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Cina, riconosciuto innocente ma fucilato 20 anni fa

Alcuni giorni fa l’Alta corte del popolo della Mongolia interna ha finalmente riconosciuto l’innocenza di Huugjilt, un ragazzo che nel 1996, all’età di 18 anni, era stato giudicato colpevole di stupro e omicidio. Peccato che la condanna fosse stata eseguita poco dopo la fine del processo, tramite plotone d’esecuzione.

Alla famiglia di Huugjilt è stato concesso un risarcimento di 30.000 yuan, poco più di 4000 euro. Di fronte alla tomba del loro figlio, i genitori hanno dato alle fiamme il verdetto originario di colpevolezza.

I 27 funzionari coinvolti nell’inchiesta che portò all’esecuzione di Huugjilt hanno ricevuto un’ammonizione e una nota di demerito.

Sotto inchiesta è andato invece Feng Zhiming, il vice commissario della polizia locale che nel 1996 ordinò che Huugjilt venisse torturato per ottenere la “confessione”.

Un caso simile è all’esame dell’Alta corte del popolo della provincia dello Shandong: si tratta del verdetto di colpevolezza emesso nel 1994 contro Nie Shubin per l’omicidio e lo stupro di una ragazza di 21 anni e messo a morte lo stesso anno.

Per due casi di “malagiustizia capitale” che vengono alla luce, chissà quanti rimangono nascosti. Anche se fosse l’unico, il motivo dell’errore giudiziario sarebbe sufficiente per chiedere ovunque l’abolizione della pena di morte.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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