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Chiaiano, tra menzogne e volontà di resistere

All’ultima manifestazione tenutasi nel quartiere hanno partecipato oltre mille persone. Residenti, giovani dei centri sociali ed anche politici. Per ribadire nuovamente il NO all’apertura, ormai imminente, della discarica di Napoli a Chiaiano.

A Nord di Napoli si continua a manifestare contro l’apertura decisa da Bertolaso della discarica di Chiaiano, all’interno del grande agglomerato urbano partenopeo.

Il corteo del 15 dicembre doveva svolgersi in concomitanza con l’arrivo dei primi camion di rifiuti, ma il maltempo di questi giorni, che ha causato l’allagamento della cava ed uno smottamento delle fragili pareti tufacee, ha obbligato lo staff del sottosegretario a rinviare verso fine dicembre l’avvio del trasferimento dell’immondizia nel sito.

Sono ormai sei mesi che le comunità di Chiaiano e Marano, capitanate rispettivamente dal presidente della Commissione Ambiente del Comune di Napoli Carlo Migliaccio e dal sindaco Antonio Perrotta, si scontrano fortemente col governo nazionale sulla spinosa questione dei rifiuti. Da una parte lo staff di Bertolaso che affidava i carotaggi (evidentemente eseguiti male o in cattiva fede a causa del ritrovamento di diecimila tonnellate di amianto, disperse per giunta nell’aria durante i lavori) alla Tecnoin per conto dell’Arpac, l’Agenzia regionale incaricata del monitoraggio ambientale del territorio. Ma la Tecnoin risulta indagata nella gestione illecita della mostruosa discarica di Pianura e l’Arpac è in evidente conflitto d’interessi con la società Ibi che gestirà l’invaso a causa del geometra Vitale Diener, impiegato sia come statale nel settore agricoltura della Regione Campania sia come privato nella società Ibi Idrompianti spa, quest’ultima già responsabile del mantenimento del sito di Savignano Irpino.

Bertolaso ha inoltre assicurato che nella cava andranno a finire solo i rifuti urbani dell’area Nord di Napoli: strano perchè il decreto rifiuti autorizza lo stoccaggio nelle discariche campane di fanghi industriali e ceneri leggeri e pesanti contenenti sostanze pericolose. Ma d’altra parte la gran mole dei rifiuti prodotta dagli inceneritori e dai depuratori dell’area Domitiana malfunzionanti dovrà pur essere stoccata in qualche luogo. Ma la colpa non è della gente che manifesta, bensì degli enti locali e del governo che, invece di approntare un piano rifiuti basato soprattutto su raccolta differenziata, compostaggio, TMB e dunque riciclaggio, preferisce puntare su un sistema obsoleto e distruttivo che smaltirà la monnezza prodotta in Campania esclusivamente in discariche ed inceneritori (quindi su un periodo limitato e disastroso per l’ambiente e per la salute dei già martoriati cittadini campani), nonchè l’immondizia delle altre regioni, come dichiarato dallo stesso Berlusconi in un’intervista.



Ovviamente la realizzazione della discarica passa attraverso un piano di delegittimazione e isolamento della protesta cittadina. Basta leggersi quest’articolo del Mattino di Napoli: esso afferma che la discarica porterà effetti positivi sul suolo, sulle acque, sulla salute e sul sistema economico. Come faccia una discarica piena zeppa di rifiuti tossici e di amianto posta sulla principale falda acquifera di Napoli a portare benessere lo sanno solo la giornalista che ha scritto l’articolo e coloro che hanno eseguito l’analisi per conto dello staff di Bertolaso. E il Mattino è solo uno dei tanti giornali a favore del governo sulla questione.

Più di centocinquanta saranno inoltre le vetture dell’ASIA che attraverseranno le strade, bloccando il traffico quotidianamente.

Il comitato infine ha dichiarato che i manifestanti aspetteranno i camion e li bloccheranno pacificamente, impedendo lo smaltimento dell’immondizia nella cava.


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