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Clericalismo e quarto potere nel panorama italiano: 200mila euro dalla Campania per la visita di Papa Francesco

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C’è notizia quando un uomo morde un cane, mai quando un cane morde un uomo. Questo incontestabile esempio viene sempre fatto per dire che parlare di un evento consueto è praticamente inutile, per catturare l’attenzione del lettore occorre qualcosa che sia fuori dall’ordinario. Si potrebbe dunque pensare che in presenza di eventi inconsueti tutti gli organi d’informazione pubblichino un articolo o un servizio, magari cercando di acquisire quanti più dettagli possibile in modo da essere davanti alla concorrenza. Questo però non è sempre vero, ci sono altre dinamiche da mettere in conto, c’è da considerare quanto sia opportuno parlarne. Pensiamo ai quotidiani che fanno riferimento a parti politiche, che spesso rinunciano a parlare di un’iniziativa pur straordinaria della parte avversa perché semplicemente non hanno appigli per contestarla.

Quando si tratta di religione le cose si semplificano: c’è una sola parte a cui fare riferimento ed è quindi difficilissimo ritrovare critiche verso il suo operato, se ne trovano solo esaltazioni. Perfino il principio del cane e dell’uomo salta, e infatti qualunque banalità venga fuori dalle Mura leonine viene prontamente ripresa e propagandata in ogni dove, al contrario le voci di dissenso vengono generalmente ignorate a prescindere dalla loro eccezionalità. La cosa paradossale è che poi il dissenso diventa sempre eccezionale non tanto perché nessuno esce mai fuori dal coro quanto perché nessuno ne parla mai quando questo si verifica, al contrario dell’uomo che morde il cane di cui tutti parlerebbero volentieri ma non accade mai. O quasi.

Un esempio di voce contraria a interessi clericali è quello di don Gennaro Matino, ex vicario dell’arcivescovo di Napoli cardinale Sepe, che ha recentemente criticato l’approvazione della proposta di legge attraverso cui la Regione Campania ha stanziato duecentomila euro per finanziare l’imminente visita del papa a Napoli. Al momento in cui scrivo della notizia si trova riscontro solo in qualche blog locale e sul Fatto Quotidiano, il resto della stampa tace. Eppure già il fatto che a contestare lo sperpero di denaro pubblico a scopi clericali sia proprio un prete dovrebbe essere notizia ghiotta, quantomeno in un contesto dove tutti possono liberamente esprimere le loro opinioni. E allora qual è il problema, perché questa notizia non interessa? Non sarà mica, come fa notare Nocchetti sempre sul Fatto Quotidiano, che contraddice clamorosamente il papa quando dice che vorrebbe una Chiesa povera, per i poveri?

Don Matino si è guardato bene dal puntare in qualche modo il dito verso la Chiesa, dicendosi perfino certo che il papa fosse all’oscuro di tutto, come uno Scajola qualsiasi. E del resto non c’erano certo i vescovi in aula ad approvare la legge. C’erano 44 consiglieri eletti, 43 dei quali hanno votato a favore e uno solo, il socialista Corrado Gabriele, ha votato contro e ha pure formulato un emendamento per dirottare lo stanziamento verso famiglie bisognose e borse di studio. Ovviamente respinto. Una maggioranza bulgara e imbarazzante che avvalora la tesi di Matino secondo cui sarebbe il bacino elettorale napoletano a fare la differenza, considerato che per la visita di sei mesi fa a Caserta la Regione non stanziò nulla. Sembra quasi la scoperta dell’acqua calda; è abbastanza ovvio che quando si parla di fondi che passano dalle istituzioni pubbliche a quelle ecclesiastiche il problema sia politico, ed è quindi altrettanto ovvio che gli interessi politici siano proporzionali alla quantità di voti che può essere spostata. Non dimentichiamo che le visite papali sono sempre motivo di dilapidazione di denaro a vario titolo, come accaduto ad esempio a Campobasso, a Cagliari, ad Arezzo e a Milano.

Il sacerdote ha definito “strani collateralismi” gli intrecci di interessi tra la Regione e la curia napoletana. Noi abbiamo sempre preferito chiamarli “clericalismi” addebitandoli sempre e solo alla parte istituzionale, a prescindere dal fatto che vi siano pressioni da parte cattolica. Don Matino si è perfino spinto ad affermare che “lo Stato rifonde già abbastanza la Chiesa italiana con l’Otto per mille” ma, al di là del fatto che non si capisce di cosa dovrebbe essere risarcita la Chiesa, è evidente che nemmeno questo basta per rendere interessante la notizia di un prete che tuona contro un finanziamento pubblico clericale. Interessantissimo invece che nell’ultimo Angelus domenicale il papa abbia detto che non c’è futuro senza pace. Infatti ne hanno scritto tutti.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

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