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Change e Chance

Change (cambiamento) e Chance (opportunità) sono due vocaboli, il primo anglosassone mentre il secondo è francese, che si completano, nell’odierno Mondo. È necessario seguire i cambiamenti e promuoverli, piuttosto che subirli, cogliendone le opportunità di migliorare la quotidianità degli individui, anziché quella di pochi privilegiati.
Alla metà di luglio si sono svolte tre giornate di Changes, dedicate al cambiamento, in quel di Acquapendente (Viterbo), con politici e intellettuali, dediti alla comunicazione o suoi fruitori, con un programma ricco di spunti e momenti di riflessione, attraverso 10 storie raccontate da altrettanti protagonisti e offerte alla condivisione.
 
Incontri tra partecipanti e “relatori”, ripercorrendo i cambiamenti con le irruenti primavere del Mondo arabo e quelle timidamente confuse dell’Europa sotto assedio speculativo, i mancati tentativi di incidere sui monolitici privilegi delle caste, mantenuti grazie alle amputazioni culturali effettuate con diversi interventi.
 
Un soffio di cambiamento, i politici, devono averlo percepito con i referendum, più che con le elezioni amministrative, tanto da indurre il Partito democratico a coniare un nuovo slogan: “Cambia il vento”.
 
Quello che non cambia è l’utilizzo indiscriminato delle parole per non dar seguito ai contenuti, il reiterato disinteresse della televisione pubblica verso il Mondo, il continuo “scontento dell’inverno” che fatica a trasformarsi in radiosa primavera, per passare in un guizzo ad un’arida estate, gli interminabili simposi in cenacoli massonici, ma soprattutto la litigiosità politica che offusca la visuale sulle eccellenze e le urgenze italiane.
 
Sarebbe utile cambiare il modo di porsi nei confronti della vita, superando la sterile lamentela, per decidere di “Cambiare le cose che posso modificare e accettare quelle che non possono cambiare” (Tommaso More o Karl Paul Reinhold Niebuhr), guardando al prossimo, riscontrando nel web delle possibilità di cambiamento come le rivelazioni del precario Spider Truman, che svergogna la Casta, su Facebook o con un blog, ma anche con il meno eclatante libro “Vivo altrove” di Claudia Cucchiarato, con l’omonimo sito, per raccontare e confrontare le esperienze di giovani che decidono di migrare.
 
I tre giorni proposti da Ivan Scalfarotto, in un luogo ricco di ossigeno per il cervello, sono anche, forse, serviti a riflettere sulle prospettive di cambiamento che un nuovo modo di fare politica, tra convergenze e differenze, potrà portare al nostro Paese, oltre ad evitare il rischio di non cogliere questo vento di cambiamento, mancando un'ulteriore opportunità, un’opportunità che ho mancato per evitare dei personaggi solitamente spocchiosi e il tifo da stadio per delle affermazioni ovvie.
 
Non basta disapprovare gli sprechi e i privilegi, ma è un primo atto di consapevolezza e per un passo verso il cambiamento è anche necessario un atto di fiducia e di ottimismo, magari scegliendo Todo cambia, una delle melodia di Mercedes Sosa, come augurio ad un Cambia el modo de pensar / cambia todo en este mundo, disperdendo i gruppetti intenti al partenopeo Facite Ammuina per non cambiare nulla.
 
Se ogni persona si rende responsabile di una breccola, di un non nulla, un sassolino, non si otterrà un cambiato del paesaggio, ma non saranno necessari degli eroi e si avranno dei risultati come a Napoli con gli Angeli della Mondezza, riuniti in CleaNap, per rendere la città vivibile, senza continuare ad aspettare che il Governo e le amministrazioni locali si accordino per delle soluzioni durature.

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