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 Home page > Tribuna Libera > Che futuro hanno i social?

Che futuro hanno i social?

Facebook vivrà a lungo? Quale sarà del futuro dei social? E più in generale: come cambiano le abitudini dei lettori e dei fruitori di notizie?

Sulla tematica della comunicazione i rapporti Censis degli ultimi anni affermano che i social, in particolare Facebook, rappresentano ormai la seconda fonte di informazione dopo i telegiornali. Purtroppo, viene riportato anche un altro dato: più della metà degli utenti di internet ha creduto a fake news girate in rete.

Il Digital News Report di Reuters Institute offre un’altra efficace sintesi. L’edizione 2019 ha preso in esame un campione di oltre 75mila persone in 38 diversi Paesi, di cui 24 in Europa, e i principali punti emersi sono:

- il 2018 è stato l’anno del populismo, del nervosismo per l’instabilità politica ed economica, delle preoccupazioni per l’impatto della tecnologia sulle nostre abitudini.

- c’è stato un leggero incremento nel numero di persone disposte a sottoscrivere abbonamenti online di news.

- molte persone, soprattutto i più giovani, preferiscono spendere i loro soldi in abbonamenti di piattaforme di entertainment come Netflix o Spotify.

Per quanto riguarda i social:

- diminuisce il tempo trascorso su Facebook mentre cresce quello su WhatsApp e Instagram.

- cresce il numero di utenti che abbandonano definitivamente Facebook. Questo continua a funzionare soprattutto nei paesi meno democratici dove si creano gruppi chiusi in cui si può discutere di notizie e politica.

Su questi due ultimi punti è constatato che la popolazione più giovane, (14 - 24 anni), sta abbandonando Facebook per spostarsi su Instagram e WhatsApp. La tendenza è ovvia: prevale la voglia di condividere foto, informazioni, messaggi in maniera veloce e all’interno di singoli gruppi.

Per Facebook questo dato “negativo” è controbilanciato dagli over 55 che stanno incrementando il loro tempo sul social.

 

E mi riformulo la domanda: “Dureranno questi social?”

La nuova generazione dice di no e hanno ragione: noi adulti sfogliamo le pagine dei social come se fossero delle riviste alla ricerca di qualcosa di interessante o divertente, però dobbiamo sorbirci un’infinità di post o video noiosi, insignificanti, oppure già visti perché le informazioni diventano presto obsolete, ma nel marasma le ritroviamo. È un mondo controllato, osservato e facilmente manipolabile.

Osserviamo i giovani: cercano su YouTube e su Instagram video o immagini che gli possano interessare, ma vanno a colpo sicuro, sanno dove cercare e non perdono tempo. Per dialogare usano WhatsApp o Snapchat (più rapido); si fanno gruppi, si scambiano foto, organizzano serate, incontri; il tutto in maniera veloce e soprattutto la maggior parte se ne frega dei like sui social, li considera una perdita di tempo.

Su questo punto lo stesso Facebook è stato incolpato di incrementare la famosa “sindrome da like”.

Kaspersky in una ricerca fatta due anni fa affermava che solo il 31%, cioè un utente su tre, non si preoccupava del numero di "mi piace" ricevuto quando pubblicava un post; il 24% degli uomini e il 17% delle donne addirittura si arrabbiava se non avesse ricevuto l'attenzione, espressa in like, adeguata alle sue aspettative. Inoltre, ci sono altri dati più preoccupanti. Pur di avere più like le persone mettono in discussione e in pericolo la propria privacy: la propria abitazione (37%), la propria mail personale (31%), lo stato della propria relazione (30%), il posto di lavoro (18%) e così via. Gli intervistati, infine, affermavano che per colpa dei social avevano iniziato a comunicare sempre meno con i genitori (31%), i figli (33%), i partner (23%), gli amici (35%) e i colleghi (34%).

Come ha reagito Facebook? Da fine settembre nel suo social Instagram si può sempre porre il proprio like a un contenuto, ma non c’è più la possibilità di vederne il totale raccolto fino a quel momento; è un numero disponile sono all’utente account. Infatti, all’apertura di Instagram, molti utenti visualizzano il seguente messaggio su un banner:

Sarà la fine degli influencer? Non credo, però sicuramente saranno ridimensionati come figure trascinanti. Nel frattempo sembra che lo staff di Zuckerberg sia intenzionato e fare un passo indietro (rumors).

Altra mia considerazione: in un futuro, e molto breve, saremo iperconnessi in tutto: elettrodomestici, specchi, auto, vetri, muri di casa, negozi, spazi pubblici … e la conseguenza? La pressione della tecnologia ci porterà a recuperare un po’ di privacy e a riscoprire vecchie abitudini: la cena senza il cellulare, o quello che lo sostituirà, la lettura di un libro o l’ascolto di musica evitando la minima interferenza, incontri reali con amici reali. Forse ci renderemo conto che siamo stati un po’ stupidi nel trascorrere così tanto tempo sui social e probabilmente anche nell’essere state ignare vittime di fake news.

Facebook, Twitter…? Secondo me si spegneranno lentamente per dare spazio a informazioni in rete sempre più mirate alle nostre esigenze e a piattaforme non più nostalgiche, ma rivolte al presente e al futuro (a breve termine).

E l’aspetto social? Scopriremo nuove forme di aggregazioni meno virtuali e ritroveremo il piacere della vera amicizia.

Termino con :-)

foto da Infomedia.com

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