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Ciarapanì a Lamezia Terme: tutela ambientale fa rima con integrazione sociale

Ciarapanì, in lingua Rom, significa “tenda che protegge dalla bufera”, e indica il desiderio di sicurezza che i soci della Cooperativa, alcuni dei quali zingari, avvertono nella loro esistenza caratterizzata da difficoltà e da vulnerabilità sociali e culturali. Una sicurezza che la cooperativa offre attraverso opportunità di lavoro nel campo della gestione di servizi ambientali.

Chilogrammi Trentamilioni. A tanto ammonta la raccolta differenziata fatta dalla Cooperativa Ciarapanì dal giugno del 2001 ad oggi. Undici anni fa fu avviato il progetto sperimentale di raccolta domiciliare “Porta a Porta Differenzia”: la Calabria era stata da poco commissariata sul versante dei rifiuti e mentre in moltissimi comuni non era stata mai avviata la raccolta differenziata, a Lamezia si è cercato di guardare un po’ più avanti.

In una regione che gestiva i rifiuti tramite inceneritori, a Lamezia Terme la cooperativa sociale Ciarapanì si fece assegnare una piccola porzione della città per fare la raccolta differenziata porta a porta. Se oggi, dopo undici anni, il porta a porta è diventato un modello diffuso in tutta la Calabria, allora si può riconoscere a quel gruppo di rom e di altri soggetti svantaggiati che costituiscono la cooperativa Ciarapanì di essere stati lungimiranti.

Questa armata Brancaleone, come qualcuno definisce la coop Ciarapanì (forse per il fatto che non avendo mai avuto contributi pubblici a fondo perduto, effettuano la raccolta con mezzi abbastanza usurati) è riuscita a fare impresa e a restare sul mercato con contratti che prevedono la remunerazione solo in base ai quantitativi raccolti. Ogni mese si fissa un punto di pareggio oltre il quale si comincia a guadagnare qualcosa. Non sempre ci si riesce: ma anche questo è fare impresa.

Grazie al credito concesso da Banca Etica e dalla Banca di Credito del Lametino, la cooperativa sociale Ciarapanì è cresciuta nel tempo. Sono oltre 22 i lavoratori, soci e non, con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Una cooperativa che ha maturato saperi e know-how nel settore ambientale e dello sviluppo sostenibile. È una delle poche società in Italia ad avere la certificazione di qualità per la progettazione e gestione di servizi di raccolta “Porta a Porta”.

Antonello Rispoli

Lettera al Ministro Barca

Mi chiamo Massimo Berlingeri ma in tanti mi conoscono semplicemente come Ciaiò.
Mi chiamo Ciaiò, quindi, e sono un ROM nato e cresciuto per troppo tempo nell’accampamento di contrada Scordovillo. Un campo pieno zeppo di box e prefabbricati e separato dal resto del mondo da un muro alto tre metri. Un campo temporaneo che è lì da 30 anni.

Sono un ROM che, stasera, ha la possibilità di raccontare ad un Ministro della Repubblica la storia di Ciaiò e di come le cose, a volte, avvengono. E una storia che inizia con l’immagine di un gruppo di ragazzi e ragazze italiane dell’associazione La Strada, che per primi sono entrati nel campo di Scordovillo e che sarebbero, poi, tornati tutte le mattine a svegliare, sollecitare, convincere, noi bambini, per essere il più possibile presenti a scuola.

E la scuola è stata la mia prima chiave per uscire dal campo.
Nel 1997 all’interno di un corso organizzato dalla Comunità Progetto Sud, insieme ad altri ragazzi del campo, abbiamo cominciato a parlare di lavoro. Per chi nasce in un campo ROM la prospettiva di un lavoro è legata soprattutto alla raccolta del ferrovecchio o al lavoro nei mercati della frutta. In quel corso abbiamo, invece, capito che potevamo costruirci un altro lavoro. Che potevamo fare un lavoro di squadra. Che potevamo, perché no, fare un’impresa.

E così nacque la cooperativa sociale ciarapanì composta da ragazzi e ragazze rom e anche da italiani.
Il nome ciarapanì, nel linguaggio ROM, vuol dire una tenda che protegge.



Insieme alla costituzione della cooperativa abbiamo elaborato il piano d’impresa: volevamo occuparci di raccolta differenziata dei rifiuti con il metodo porta a porta, in una regione in cui si parlava solo di discariche per lo più abusive. Abbiamo presentato il piano al Comune e siamo riusciti a superare scetticismo e diffidenza. E poi abbiamo convinto anche Banca Etica a finanziarci l’avvio.

E così nel 2001 abbiamo ottenuto che in una parte della città di Lamezia Terme venisse avviata la raccolta porta a porta. Ma il nostro compito non si limitava solo a raccogliere le buste con la carta e con la plastica. Dovevamo educare i cittadini a differenziare nel miglior modo possibile i rifiuti. 

Un gruppo di lavoratori ROM con la divisa che spiegava agli italiani come fare bene la raccolta differenziata. Da non crederci. Ancora oggi ci occupiamo di raccolta differenziata a Lamezia Terme e giusto la settimana scorsa abbiamo raggiunto quota 30 milioni di chili di rifiuti raccolti in modo differenziato dall’inizio dell’attività. Ma non ci siamo fermati qui. Abbiamo aiutato altre cooperative della Calabria a promuovere nei comuni pratiche di raccolta differenziata dei rifiuti.

Abbiamo anche ottenuto la certificazione di qualità per la progettazione di servizi di raccolta porta a porta.
In questi anni di fare cooperazione non è mai venuta meno la voglia di inventarci il lavoro. E’ successo così anche con l’Azienda Sanitaria di Lamezia a cui abbiamo proposto la costruzione e la gestione di un parcheggio a pagamento. E siccome l’Azienda sanitaria non aveva fondi per costruirlo allora li abbiamo messi noi. Abbiamo presentato il piano d’impresa alle banche di cui siamo soci e le banche ci hanno dato ancora una volta fiducia.

E al parcheggio dell’ospedale lavorano rom e anche ragazzi che arrivano dai sud del mondo.
Il lavoro la mia seconda chiave per uscire dal campo. Il lavoro con la dignità che si porta dietro mi ha permesso di cominciare a pensare anche ad un progetto di vita che andasse fuori dagli schemi tradizionali.

Ho cominciato a pensare a metter su famiglia. A metter su famiglia non necessariamente con una ragazza ROM. E così è stato. Ho una famiglia, ora. Ho dei figli che frequentano scuole e frequentano palestre.
Ho dei figli che riesco a seguire grazie, anche, ad un piano degli orari lavorativi flessibile. Un piano che abbiamo fatto insieme, lavoratori e dirigenti, nell’ambito di un progetto “Tempi Solidali” che è stato anche premiato dal ministero pari opportunita'.

E grazie al lavoro ho trovato una casa al di fuori del recinto. Una casa in città. La Casa: la mia terza chiave per uscire per sempre dal campo.

Signor Ministro questa è la storia del ROM Ciaiò che, grazie al diritto a frequentare la scuola, al diritto ad avere un lavoro dignitoso e al diritto ad avere una casa, oggi si può riconoscere pienamente come cittadino italiano.

Signor Ministro La porti con sé questa lettera per mostrarla ai tanti Ciaiò che incontrerà nel suo andare verso Mezzogiorno.

 

Massimo Berlingeri “Ciaiò”

www.ciarapani.it

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