• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Come Carl Gustav Jung vedeva Hitler durante il nazismo

Come Carl Gustav Jung vedeva Hitler durante il nazismo

JPEG - 27.6 Kb
Carl Gustav Jung

Jung visse in primo piano l'epoca del Terzo Reich: nel '33 divenne presidente della 'Internationale allgemeine arztliche Gesellschaft fuer Psycotherapie' e fu in stretta collaborazione con gli psicologi tedeschi: in particolare con Mathias Goering, cugino di Hermann Goering, il 'numero due' del partito nazista, come dimostra lo studio di G. Cocks 'Psicotherapy in the third Reich'.

L'anno in cui Hitler si insediò al potere, Jung venne intervistato da un importante neurologo e psichiatra tedesco, che era anche suo allievo: il dottor Adolf Weizsaecker. Quest'ultimo introduce il colloquio, trasmesso da radio Berlino nel '33, con le seguenti parole:

"...siamo tutti stanchi di questo continuo sondare e distruggere di tipo intellettualistico e felici di trovare uno psicologo che si accosta alla psiche umana da un punto di vista completamente diverso da quello di ben altri noti sistemi psicologici e terapeutici, in particolare della psicoanalisi freudiana (...) Il punto fondamentale della psicologia junghiana è di non distruggere l'immediatezza della nostra vita psichica, l'elemento creativo che ha sempre svolto il ruolo cruciale nella storia dello spirito tedesco." (tratto da Jung parla... Ibid Pag. 98)

In seguito pone allo psichiatra svizzero la seguente domanda:

"Come giudicare, oggi che le forze collettive dell'intera nazione hanno assunto il ruolo di guida nel plasmare il nostro modo di vivere, come giudicare i tentativi della psicologia di svolgere un ruolo pratico che investa tutti gli aspetti della collettività ?" La risposta di Jung è la seguente: "Soprattutto oggi lo sviluppo e l'autorealizzazione dell'individuo sono necessari. Quando il singolo non conosce se stesso anche i movimenti collettivi mancano di chiarezza nelle loro mete. Soltanto l'autorealizzazione dell'individuo, che io considero il fine supremo della psicologia, può produrre in seno ad un movimento di massa portavoce e capi veramente responsabili. Come ha detto Hitler, di recente, un capo deve avere il coraggio di essere solo e di procedere per la sua strada. (...) Ciascun movimento, per una legge fisiologica ha sempre al suo vertice un capo. Egli è l'incarnazione della psiche della nazione. (...) Altrettanto naturale è che al di sotto del capo ci sia una èlite, che nei secoli passati era costituita dall'aristocrazia. L'aristocrazia per sua natura crede nella legge del sangue e nel valore assoluto della razza. (Ibid Pag. 103)."

In una intervista di cinque anni più tardi Jung sosterrà che:

"Hitler possiede l'arcana facoltà di percepire l'inconscio collettivo della Germania..." Ovvero spiega Jung "...l'inconscio collettivo è un dato di realtà delle vicende umane: occorrerebbero volumi interi per spiegarne le ramificazioni. Noi tutti ne siamo parte: da un lato, l'inconscio collettivo rappresenta la saggezza umana accumulatasi nei millenni, che noi tutti inconsciamente ereditiamo, sotto altri aspetti comprende le emozioni umane fondamentali, che tutti abbiamo in comune.(Op. Cit. Pag. 188-189)"

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità