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Cimitero delle Fontanelle, "a’ capuzzel" dei tre cuori

Siamo a Napoli, città cosmopolita per il turismo, città esoterica dai mille misteri, dove la filosofia di vita acquisita da tempi andati è rimasta nella tradizione delle credenze, vere o false che siano, dove esiste quel feeling con la vita che scorre e quel feeling con quella morte e l'aldilà.

Qui le anime dei morti sono l'entità a cui rivolgersi da cui avere consigli intercessioni ed altro.
Concetta era una ragazza di circa 30 anni, era diplomata maestra ma non era riuscita ad inserirsi nella scuola, era di umile famiglia, stava sempre a casa tranne per la spesa che faceva per lei e per i due anziani genitori pensionati che accudiva, era figlia unica e non aveva avuto mai nessuna storia d'amore anche se era una bella ragazza per via di quel suo carattere introverso e diffidente anche se era caratterialmente una ragazza molto dolce.
Abitava in quella Sanità cuore pulsante del centro storico della città, non aveva mai visto il vicinissimo cimitero delle fontanelle, noto per le migliaia di crani conservati ed in bella mostra la cui storia era ognuna diversa dall'altra .
 
Era usanza anticamente di adottare un cranio di un anima abbandonata detto appunto "capuzzella" affinché questa proteggesse l'adottante ovvero in cambio di protezione.
Ogni angolo corridoio di tale cimitero era ed è imperniato nella storia e leggenda della Napoli antica che si tramanda da generazioni. Quella storia che ha creato quei libri della magia di Napoli.
Concetta una mattina si reca ed entra da sola al cimitero delle Fontanelle, ne resta estasiata dalle luci soffuse e dalle migliaia di crani depositati in bella mostra e agli occhi dei tanti visitatori, ne guardò decine poi centinaia, i suoi occhi erano rapiti da quello spettacolo degno di essere visto da tutti, uno spettacolo della morte in bella mostra a chi è in vita. All'improvviso il suo sguardo cadde con insistenza su un cranio che non era neanche avanti nella fila ma piuttosto indietro, la sua attenzione per tale cranio fu destata da un luccichio di tale, una luce benché fioca rifletteva con insistenza sul quelle ossa e creava un piccolo punto luminoso come se fosse ad emanarlo lo stesso cranio del povero defunto che si ripete non si sa chi sia stato come del resto tutti gli altri, lo guardo' con attenzione ed il suo sguardo e la sua preghiera furono a tale cranio dedicati.
 
Concetta aveva ai lobi degli orecchini a cui teneva tanto, erano in argento, gli erano stati regalati dalla mamma tanti anni or sono per Natale, avevano un piccolo cuore pendente impulsivamente e senza pensarci ne tolse uno e lo apppoggiò su quel teschio che continuava a lucciccare. Adottò quindi quel teschio, quella anima pezzentella che rimaneva ignota.
Da quel momento spesso a casa pregava pensando al cranio adottato.
 
Questo andò avanti per mesi, finché una notte, infastidita da una luce che rifletteva sul vetro della sua cameretta, volle capire meglio da dove potesse provenire, uscì sul balcone e vide una fonte che non era vicina, ma non riusciva a capire da dove potesse venire e cosa potesse essere l'origine di quella luce.
 
Concetta tornò a dormire, la notte dopo la stessa cosa si verificò, quella luce che rifletteva sul vetro del balcone, nonostante la tenda chiusa, era ben visibile, la notte ancora dopo la stessa cosa.
Finché una notte Concetta decise di scendere da quel primo piano ed andare in strada seguendo un ipotetico itinererario che aveva ipotizzato dalla sua finestra della provenienza di quella fonte di luce.
 
Percorse quasi cento metri ed alla fine arrivo ad un palo di luce notturna che avevano sostituito, un palo della luce che da tantissimo non faceva più luce poiché obsoleto e con la lampada da sempre esaurita, quindi capì che tale luminosità era la fonte e si protraeva fin sui vetri della sua finestra creando quel gioco effetto.
Scoppiò a ridere, infatti ella pensava a ben altro, a qualcosa che potesse avere affinità con qualche credenza o con l'aldilà.
 
Ritornando verso casa scorse all'improvviso per terra, tra i suoi piedi, un biglietto dei monopoli di gioco, penso qualcuno lo avesse buttato dopo averlo grattato. Cosi non era il biglietto era intatto non grattato, lo raccolse e tornò a casa, la vincita si otteneva se uscivano tre combinazioni uguali sulla stessa colonna, Concetta grattò quel biglietto lentamente, finché non scorse sulla terza colonna un'orchidea a forma di cuore poi un altra ed una altra ancora.
 
Aveva vinto, con un biglietto trovato per strada, enorme fu il suo stupore, la sua icredulità e smarrimento quando si accorse che la vincita era di cento milioni di lire che per quei tempi e per le condizioni economche non agiate della sua famiglia erano una fortuna.
 
Una fortuna a ridosso del Natale alle porte che fu sicuramente diverso dai soliti trascorsi,
da allora concetta ogni lunedì sera in cui trovo il biglietto si recò a donare un orchidea a forma di cuore al quel cranio di quell' "anima pezzentella", in quel luogo magico ed esoterico del Cimitero delle Fontanelle.
Antonello Laiso
 
 

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