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Colombia, tra attentati e leggi contro i diritti umani il negoziato di pace è a rischio

Mezzo milione di persone lasciate al buio a causa di un attacco a un traliccio dell’alta tensione nel dipartimento di Caquetá. Attentati, sabotaggi e l’uccisione di un colonnello. Le Forze armate di rivoluzionarie di Colombia (Farc) prendono parte al negoziato di pace in corso all’Avana, la capitale di Cuba, ma nel frattempo rompono la tregua unilaterale proclamata lo scorso dicembre, cui il governo ha risposto con pesanti bombardamenti.

I colloqui tra Farc e governo hanno conosciuto altri momenti di crisi, nel corso degli ultimi due anni: inevitabili, quando i colloqui vanno avanti all’estero mentre nel paese si continua a combattere. E il fatto che siano andati avanti va a merito delle due parti. Ma stavolta, il pericolo che la pace sfumi è elevato.

Dall’altro lato un emendamento all’articolo 221 della Costituzione, approvato il 10 giugno, rischia di mettere la pietra tombale sulla ricerca della giustizia per le innumerevoli vittime di violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza colombiane in oltre 50 anni di conflitto.

La prima parte dell’articolo è rimasta invariata, ed è già questa una brutta notizia: “Le azioni commesse dai membri delle forze di sicurezza in servizio e nello svolgimento del loro dovere, saranno esaminate dai tribunali militari o dalle corti marziali”.

Per tutta la durata del conflitto, i tribunali militari hanno sistematicamente protetto le forze di sicurezza, non chiamandole mai a rispondere dei loro crimini.

La seconda parte, aggiunta alla prima, afferma che “i sistemi di giustizia militare, ordinaria o di polizia devono applicare il diritto internazionale umanitario quando svolgono indagini e procedimenti relativi ad azioni di membri delle forze di sicurezza durante un conflitto armato”.

Questo emendamento apparentemente oscuro ha una sua logica, purtroppo.

Anziché limitarsi ai casi di infrazione disciplinari o ai regolamenti interni, i tribunali militari colombiani saranno chiamati a pronunciarsi anche su eventuali violazioni delle leggi di guerra. Applicando dunque la stessa impunità garantita in passato alle forze armate.

Il rafforzamento del sistema di giustizia militare è evidente. Questo servirà solo a negare ulteriormente il diritto alla giustizia, alla verità e ai risarcimenti alle vittime di gravi violazioni dei diritti umani.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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