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"Che tempo che fa", Renzi e i soldi sotto la banca​

Ennesima conferma della magica Renzinomics, ieri sera a Che tempo che fa. Il premier è riuscito a dire che “tra il 2012 ed il 2014 gli italiani hanno nascosto i soldi in banca” (qui, al minuto 19). Per paura, s’intende. Paradigmatico del rudimentale pensiero economico di Matteo Renzi, demiurgo di successo di un paese fondato su correlazioni spurie e pensiero magico.

Da dove cominciare? Intanto, “nascondere i soldi in banca” è immagine esilarante. Detta così, sembra quasi che la banca sia una sorta di materasso o di mattone, sotto il quale nascondere le banconote, magari perché si teme la conversione forzosa da euro a lira (in molti lo hanno fatto, nel 2011 e dintorni, utilizzando le cassette di sicurezza). Al premier sfugge che, se per “banca” intendiamo depositi e conti correnti, quei soldi vengono teoricamente utilizzati dalle banche per concedere credito: quindi non sono improduttivi, come invece credono lui e qualche intellettuale del suo partito. Rimarcheremmo l’avverbio “teoricamente”, la realtà è un filo più complessa, credit crunch incluso, ma quel che conta è che se i risparmiatori tengono soldi nei depositi e conti bancari, di tutto si tratta fuorché di “occultamento” di risparmio o di sottrazione del medesimo dal circuito economico.

Molto più rozzamente, Renzi ha reiterato il suo cavallo di battaglia, l’eccesso (a suo giudizio) di risparmio, caratteristico di fasi di alta incertezza, quando la componente precauzionale aumenta. Secondo Renzi, gli italiani erano terrorizzati dal futuro e di conseguenza non consumavano. Motivo per cui il nostro eroe ha deciso di tassarli a sangue, al 26% più la patrimoniale del 2 per mille, utilizzando il concetto de sinistra della lotta alla rendita finanziaria pura, ed è arrivato ad addentare anche il risparmio previdenziale, che come noto è una forma disgustosa di speculazione, quindi massimamente antisociale, e come tale da perseguire inesorabilmente col randello fiscale, come le slot machines. Lo abbiamo già segnalato: consumate o vi tasseremo. Con l’eccezione dei titoli di stato, s’intende, che come noto non sono ricchezza né un modo per “nascondere i soldi in banca”.

Guai a chi risparmia, quindi: salvo lamentarsi che gli italiani investono poco e male in una non meglio precisata “economia reale”. In pratica: dovete consumare ma anche investire. Le identità di bilancio non valgono più, nel magico mondo di Renzi. Ma queste sono sottigliezze da gufi e rosiconi. E di certo il compunto presentatore non ha i mezzi per capire di quali sciocchezze si stia parlando. Non li ha mai avuti, è profumatamente pagato per non averne, lui e la sua redazione.

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