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Cina: i nuovi gusti gastronomici

Il mercato è il cuore di una qualsiasi comunità, un luogo di incontro, con i suoi colori e i visi allegri, le voci chiassose e l’esuberante agitare della mercanzia. Dove si possono indagare gli usi e i costumi culinari di una comunità. Un’esuberanza più o meno simile in Asia come in Africa, nell’America latina come in Europa, anche se in Italia, come anche in Francia o in Germania, i visi sono meno autoctoni, ma solitamente gioiosi.
 
I mercati possono trovare un loro spazio, con le loro bancarelle, in ogni angolo di città, ma il supermercato necessita di quattro pareti e di sostituire la luce del sole con quella del neon. Una svariata scelta dello stesso prodotto su interminabili file di scaffalature. Un contesto amato negli Stati Uniti, nelle metropoli per la praticità e senza sfoggiare la buona educazione. Supermercati protesi verso l’asettico e solitamente economico. I supermercati dell’odierno Occidente offrono di tutto e consegnano ovunque. Un modello esportato in Cina dalla francese Carrefour che fa bella mostra nelle grandi città cinesi, ma che non ha soppiantato il supermercato alquanto simile ad un laboratorio per la sperimentazione genetica, dove la vivisezione è pratica consolidata, un luogo dove trovare tutto.
 
Cina. Hangzhou. SuperMercato
 
I ravioli al vapore o involtini primavere sono solo alcune delle specialità in una Cina in cui si mangia di tutto, non solo maiale, pollo, pesce, anatra e tofu, con riso e spaghetti, ma, sotto una luce verdolina, una gran varietà di tartarughe, con e senza guscio, serpenti di mare accanto a pesci esotici e rane, anguilloni e coccodrillini, dalle jellyfishes, le nostre meduse, ai scarafaggi, tutti ancora vivi in un luogo spartano, dove i commessi esibiscono un sorriso di circostanza nel mostrare il cibo estremo che sopprime il romanticismo dei cavallucci marini.
Non lontano dalle vasche dove serpenti e tartarughe si contorcono e cercano un appiglio per scappare ecco, in versione essiccata, gli stessi “prodotti” ammassati in canestri meno asettici.
 
È probabile che alla base del rapporto leggermente sadico, visto da un’angolazione occidentale, con i componenti fondamentali della loro cucina, ci sia una contraddizione di fondo tra lo spirito e la materia, un conflitto irrisolto nel vivere seguendo gli insegnamenti filosofico-religiosi del confucianesimo, del buddismo e del taoismo, in cerca di un equilibrio tra yin e yang, oltre al fatalismo imperante nella loro cultura estremamente arcaica, conducendoli lontano dai fondamenti dei Diritti Umani.
 
Cina Hangzhou Barbecue
 
Nel panorama delle nazioni che provano ancora di riconoscersi nel termine comunista, in Cina hanno da sempre cercato di non rinunciare alle “leccornie” della gastronomia, facendo impallidire qualsiasi strabocchevole fornitura del superfluo, destinato ai nuovi ricchi e agli astuti affaristi stranieri che operano in comunione con questo governo del “popolo”.
 
La Cina scopre, mentre i supermercati dell’Occidente iniziano a puntare sul "cibo local", la gastronomia d’oltre frontiera, importando prodotti status simbol anche per pranzi e cene.
 
Una cucina per tutti: dai banchetti di strada ai ristoranti esclusivi, passando per le locande e ai fast food, al tè i cinesi cominciano a preferire la birra e il vino, produzione locale e d’importazione. Tutti sintomi delle boom economico che caratterizzano la insaziabile fame della Cina nel fagocitare tutto quello che il mercato internazionale permette. Dalle terre agricole ai combustibili fossili, dal grano ai metalli.
 
Cina Canton Mac Donald stimolannte mangiare da davanti a pile di sacchi neri dell'immondizia
 
Una Cina ancora lontana dalle filosofie slow food e dal commercio solidale, mentalmente distante dal prevedere possibili crisi, ma propensa a cambiare le abitudini a tavola come nella quotidianità.
 
Nella giocosità dei mercati sfugge l’improbabilità di certe proposte gastronomiche per il gusto occidentale, ma in un supermercato di Hangzhou, con il suo neon e i banchi ben ordinati, risalta in tutta la sua drammaticità la soddisfazione culinaria dei cinesi della regione dello Zejigiang (Zhiguang).
Un viaggio gastronomico intrapreso anche da Paolo Longo con Il pasto del dragone, l’inchiesta mandata in onda lo scorso dicembre su Dossier (www.tg2.rai.it/).

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