Giornalismo e media partecipativi: voci, strumenti, prospettive - questo il titolo dell’incontro pubblico previsto per domani martedì 23 giugno 2009 a Roma, presso la Sala Walter Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa (Corso Vittorio Emanuele II n. 349) organizzato da Citizenmedia.
AgoraVox Italia sarà presente con il project manager Francesco Piccinini.
A che punto è l’evoluzione dei citizen media oggi in Italia? Il giornalismo partecipativo è una realtà dinamica ed evolutiva seppur in fieri, o piuttosto una benevola chimera? E come s’inquadra tale scenario nostrano nel contesto più ampio dell’informazione dal basso a livello globale?
Organizzato come una giornata di lavoro informale e dinamica, muovendo alle domande di cui sopra per scandagliare i possibili futuri condivisi, l’evento vedrà presentazioni brevi e concrete dei principali progetti di giornalismo partecipativo con ampio spazio al confronto attraverso domande e risposte e dibattito generale in conclusione. Ingresso libero e gratuito, con pre-registrazione online e/o in loco. (Maggiori dettagli qui)
Abbiamo chiesto a Bernardo Parrella, tra i promotori dell’incontro e da tempo impegnato sul fronte dei media partecipativi in senso ‘glocale’, qualche ulteriore informazione sull’incontro.
Perché proprio ora un incontro sui citizen media in Italia?
Vedendo l’Italia dall’altra parte dell’oceano e contemporaneamente lavorando su svariati progetti italiani ed internazionali (GlobalVoicesOnline, Communia, Federica, etc.) che richiedono un dialogo continuo con chi opera i fatto nel nostro Paese, è maturata l’importanza – per alcuni versi, l’urgenza - di provare a capire insieme cosa possa rappresentare il ciziten journalism oggi - in un panorama come quello nostrano, di recente declassato a Paese “partly free” da Freedom House, e in cui si sta ancora cercando di equiparare il blog a una testata giornalistica vincolata al diritto di replica e altre normative-capestro. Con questo incontro, organizzato con il sostegno della FNSI e del relativo progetto-sito Libertà di Stampa, Diritto all’Informazione, vogliamo far emergere e ribadire la professionalità e l’impegno di molti (soprattutto giovani) che non si rassegnano a restare senza voce e investono tempo ed energie per una informazione più libera e qualificata. In Italia come altrove nel mondo.
Internet e il web 2.0 stanno modificando il panorama dell’informazione verso una via di non-ritorno. È colpa loro se la gente non compra più i giornali?
Abbiamo visto più e più volte all’opera una certa industria giornalistica che da un lato sfrutta l’apertura della Rete e i contenuti degli utenti solo per rubare spazio e attenzione al fine di ricavarne vantaggi economici, chiedendo contemporaneamente agli stessi utenti di farsi carico di una crisi di vendite (non di contenuti) e di mancanza di idee (da parte loro, su come partecipare tali contenuti con gli ‘ex-lettori’). Non ci interessa raccontare quanto è bello il Web 2.0 – e se tale o meno. I modelli e le pratiche a cui vogliamo dare spazio qui sono altri, fuori e dentro l’Italia. Fatti di energie condivise, qualità informativa e ampia circolarità di idee. Errori inclusi, per carità. Ma con la consapevolezza che solo costruendo ponti ed eliminando barriere la società civile potrà cambiare e crescere. Inclusa un’informazione di tipo nuovo nelle sue forme più fruibili e orizzontali, ben al di là del supporto tecnico-mediatico con cui viene diffusa. Anche per questo idealmente questa giornata è dedicata a Franco Carlini e Fabio Metitieri, che pur con le personali differenze, condividevano un approccio critico a certe tendenze modaiole (online come offline) e comunque contrario a quell’autoreferenzialità che oggi affligge troppi soggetti della Rete italiana.
E dopo l’incontro?
Confidiamo che questo sia l’inizio di un percorso che permetta di mettere idee ed energie in comune per una sorta di piattaforma operativa condivisa tesa a incrementare visibilità, partecipazione, qualità dei media partecipativi anche in Italia. Perché se per Arianna Huffington in campo giornalistico ormai non è più possibile “saltare indietro nel tempo e far finta di niente” (anche in riferimento ai modelli economici), e anche necessario, come sostiene Henry Jenkins, trovare termini nuovi per attestare al meglio quello che in fondo è un processo transitorio come il citizen journalism - innestandosi su semantiche più ampie e azzeccate quali il buon vecchio termine di ‘giornalismo’. Purché ovviamente questo rimanga e cresca come un processo aperto, condiviso piuttosto che prodotto preconfezionato, unidirezionale.