• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Caso Battisti. Così stiamo perdendo la nostra credibilità

Caso Battisti. Così stiamo perdendo la nostra credibilità

E così ora la credibilità del nostro Paese, laddove ce ne fosse ancora qualche dubbio, è proprio sprofondata nelle favelas brasiliane. C’è poco da fare, il caso Battisti, anche se addebitabile in un certo qual modo alla decisione “incauta” di una sola persona, il Presidente del Brasile, che peraltro ha aspettato l’ultimo giorno del suo mandato, getta sulla nostra diplomazia un velo di grigiore preoccupante. Giuste e sacrosante le dure prese di posizioni da parte delle istituzioni, Presidente della repubblica compreso, però nessuno ha pensato di capire il perché di questa figuraccia di fronte a tutto il mondo. Molti diranno che la figuraccia l’hanno fatta loro, o meglio lui, Lula. No purtroppo, la motivazione addotta al rifiuto dell’estradizione è un enorme macigno che pesa proprio sulla credibilità internazionale del nostro Paese.

La più alta carica dello stato brasiliano ha ritenuto che il detenuto Cesare Battisti, se restituito all’autorità giudiziaria italiana avrebbe corso dei pericoli personali, mettendo in dubbio la democratica organizzazione delle nostre istituzioni. Come se l’Italia fosse retta da una democrazia dei cocomeri e da una magistratura da stato dittatoriale. E’ questo che è maledettamente offensivo, denigrante e preoccupante per il futuro diplomatico dell’Italia. Quando un Presidente quale Lula, con tutti i difetti del caso, pubblicamente e dall’alto della sua carica istituzionale, mette in dubbio il sistema democratico italiano, i fatti sono due: o questo signore è andato fuori di testa, o qualcosa è andata storta nelle relazioni diplomatiche con il Brasile, fatti questi che ovviamente noi cittadini qualunque non sapremo mai. 

Nel contempo l’Unione Europea, come al solito disunita e priva di una propria spina dorsale, al momento non ha preso le distanze da una decisione assurda, e soprattutto mortificante per un suo paese membro, che nonostante i suoi difetti, non penso meriti un simile trattamento. Noi tutti sappiamo che in Italia i problemi sono tanti, che la giustiziai è la più lenta nel mondo e, ahimè, generalmente articolata in modo da favorire il più forte, ma che addirittura un condannato possa aver timore per la sua incolumità è un’offesa alla minimale dignità del popolo italiano e alle sue istituzioni. La solita Europa che viaggia in ordine sparso alla ricerca di una identità .

Sin qui le giuste rimostranze ed i risentimenti, che a caldo il più delle volte ci portano ad esprimere giudizi forti, e azzardati, ora però ritengo sia opportuno rivedere anche i nostri comportamenti interni, quelli che il resto del mondo osserva e sui quali poi fonda i suoi giudizi sulla qualità della vita e sulla sua credibilità politica.

Sono oramai decenni che alcuni politici denunciano una sorte di persecuzione giudiziaria da parte della magistratura. Una magistratura continuamente accusata di voler, attraverso l’ostinata persecuzione giudiziaria, disarcionare il governo in carica. Non poche sono state le volte che i magistrati sono stati definiti addirittura degli insani di mente. E cosa dire di quella parte politica, che peraltro siede comodamente in parlamento inneggiando alla “Libertà” da conquistare per la Padania. Oppure quando qualche eminente rappresentante del governo ritiene che il “Tricolore” altro non sia che un attrezzo da utilizzare in bagno? Voi pensate che tutti questi fatti passino inosservati agli osservatori politici stranieri? Perché nessun governo o capo di governo del mondo ha inteso condannare la decisione di Lula? Ci hanno lasciati soli come voler dire sbrogliatevela da soli, d'altronde ve la siete cercata.

Non ci avete pensato? Non avete riflettuto che il continuo sputarsi addosso della politica italiana sta generando disgusto nell’ambito delle diplomazie straniere? Ogni giorno si montano notizie scandalistiche e addirittura complotti ed attentati gettando irrimediabilmente discredito da una parte all’altra della politica italiana. Il rispetto, la credibilità la si guadagna con la capacità di saper essere competitivi nell’ambito economico, sociale culturale ma anche attraverso il rigore comportamentale, il rispetto delle regole, il confronto dialettico, tutti elementi che non possiamo dire che vengano applicati in Italia. La cronaca di questi ultimi anni è piena di fatti squallidi che della politica hanno solo i loro soggetti protagonisti, che hanno perduto i contatti con la realtà sociale e produttiva del paese.

Vogliamo pretendere che gli altri ci rispettino e poi siamo prima noi a non aver il minimo rispetto delle nostre stesse istituzioni? Forse è arrivato veramente il momento che se è vero che un minimo di dignità è ancora rimasto nella nostra classe politica, e di questo io ne sono certo, è bene che lo tirino fuori tutto e subito, prima che non sia solo il Lula della situazione a beffarsi non della politica italiana, bensì di tutto il popolo italiano. Questo la gente comune non lo sopporterebbe.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares