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Ex prefetto Livorno condannato per uso improrio di "auto blu"

L’auto blu, con l’autista, veniva utilizzata dalla moglie per essere accompagnata alle Terme di Montecatini: per questo l’ex prefetto di Livorno, Vincenzo Gallitto, è stato condannato dalla Cassazione a 4 mesi di reclusione per abuso d’ufficio. Senza successo Gallitto ha sostenuto di non saper nulla (!?) del fatto che la moglie utilizzava la sua auto blu e il personale di servizio. Ma la Cassazione non ha dato ascolto a questa "tesi" rilevando che l’ex prefetto per il ruolo che rivestiva era al corrente dei «movimenti delle autovetture disponibili» ed inoltre ci sono «attestazioni di espliciti ordini, da lui dati, di accompagnare la consorte con l’autovettura di servizio». Così i viaggi della signora, da Livorno alle Terme di Montecatini, avvenuti tra il gennaio 2002 e il settembre 2003, hanno portato alla condanna penale dell’ex prefetto (sentenza 25537).

Per la Cassazione l’utilizzo delle auto d’ordinanza da parte delle consorti per ragioni private costituisce un danno oggettivo sia per «il non irrilevante valore economico del consumo di carburante», sia per il «costo di mercato dell’utilizzo del mezzo che per le ore di impegno del personale». Inoltre, piazza Cavour rimarca che il divieto della macchina di ordinanza deve estendersi anche a chi riveste incarichi in comune e ne fa uso privato ancorchè sporadico. E sempre in tema di auto blu un’altra sentenza della VI Sezione penale (numero 25541) ha reso definitiva la condanna a 9 mesi di reclusione per peculato d’uso nei confronti di Simeone Cenname, consigliere comunale del Comune campano di Camigliano per avere fatto momentaneamente uso personale dell’auto del Comune.



Inutile la sua difesa volta ad attenuare la condanna sulla base del fatto che aveva utilizzato l’auto blu in un giorno prefestivo e in via del tutto episodica ed occasionale. Piazza Cavour ha dichiarato inammissibile il ricorso del consigliere comunale e ha evidenziato che «integra la contestata ipotesi di peculato d’uso», l’utilizzo dell’auto d’ordinanza dal momento che il consigliere ha «esercitato, ancorché in termini temporalmente contenuti e isolati, una vera e propria azione “uti dominus” sulla disponibilità della vettura del comune di cui era consigliere, esulando da tanto sia la necessità di ragioni di servizio sia di improvvise e imprescindibili ragioni di assoluta urgenza personale non altrimenti fronteggiabile nell’immediato».

Ma una rondine non fa primavera e... due auto blu sottratte all’uso-abuso dei burocrati non risolvono un problema atavico: l’Italia va a piedi, "loro" in carrozza. Naturalmente a sbafo!

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