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Cina: la sua ascesa economica, politica, e militare

Un processo che rischia di generare conseguenze su scala planetaria?

La Cina e le norme internazionali

In politica estera la Cina si è dimostrata progressivamente disposta ad adottare ed accettare una serie di norme internazionali, ad esempio per quanto concerne le pratiche commerciali o la non proliferazione nucleare. Questa accettazione delle norme internazionali non si applica tuttavia ai dossier relativi, ad esempio, ai diritti umani. In questo campo la Cina si mostra fieramente ostile, rivendicando l’originalità del sistema valoriale asiatico rispetto ai diritti dell’uomo che sono considerati come esogeni, artificiosi ed anche, paradigmatici dell’imperialismo occidentale.
 
Questa accettazione talvolta superficiale delle norme internazionali è anche dovuta a ragioni congiunturali. La Cina si percepisce ancora come troppo debole per opporsi alle regole internazionali, non disponendo di sufficiente forza per modificarle a proprio vantaggio.

Il progetto egemonico cinese
 
L'obiettivo cinese è quello di sviluppare un’egemonia regionale per poi poter rivendicare un ruolo da potenza in campo internazionale
Questa obiettivo poggia su due differenti basi: il potere economico e il potere militare. 
 
Il problema è che queste due basi sono tra loro piuttosto contraddittorie.
Per la Cina è difficile cioè affermare il proprio potere militare senza subire pesanti ripercussioni in campo economico. 
 
Incrementando la propria forza militare rischia di spaventare gli investitori ed arrestare dunque il flusso di investimenti da cui dipende la sua crescita. 
E’ emblematico di questo paradosso il fatto che, dopo avere annunciato l'aumento delle spese militari del 7,5 per cento nel 2010, per un totale di 78 miliardi di dollari, Li Zhaoxing, portavoce dell'Assemblea nazionale del popolo, si è subito affrettato a precisare che si tratta di spese nettamente inferiori a quelle statunitensi che nel 2010 hanno toccato quota 664 miliardi di dollari.
 
 
Le priorità diplomatiche della Cina 

Le priorità diplomatiche cinesi possono essere riassunte in 4 direttrici.
 
  • La riunificazione nazionale, vale a dire il ritorno di Taiwan alla madrepatria.
  • La questione delle frontiere. Tutte le controversie relative alle frontiere terrestri sono stati regolate nel corso degli ultimi 15 anni, ad eccezione di quelle con l'India. La Cina è attualmente impegnata a sviluppare una nuova politica di vicinato, che implica una rottura con il vecchio detto cinese "per avere buoni vicini occorre una buona recinzione ". La Cina, invece, è impegnata a marcare di più in più le proprie intenzioni di solidarietà e cooperazione. Questa seconda direttrice ha ripercussioni sul fronte interno, prefiggendosi di mantenere il controllo sulle province periferiche della Cina come il Tibet e lo Xinjiang.
  • Gli altri stati asiatici, che offrono un terreno fertile per la diplomazia. E’ il caso del Giappone e della Corea. Per quanto concerne la Corea, la Cina sostiene la sua divisione, e fa di tutto per garantire la permanenza del regime nord-coreano: lo scenario più negativo sarebbe il suo crollo e la riunificazione della penisola. La divisione della Corea permette alla Cina di essere un partner indispensabile, l'unico in grado di influenzare la Corea del Nord. La pressione che il governo di Pechino può esercitare sulla Corea del Nord gli consente di rafforzare l'immagine di potenza responsabile.
  • Il resto del mondo ed in particolare gli Stati Uniti rappresentano simultaneamente il principale partner cinese ed il primo motivo di preoccupazione. Dopo l’11 Settembre la Cina ha sviluppato la considerazione che gli Stati Uniti hanno avviato una strategia di conquista del mondo basato sulla loro assoluta superiorità militare. La risposta cinese è stata dunque piuttosto difficile, e si è sostanziata nell'offrire agli Stati Uniti una cooperazione costruttiva volta alla co-gestione cino-americana in Asia. Proposta alla quale gli Stati Uniti non hanno risposto positivamente, secondo Pechino perché gli Stati Uniti mettono scientemente in atto una politica di contenimento nei loro confronti, come attesterebbe l’accordo sul nucleare civile tra Stati Uniti e India. La politica cinese nei confronti degli Stati Uniti resta tuttavia volta alla pacificazione affinché non siano tentati di impegnarsi maggiormente nella zona aumentando la presenza militare rispetto alle basi di cui dispongono attualmente.
 
In conclusione, ciò che occorre ancora una volta sottolineare è che la Cina rappresenta già un attore centrale nello scenario diplomatico internazionale, capace di agire efficacemente in scenari differenti (Asia Centrale, Sud Est Asiatico, Europa...), e che, in parallelo, la sua crescità imporrà altrettanti problemi al mantenimento degli equilibri internazionali

Commenti all'articolo

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.42) 12 gennaio 2011 22:44
    Paolo Praolini

    L’ostilità della Cina ad attuare la regolamentazione dei diritti umani riconosciuta dall’Onu e dagli stati membri è la stessa degli Stati Uniti che nel 2011 ancora praticano la pena di morte!
    Non credete?

  • Di Mauro (---.---.---.57) 13 gennaio 2011 11:27
    Mauro

    Be’ direi che la Cina per quanto concerne i diritti umani è veramente in una situazione penosa, ti pongo degli esempi che credo possano dare un’idea:

    - la repressione delle minoranze non solo in Tibet, ma anche, ad esempio, nel Turkestan Cinese,
    - la politica del figlio unico
    -il divieto della libertà di movimento

    A questo si aggiunge il rigetto da parte della CIna dei diritti umani considerati come esogeni ai tradizionali valori asiatici, occidentali e dunque inapplicabili.

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