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Chissà cosa pensano

Chissà cosa pensano i familiari delle vittime di Camorra, ’Ndrangheta, Cosa Nostra. I familiari dei Poliziotti, dei Magistrati, dei Cittadini inermi che passavano di lì. Me lo sto chiedendo spesso, in questi giorni. Cosa pensano? ... Cosa dicono? ... Cosa provano nel sapere che nei luoghi sacri della democrazia, ai vertici di quello Stato che dovrebbe tutelarli e rappresentarli, siedono politici dall’insostenibile puzzo di Mafia?

Penso a loro, perché a noi in fondo non fa più nessun effetto. Un po’ come per il resto, questo crescendo criminale - istituzionale - ha inflazionato la gravità di certe dinamiche, ha distorto la nostra capacità di giudizio, concorso esterno in associazione mafiosa, collusioni mafiose, favoreggiamenti mafiosi, "aveva l’appoggio elettorale della mafia", "andava a cena con i boss mafiosi", vedete?, una sistemica, quotidiana "mafiosità" che ha reso tollerabile l’intollerabile. Nessun effetto dicevo. Se un Senatore Pdl viene condannato anche in secondo grado, e vengono provati i suoi legami con la mafia di Bontade, e Riina, e Provenzano. Se un Senatore Pdl entra in Parlamento solo e soltanto grazie all’appoggio della ’Ndrangheta. Se 8 Magistrati diversi chiedono gli arresti - concorso esterno in associazione camorristica - per un Sottosegretario di Stato, Pdl. Se un Presidente del Consiglio glorifica un Killer di Cosa Nostra con cui ha condiviso molti anni della propria vita, che il silenzio va premiato. Dell’Utri, Di Girolamo, Cosentino, Berlusconi, e altri ancora. In fondo, che effetto ci fa? Non associamo più certi volti a certe bombe, a certi proiettili, scie di sangue e morti e dolore che sembrano così lontane, ci dicono che non esiste il "reato di amicizia", che quel tipo di reato non è nemmeno previsto dal codice, che sono congiure, che loro non hanno fatto niente di male, che la verità verrà a galla.

Ma un caffè, il solo sospetto di un caffè, preso da un nostro rappresentante con un esponente di una qualsivoglia organizzazione criminale, dovrebbe farci impazzire, dovrebbe rappresentare lo spietato spartiacque di ogni carriera politica. E qui non siamo più al sospetto. Siamo ai rinvii a giudizio, alle richieste di carcerazione. Siamo alle sentenze. Di condanna. Motivate. Siamo alle prove. Siamo alle ammissioni. E allora non mi rimane altro che chiederlo ai familiari delle vittime di mafia - proprio oggi, che a Palermo s’innalzano le agende rosse - cosa si prova, cosa provate a guardare lassù, Palazzo Chigi, Palazzo Madama, e Montecitorio?, cosa provate a vederli seduti in quei banchi?, e quel sospetto che è molto di più, che in fondo a noi un po’ ci indigna, certo, ma poi finisce lì.

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