Compensi risibili per l’Esame di Stato. Apologia dell’insegnante
Partecipare all’Esame di Stato non è affatto una pacchia.
Sull’argomento occorre ripristinare un minimo di verità.
Quando ai colleghi di ruolo capita di scamparsela non ci si mette certo a piangere.
Occorre interrogarsi sull’urgenza di tornare alle Commissioni esterne.Ma ci vuole coraggio mentre a volte si preferisce cavalcare la demagogia.
tensioni non sono stati pochissimi.
La collegialità è impegnativa già a livello di Consiglio di classe, anche se il tempo passato insieme e la scelta della sezione giusta (quando possibile) rendono quasi sempre la convivenza produttiva ed empatica, nonostante i confronti a volte duri.*
Figuriamoci una commissione d’esame composta da gente che non si conosce o
che comunque difficilmente ha mai avuto modo di lavorare insieme. Diversa
impostazione pedagogica, diversa visione delle cose.
Insomma la professione dell’insegnante non solo (NB), ma soprattutto, in sede
di esami vive eminentemente al massimo grado proprio quel genere di situazioni che in qualsiasi altro lavoro o attività vengono accuratamente evitate da tutti quali rognose rotture di scatole.
L’indennità quindi è più che giustificata, però è risibile.
Specie se paragonata a quanto lo Stato spendeva una volta per i membri realmente
esterni, tutti fuori provincia/regione.
Ci si dovrà tornare, alle commissioni tutte esterne, una volta passata la nottata dell’aziendalismo politico (con tutto il rispetto per entrambe le componenti di questo ibrido nefasto, ognuna delle quali sta egregiamente bene da sola al suo posto naturale), quando si tornerà a spendere per la Scuola.
* Sono in gioco sempre differenti orientamenti educativi e formativi. Insomma ogni anno per tutta la loro carriera gli insegnanti hanno a che vedere proprio con quel genere di problemi spinosi che i genitori ad un certo punto naturalmente superano con un sospiro di sollievo.
Che c’entra tutto questo con il lavoro di altri laureati di altro genere che svolgono altri lavori?
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