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 Home page > Tribuna Libera > Colpire tutti per favorire pochi: la “Grande” Riforma del Fisco

Colpire tutti per favorire pochi: la “Grande” Riforma del Fisco

Dopo la doppia scoppola subita alle elezioni amministrative ed al referendum abrogativo, il governo Berlusconi nella persona del ministro Tremonti ha deciso di annunciare la “grande” riforma del fisco, richiesta da Confindustria e sindacati e cavallo di battaglia del Cavaliere fin dalla sua “discesa in campo” nel 1994.

Fin qui le premesse sembrerebbero ottime, ma solo perché ancora la manovra non la si è analizzata: cosa comporta, in sostanza, il piano di Tremonti? L'obiettivo è quello di abbassare di tre punti percentuali (dal 23% al 20%) l'IRPEF, cioè in sostanza la tassazione sui redditi, compensandola con l'innalzamento di un punto percentuale (dal 20% al 21%) dell'IVA, cioè l'imposta sul valore aggiunto che colpisce lo scambio di beni e servizi.

Se è positiva l'idea di abbassare l'IRPEF, anzi direi quasi fondamentale, lo stesso non si può dire della scelta di alzare l'IVA, che colpendo i beni di consumo anche di prima necessità diminuisce il potere d'acquisto della famiglie, e soprattutto di quelle più disagiate. Avete capito bene, in parole povere quel poco di più che ti entra in tasca al ritiro dello stipendio finisce nelle casse del supermercato quanto vai a fare la spesa!
 
In pratica siamo di fronte alla classica situazione in stile Tomasi di Lampedusa: si sceglie di cambiare tutto affinché nulla cambi, e alla fine il giro di vite, quando serve diminuire le tasse ad una categoria, colpisce sempre gli stessi.
 
La più grande obiezione alla mia critica potrebbe essere quella dell'inesistenza di altre possibilità di azione, considerando che la manovra non può essere compiuta in deficit, ma la realtà è assolutamente un'altra. Se l'obiettivo di fondo dev'essere quello di diminuire le tasse sul lavoro trovando altre fonti di sostentamento per le casse statali, non si può non notare come in Italia abbiamo una tassazione sulle rendite finanziarie posta al 12,5%, decisamente più bassa del 27% francese e del 31,25% tedesco, che se alzata colpirebbe essenzialmente i grandi giocatori in borsa. Giocatori in borsa che verrebbero colpiti anche dalla nuova affascinante proposta sollevata dal movimento ¡Democracia Real YA!, e cioè l'introduzione della Tobin Tax, che colpisce le transazioni sui mercati valutari; è stato calcolato che ponendo in tutto il mondo l'aliquota allo 0,1% si otterrebbero 166 miliardi di dollari, quindi una valida scelta sarebbe quella di porla per la sola Italia all'1%.
 
Oltre a queste imposte miranti più che altro a colpire la speculazione, un'altra possibilità sarebbe quella della tassa patrimoniale sui grandi patrimoni per attuare una vera redistribuzione della ricchezza, in un momento dove il paese soffre fortissime diseguaglianze sociali; l'ipotesi della patrimoniale è già stata scartata da Tremonti perché mirerebbe a colpire i risparmi degli italiani, e infatti è da considerare sciagurata la proposta arrivata al Ministro, dal momento che non limitava questa tassa ai patrimoni più cospicui. Va comunque segnalato che oggi gli stessi risparmi cui il tributarista finge di interessarsi vengono erosi dalla sempre maggiore difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese, a causa della stagnazione economica dovuta alla crisi ma anche e soprattutto all'assenza di riforme da parte del Ministero dell'Economia.
 
Tornando alle possibili riforme, rimangono due suggestioni che stanno prendendo sempre più piede nel dibattito recente, più che altro in rete, e cioè la legalizzazione delle droghe leggere e la regolarizzazione della prostituzione; è stato calcolato che alla Germania la tassazione delle droghe leggere frutterebbe 900 milioni di euro l'anno, una cifra che pur detraendo un 25%, che andrebbe eticamente investito in politiche di sensibilizzazione, costituirebbe un bel tesoretto. Con questo ho provato a dimostrare che, attuando una vera riforma “epocale”, affiancata possibilmente da una norma blocca debito inserita in Costituzione, forse si troverebbe addirittura il modo di abbassarla l'IVA, invece che usarla come strumento per reperire i fondi necessari all'abbassamento dell'IRAP, e magari si otterrebbero anche i fondi per tentare l'introduzione del reddito di cittadinanza, altra nuova suggestione proveniente dalla rete mai presa in considerazione dai nostri Governi.

Commenti all'articolo

  • Di Strangelove (---.---.---.206) 22 giugno 2011 15:34
    Strangelove

    Caro Enea,

    è uno dei più grossi speculatori che operano sulla piazza italiana a chiedere da tempo di alzare le tasse sui capital gain per i cittadini italiani: il De Benedetti. Più volte costui è stato multato dalla consob anche per insider trading a causa delle sue operazioni.

    I grossi speculatori (ti piace il termine? solletica la tua estetica di sinistra?) non pagano le tasse sui capital gain ai governi nazionali delle borse in cui operano. Le pagherebbero solo se fossero residenti in quei paesi. Ma in tutta legalità essi possono risiedere in paesi come la Svizzera dove queste tasse non esistono. O in tutta legalità possono operare attraverso società con sede nei paradisi fiscali. Paesi come le Bermuda, le isole Cayman sono sede di così tante società finanziarie e assicurative e di hedge funds che la popolazione societaria sopravanza di gran lunga la popolazione indigena.

    Tassare i capital gain come proponi, significa soltanto tassare i piccoli risparmiatori che investono in azioni. Sarebbero questi i ricchi speculatori?

    E a proposito della Germania: i risparmiatori che possiedono un titolo azionario da un certo numero di mesi sono esentati da qualsiasi tassa sui capital gain. L’aliquota fiscale tedesca per il risparmiatore tedesco è pari a 0. Cosa che non è in Italia dove essi pagano ben il 12,5%, anche se posseggono il titolo da molti anni.

    D’altra parte, caro Enea, non ti sovviene qualche dubbio quando senti che anche il direttorato di confindustria usa la stessa demagogia della Camusso, di Bonnanni e di Angeletti?

    Il problema della sinistra, carissimo amico, è sempre quello. La sinistra si sofferma sull’estetica ma tralascia la sostanza. Ma gratta, gratta e scopri D’alema, Bonanni e la Marcegaglia che pasteggiano a caviale e champagne a spese del semplice cittadino. Ma finchè c’è l’estetica il cittadino di sinistra è ottusamente contento.

    • Di Enea Melandri (---.---.---.26) 22 giugno 2011 16:49

      L’autore dell’articolo è un liberale (magari di matrice sociale perchè sostenitore di un welfare efficiente, ma decisamente non socialista e nemmeno radical chic o no global); ha avuto il tuo commento, ed ammette che sul capital gain potrà essersi sbagliato, ma la patrimoniale c’è anche in francia dove i socialisti non governano da 20 anni (anche se fu introdotta dal socialista mitterrand), la tobin tax è dell’economista libero scambista james tobin e la liberalizzazione delle droghe c’è solo in olanda (progressista dal punto di vista etico, ma non socialista, un po’ come lui) ed è stata caldeggiata dal liberista monetarista milton friedman.

  • Di pv21 (---.---.---.33) 22 giugno 2011 19:57

    Tabu fiscale >

    Di aumentare la tassazione immobiliare ora ce lo suggerisce anche l’Ocse. Per Berlusconi si tratterebbe di un “grande esproprio”.
    Tremonti, che ha mutuato dal governo Sarkozy la legge “antiscalate”, non vuol sentir parlare del modello francese di “patrimoniale” sulle grandi ricchezze.

    Consiste in un’imposta aggiuntiva ( 1%) per le famiglie con una ricchezza “accertata” di almeno 1 milione di euro. Si prescinde dal reddito Irpef e la franchigia lieviterebbe pro quota con l’incremento del patrimonio.
    Un esempio di possibile applicazione.
    Una famiglia con abitazione da 600mila euro, seconda casa da 250mila euro e titoli finanziari per 250mila euro pagherebbe al mese un’imposta di circa 80 euro. Imposta che salirebbe sui 2800 euro per un patrimonio da 5 milioni di euro.

    Ingiustificato parlare, come fa Tremonti, di imposta sui "risparmi" delle famiglie. 
    Detta “patrimoniale” riguarderebbe meno del 5% delle famiglie italiane e per l’erario sarebbe un extra gettito annuo di almeno una dozzina di miliardi di euro.
    Risorse sufficienti per dare ossigeno all’economia.

    A cominciare dalla rimozione di quella Tagliola Tributaria che corrode il potere d’acquisto di dipendenti e pensionati …

  • Di pv21 (---.---.---.251) 26 giugno 2011 19:32

    Masquerade >

    Enfatizzare il “rigore” di Tremonti può servire solo a smorzare gli “appetiti” della speculazione internazionale. Tremonti è Ministro di Economia e Finanze.

    Con la crisi la sua “creatività” ha partorito prima lo “scudo” fiscale, poi il condono delle case “fantasma” e poi le “ganasce” di Equitalia. Sue sono le sentenze del tipo “sono i numeri a dettare la politica” oppure “tenere i conti in ordine non è ragioneria”.
    Sua è stata la politica dei tagli “lineari”.

    Dal 2008 il nostro Debito pubblico è aumentato di quasi 290 miliardi mentre il tasso di crescita della nostra economia non arriva a metà della media europea. La Borsa sta regredendo ai minimi del 2009.
    Ancora nel 2010 l’evasione fiscale è salita dell’11%.
    Dopo i 24 mld di tagli decisi nel 2010 vedremo “aggiustamenti” da 3-5 mld e la Bce insiste per un’ulteriore “cura” da 40 mld.

    Tremonti chiede di “trovargli 80 miliardi” per fare la “vera” riforma fiscale.
    In gioco non c’è solo il riequilibrio del bilancio.
    Dove e come trovare le risorse è fare “equità sociale”.
    Dove e come tagliare è “dare il passo” all’economia.
    Non è più tempo per le ‘performances’ da teatrino di Pantomima e Rimpiattino

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