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Cassazione: “Sì affido, ma non convertire i figli se già educati al cattolicesimo”

La recente sentenza 9546 della Cassazione riapre la questione spinosa degli affidi, ribadendo che vengono favoriti i genitori cattolici. Stavolta il caso riguarda l’affidamento di un minore, battezzato e cresciuto con una educazione cattolica, ad una madre che dopo la separazione è diventata testimone di Geova.

Secondo la corte, la donna può ottenere l’affido solo se non coinvolge il minore nelle sue scelte religiose. In sostanza, viene ribadito il diritto dei genitori di crescere i figli sulla base di principi confessionali, ma ciò non deve turbarne la serenità e le abitudini, specie nel caso vi siano dissidi sul tipo di educazione da dargli. In questo caso il bambino, indottrinato dalla madre, avrebbe vissuto con “angoscia” l’eventualità di “arrivare al Giudizio senza peccato per poter rinascere nel nuovo Regno e di pensare il padre escluso da questa possibilità di salvezza”.

Il tribunale ha respinto il ricorso della madre, cui dalla corte d’appello era stato affidato il figlio a patto però che non lo coinvolgesse nel suo credo. E obbligandola a darlo al padre, cattolico, per festività come Pasqua e Natale e per il compleanno, un evento che i testimoni di Geova non festeggiano.

Da un lato la Cassazione respinge giustamente forme di indottrinamento marcate sui bambini, poiché per un corretto sviluppo sostiene ad esempio che non si debba presentare la “figura divina in termini solo persecutori e punitivi” in quanto “fonte di ansia e angoscia anziché di rassicurazione”. Ma dall’altra è proprio la Corte a privilegiare l’educazione cattolica per i figli, sulla base di una giurisprudenza fin troppo orientata, ritenendola non integralista e a prescindere migliore di altre forme, magari laiche.

Un vero e proprio favor religionis accordato al cattolicesimo in nome della sua predominanza sociale. Che diventa, come già riscontrato per genitori atei e stando anche alle segnalazioni che ci arrivano, di fatto discriminazione. E così non si fa altro che creare, con un circolo vizioso sancito proprio dai tribunali, ulteriore discriminazione e favorire apertamente il condizionamento di stampo cattolico sui bambini.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.64) 17 giugno 2012 09:05

    E’ assurdo, ed è ancora più assurdo se si pensa che - lo leggo in altri articoli sullo stesso tema - il problema che ci si pone è che il bambino festeggi o meno il Natale ed altre feste "obbligate" (perchè tali sono) mentre i testimoni di Geova hanno a disposizione tutti i giorni dell’anno per festeggiare, secondo ovviamente le loro possibilità e i loro desideri. La religione viene dunque tenuta in conto e privilegiata solo in funzione di un albero addobbato o di un uovo con sorpresa!? Non dei principi che lascerà nel cuore del ragazzo?
     La seconda assurdità è rilevare che Dio venga presentato come un minaccioso punitore - il che non è vero, perchè il messaggio della Bibbia è di giudizio ma soprattutto di salvezza - quando ex cattolici come me hanno trascorso la vita pre-conversione nell’incubo di un inferno infuocato e di tormenti eterni e senza requie!
    Mi chiedo, infine, cosa direbbe la Cassazione in caso contrario, cioè se il genitore affidatario lasciasse la fede dei Testimoni e diventasse cattolico!

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