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Cerano e dintorni: fra ambientalisti, un contadino e un cavallo

Qualche giorno addietro, gli attivisti di Lega Ambiente hanno posto in atto un’azione dimostrativa, l’ennesima, avverso la centrale termoelettrica Enel di Cerano (Brindisi), la cui attività - a detta loro, ma, per la verità, anche secondo altri - nocerebbe sia all’habitat circostante in senso lato, sia, direttamente, alla stessa salute degli abitanti della zona.
 
Proprio mentre gli ambientalisti collocavano vistosi striscioni di protesta sulla linea sopraelevata di trasporto del carbone impiegato per alimentare gli impianti di produzione dell’energia, a chi scrive è capitato di scorgere, lì vicino, una scena di genere completamente diverso.
 
In un appezzamento agricolo situato ad un paio di chilometri dalla centrale, un contadino era intento a coltivare il terreno con un metodo da stagioni lontanissime, ormai del tutto desueto: avvalendosi di una lunga barra metallica tratteggiata da una serie di piccoli vomeri, egli andava tracciando, sullo strato di terreno, tanti solchi, verosimilmente destinati ad accogliere filari di carciofi e/o altri ortaggi.

 
Il particolare, se vogliamo lo speciale, è che, a trainare quell’attrezzo agricolo, c’era un cavallo, guidato, giustappunto dal contadino, con tradizionali redini di corda.
L’animale, malgrado i 30 e passa gradi di temperatura sciroccosa, procedeva tranquillo e ad andatura cadenzata, dando l’impressione, quasi, di avvertire dentro come del tutto naturale quella fatica, sicuramente non leggera.
 
Di fronte a siffatta sequenza agreste, ideale contro altare o contro canto delle azioni dei già citati manifestanti, come pure dei fatti cui comunemente si assiste oggi giorno, l’osservatore di passaggio è rimasto un po’ basito e a bocca aperta.
 
E però, si è posto una domanda: nell’umile, quindi vieppiù ammirevole, gravoso impegno del contadino e del cavallo, si possono identificare briciole di saggezza? Ne può derivare qualche messaggio o insegnamento per noi, cosiddetti uomini della comoda modernità?

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