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Charlie? Oui, c’est moi!

libero

L’opinione pubblica mondiale è scossa dall’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo in Francia, nella stessa capitale Parigi, un luogo dove si pensa che maggiori siano le attività di intelligence e di controllo da parte della polizia francese.

Come possano, due estremisti vestiti interamente di nero e carichi di armi, arrivare fino al portone del giornale già più volte minacciato di rappresaglia senza colpo ferire rimane un mistero. Come anche la carta d’identità di uno dei due trovata dentro l’auto usata per la fuga pone qualche interrogativo perché è difficile pensare che un terrorista che si prepara a commettere una strage si porti dietro, e magari anche perda, la propria carta d’identità. Ma queste sono cose che riguardano le autorità.

Dopo il fatto alcuni si sono messi subito a gridare contro i diversi, gli immigrati, i musulmani. Per convinzione, forse, ma soprattutto per motivi elettorali, quelli che troppo hanno sempre condizionato la politica dei partiti nazionali. Contro gli altri insomma, ma “alle fatte fine” (come direbbe un vecchianese) quegli altri, in questo caso, purtroppo, siamo noi. Non gli altri, i diversi, gli stranieri ma proprio noi. Gli attentatori sono cittadini francesi, con passaporto francese, hanno studiato in scuole francesi, la loro lingua madre è il francese. Dobbiamo domandarci allora perché hanno sviluppato un odio così violento contro il loro stesso paese, tanto da far loro prendere un fucile e compiere una strage.

Sono fanatici, non c’è dubbio. Integralisti religiosi, senz’altro, perché hanno voluto colpire chi faceva della satira contro la loro religione, ma l’obbiettivo rimane la nostra civiltà, la nostra libertà di espressione, di opinione, di parola.

E nemmeno pazzi. Quando l’impiegato ha suonato, ignaro, alla porta della tipografia dove i due erano asserragliati gli ha aperto un terrorista vestito di nero, che l‘impiegato aveva inizialmente scambiato per un poliziotto. “Se ne vada, gli ha detto il terrorista”, poi gli ha dato la mano e ha aggiunto “noi non uccidiamo i cittadini comuni”.

Non quindi un colpo di testa, un fanatico via di testa come quello del supermercato, ma una vera e propria azione militare, con un obbiettivo preciso, con uno scopo preciso.

Ma, al di fuori di questo estremismo e fanatismo, siamo proprio sicuri che la nostra civiltà sia così tanto superiore a quella islamica? Non quella terroristica, condannabile sempre e dovunque, senza se e senza ma, ma quella musulmana moderata? E’ vero che molte cose non piacciono a noi occidentali, il ruolo della donna, le punizioni efferate, la mancanza di liberta religiosa e di pensiero ma siamo sicuri di essere così superiori? Ci diciamo liberi ma anche noi non siamo forse condizionati dal denaro? Oppressi alla finanza internazionale? Non siamo minati dalla corruzione? Circondati dalla illegalità? Popoli condizionati dagli interessi dei più forti sui più deboli?

Ogni civiltà è la logica conseguenza di uno sviluppo millenario diverso per ogni popolo e per ogni località geografica, ogni cultura che vi deriva presenta caratteristiche talmente diverse che possono con facilità diventare terreno di scontro anche violento. Specie se usiamo la diversità come arma ai nostri fini, se mettiamo in cantina la ragione e la comprensione.

La religione islamica rende 600 anni a quella cristiana e sta passando quel periodo storico che anche la religione cristiana ha avuto, quella delle crociate che per 300 anni hanno cercato di imporre con le armi la superiorità di un dio su un altro, della Inquisizione dove si mandava al rogo chiunque non si attenesse alle regole imposte dalla Chiesa e considerate irrinunciabili, pena appunto la morte o il rogo.

Ora quegli eretici sono considerati eroi immolati a difesa della libertà, Giordano Bruno, Giovanna d’Arco, ma al tempo erano solamente personaggi pericolosi perché andavano contro i dogmi religiosi e ponevano domande, critiche, una diversa visone del mondo e della religiosità.

Con un islamismo nella fase estremistica è difficile ragionare e anche trovare punti di contatto. Se gli immigrati, clandestini o meno, niente hanno fare con questa violenza e non rappresentano nessun tipo di pericolo è indubbio che i mussulmani regolari residenti nel nostro paese non sono realmente integrati. Lo vediamo nella richiesta non solo di luoghi di culto, una richiesta che appare plausibile, ma anche di togliere i crocifissi nelle scuole, di avere piscine separate per i loro figli , alimenti separati eccetera. Non è che mettano in dubbio la nostra civiltà o la nostra fede religiosa ma dimostrano come sia difficile una vera integrazione.

E nemmeno si può pensare di imporre con la forza degli eserciti il nostro tipo di democrazia e il nostro modo di vivere. Si devono combattere gli estremismi con tutti i mezzi ma il processo di pacificazione dei popoli e delle religioni è un percorso lento e faticoso.

Per una vera integrazione servirebbe fermezza e comprensione. Lottare senza tregua contro gli estremismi ma nello stesso tempo cercare di non esasperare gli animi con prese di posizione integraliste, condannando in massa e in modo indiscriminato un mondo molto diverso dal nostro. Un mondo che andrebbe invece aiutato a fare quel cammino di avvicinamento che anche gli ultimi Papi hanno cercato di percorrere. Le guerre di religione sono sempre sbagliate, da qualunque punto di vista le si voglia guardare.

Un’ultima considerazione. Questo drammatico episodio ha avuto un impatto enorme su tutta la popolazione, non solo francese. Migliaia di persone sono scese spontaneamente in piazza in tutta l’Europa e hanno fatto capire agli integralisti, ai fanatici del terrorismo, che potranno anche vincere qualche battaglia con attentati e imprese suicide, ma non potranno mai vincere la guerra. Con tutti i difetti, le ingiustizie e le magagne della nostra società occidentale i cittadini europei hanno dimostrato in massa che non vi rinunceranno mai. 

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.195) 18 gennaio 2015 15:13
    1. Je ne suis pas Charlie e je ne suis pas Musthafà.
    2. Chiarito questo credo che non ci si possa e non ci si debba nascondere dietro una penna o dietro la satira per offendere la religione ed il credo altrui.
    3. Chi ha fatto le ultime vignette rispondesse di tutti i disordini che stanno avvenendo, che si mettesse nei panni di chi quotidianamente convive con i musulmani che si sentono offesi! 
    4. Il buonsenso ed il rispetto vanno oltre ogni diritto!
    5. Valter Pardini
    • Di (---.---.---.198) 18 gennaio 2015 18:47

      Sono d’accordo con te. Completamente. Non si può che essere vicini alle famiglie delle vittime e condannare la strage ma bisogna capire che un popolo teocratico può sentirsi profondamente offeso e soprattutto fornire una giustificazione a chi usa queste offese per atti criminali. Che spesso hanno poco a che fare con la religione.

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