Mi hanno molto colpito le parole dell’informatico americano Vinton Cerf, "chief internet evangelist" del colosso Google, che è considerato uno dei padri fondatori di Internet.
Cerf avrebbe dichiarato che entro l'estate del 2011 gli indirizzi web finiranno, in quanto oggi è disponibile solo il 5% di quelli rimasti sul'Ipv4, protocollo attuale del web.
"Quando nel 1981 – afferma Cerf – abbiamo creato il web, il numero di indirizzi possibili ci sembrava infinito. L’esplosione di collegamenti e interconnessioni è, però, sfuggita al controllo ed ora il rischio è che vi sia un segnale d’arresto alle nuove connessioni fino a quando non verrà sviluppato il nuovo protocollo Ivp6”. E ha aggiunto: "Si tratta di una questione seria perché sarebbe come cercare di chiamare qualcuno senza un numero di telefono”.
"Cercare di chiamare qualcuno senza un numero di telefono": mi ha molto colpito quest'espressione. Mi è sembrato mi passasse davanti quella scena che da piccolo mi faceva fottere dalla paura, di "E.T. - TELEFONO - CASA".
Sempre più spesso mi capita di riflettere su quanto internet non solo abbia cambiato, ma abbia proprio "rivoluzionato", nel vero senso della parola, la vita delle persone.
Oggi se ti serve un'auto, una bici, una macchina fotografica, un cellulare o una radio te li puoi cercare su Ebay o Subito.it .
Se ti serve un'amante, un'amica, una compagna o una conoscente vai su Badoo o Nirvam.
Se ti serve un lavoro, un impegno, un modo che ti occupi qualche ora, clicchi sui siti dell'Adecco, di Obiettivo Lavoro o di Lavorint.
Se poi quel lavoro è una merda, ti sfruttano o ti trattano come uno schiavo, vai su Wikilabour e scopri di avere una marea di diritti.
Se invece sai cos'è un lavoratore, ma non sai cos'è un diritto, ti rivolgi a Wikipedia.
Se poi vuoi sapere e basta, ti puoi rivolgere ai dizionari online, ti puoi rivolgere ai siti d'informazione mainstream, oppure ai migliaia di blog che trattano nelle maniere più disparate migliaia e migliaia di argomenti, da come cucinare un vitello in salsa tonnata, a come costruire un presepe ed a vivere in un monastero buddista.
E se invece ti servisse... te stesso?
Mi ha molto colpito il caso di questo studente universitario milanese riportata dal Corriere, un ragazzo affetto dalla "Internet Addiction Disorder", la sindrome da dipendenza di Internet, una malattia che gli americani stanno pensando di inserire nel Dsm V (Manuale diagnostico dei disturbi mentali).
Il ragazzo per i giapponesi era un "Hikikomori", e cioè un adolescente in volontaria reclusione.
Ecco, questo è il momento in cui poi mi è rimbombata nella mente la frase di Cerf: "Cercare di chiamare qualcuno senza il numero di telefono".
Perché è così che potrebbe capitarti di comprare un'auto su Subito.it e di non avere il tempo per guidarla, intento a conoscere su Badoo o Nirvam una compagna, un'amante o una conoscente da portarti appresso.
Potrebbe capitarti di avere un lavoro, un impegno o qualche ora da perdere, ma di essere troppo impegnato in Wikilabour.
Potrebbe succederti di sapere come cucinare un vitello in salsa tonnata o come costruire un presepe, ma di non avere il tempo per farlo, in quanto ti accorgi che Facebook ti ha ridotto allo stato brado di un essere linkante, senza tempo da perdere nell'agire ma solo nel divulgare.
Ecco potrebbe succederti tutto questo.
Ritrovarti nell'estate del 2011 come "E.T.-Telefono-Casa", quando gli indirizzi web finiranno, e finirà forse anche la tua voglia di linkare, donwloadare, spammare.
Come scoprire di aver vissuto 5 10 o 15 anni con l'aria condizionata in casa, quando poi sai che l'aria calda, afosa e appicicaticcia che sa di monnezza e diossina, o di gorgonzola e latte scaduto, in fondo è la realtà che ti aspetta, e non il tempo che passa.
Che ne sarà del tempo perduto.
Me lo chiedo ogni giorno, prima di aprire questa mia imbarazzante paginetta. Per fortuna che sono quasi le 16, ed il mio stomaco mi ha appena ricordato che ho fame.