo nome. Un altro potentissimo ciellino, il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, non è stato capace di vedere in alcun modo il marcio del sistema formigoniano, e tuttavia non esita a impartire lezioni sulla necessità che lo Stato ossequi la religione.
Le vicende giudiziarie di Cielle, in sé, non ci dovrebbero granché interessare: sembrano solo il remake di quanto già accaduto a un altro dei movimenti tanto coccolati dagli ultimi due pontefici, quello dei Legionari di Cristo. Ma il rampante Maurizio Lupi già si atteggia a prossimo leader, con l’interessamento di Berlusconi deciso a tornare in politica con una sterzata che promette di essere ancor più clericale. Nel contempo, Cielle sta cercando di riposizionarsi anche con Monti. Sembrano proprio voler fare finta di niente, per voler continuare imperterriti a infestare le amministrazioni pubbliche anche nei prossimi decenni.
L’importanza della laicità e delle pesanti ricadute politiche di una sua mancata difesa. Sarebbe invece tempo di dire basta. La parola spetta tuttavia agli elettori, che spesso non hanno però chiara l’importanza della laicità e delle pesanti ricadute politiche di una sua mancata difesa su altri fronti apparentemente estranei. I leader di Comunione e liberazione potranno per contro affidarsi ancora a lungo sulle truppe cammellate dei loro fedelissimi, eternamente riconoscenti e obbedienti nei loro confronti.
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