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Citizen Media a Roma il 23 giugno: ci sarai anche tu?

Giornalismo e media partecipativi: voci, strumenti, prospettive - questo il titolo dell’incontro pubblico previsto per domani martedì 23 giugno 2009 a Roma, presso la Sala Walter Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa (Corso Vittorio Emanuele II n. 349) organizzato da Citizenmedia.

AgoraVox Italia sarà presente con il project manager Francesco Piccinini.

Confermata inoltre, la presenza di Adriano Farano di Caffè babel, e di Stefano Ignone di Globalvoices, Diego Galli di Fainotizia, Antonio Rossano di Yurait , Paolo Esposito di Caffè news e Youreporter.
 


A che punto è l’evoluzione dei citizen media oggi in Italia? Il giornalismo partecipativo è una realtà dinamica ed evolutiva seppur in fieri, o piuttosto una benevola chimera? E come s’inquadra tale scenario nostrano nel contesto più ampio dell’informazione dal basso a livello globale?
 
Organizzato come una giornata di lavoro informale e dinamica, muovendo alle domande di cui sopra per scandagliare i possibili futuri condivisi, l’evento vedrà presentazioni brevi e concrete dei principali progetti di giornalismo partecipativo con ampio spazio al confronto attraverso domande e risposte e dibattito generale in conclusione. Ingresso libero e gratuito, con pre-registrazione online e/o in loco. (Maggiori dettagli qui)
 
Abbiamo chiesto a Bernardo Parrella, tra i promotori dell’incontro e da tempo impegnato sul fronte dei media partecipativi in senso ‘glocale’, qualche ulteriore informazione sull’incontro.
 
Perché proprio ora un incontro sui citizen media in Italia?
 
Vedendo l’Italia dall’altra parte dell’oceano e contemporaneamente lavorando su svariati progetti italiani ed internazionali (GlobalVoicesOnline, Communia, Federica, etc.) che richiedono un dialogo continuo con chi opera i fatto nel nostro Paese, è maturata l’importanza – per alcuni versi, l’urgenza - di provare a capire insieme cosa possa rappresentare il ciziten journalism oggi - in un panorama come quello nostrano, di recente declassato a Paese “partly free” da Freedom House, e in cui si sta ancora cercando di equiparare il blog a una testata giornalistica vincolata al diritto di replica e altre normative-capestro. Con questo incontro, organizzato con il sostegno della FNSI e del relativo progetto-sito Libertà di Stampa, Diritto all’Informazione, vogliamo far emergere e ribadire la professionalità e l’impegno di molti (soprattutto giovani) che non si rassegnano a restare senza voce e investono tempo ed energie per una informazione più libera e qualificata. In Italia come altrove nel mondo.
 
Internet e il web 2.0 stanno modificando il panorama dell’informazione verso una via di non-ritorno. È colpa loro se la gente non compra più i giornali?
 
Abbiamo visto più e più volte all’opera una certa industria giornalistica che da un lato sfrutta l’apertura della Rete e i contenuti degli utenti solo per rubare spazio e attenzione al fine di ricavarne vantaggi economici, chiedendo contemporaneamente agli stessi utenti di farsi carico di una crisi di vendite (non di contenuti) e di mancanza di idee (da parte loro, su come partecipare tali contenuti con gli ‘ex-lettori’). Non ci interessa raccontare quanto è bello il Web 2.0 – e se tale o meno. I modelli e le pratiche a cui vogliamo dare spazio qui sono altri, fuori e dentro l’Italia. Fatti di energie condivise, qualità informativa e ampia circolarità di idee. Errori inclusi, per carità. Ma con la consapevolezza che solo costruendo ponti ed eliminando barriere la società civile potrà cambiare e crescere. Inclusa un’informazione di tipo nuovo nelle sue forme più fruibili e orizzontali, ben al di là del supporto tecnico-mediatico con cui viene diffusa. Anche per questo idealmente questa giornata è dedicata a Franco Carlini e Fabio Metitieri, che pur con le personali differenze, condividevano un approccio critico a certe tendenze modaiole (online come offline) e comunque contrario a quell’autoreferenzialità che oggi affligge troppi soggetti della Rete italiana.
 
E dopo l’incontro?
 
Confidiamo che questo sia l’inizio di un percorso che permetta di mettere idee ed energie in comune per una sorta di piattaforma operativa condivisa tesa a incrementare visibilità, partecipazione, qualità dei media partecipativi anche in Italia. Perché se per Arianna Huffington in campo giornalistico ormai non è più possibile “saltare indietro nel tempo e far finta di niente” (anche in riferimento ai modelli economici), e anche necessario, come sostiene Henry Jenkins, trovare termini nuovi per attestare al meglio quello che in fondo è un processo transitorio come il citizen journalism - innestandosi su semantiche più ampie e azzeccate quali il buon vecchio termine di ‘giornalismo’. Purché ovviamente questo rimanga e cresca come un processo aperto, condiviso piuttosto che prodotto preconfezionato, unidirezionale.

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