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Buonanno, luoghi comuni e bufale sui rom. Basta alla retorica dell’odio in TV

Non si placano le polemiche per le terribili frasi di odio contro i rom pronunciate dall’Europarlamentare Gianluca Buonanno nel corso della trasmissione televisiva Piazza Pulita. Ora la condanna arriva anche dal Consiglio d’Europa che chiede una seria riflessione sul sistema televisivo italiano incapace di un sano dibattito sulle questioni vere.

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Ci sono tanti modi di guardare un problema, si possono avere tante opinioni su come si è esso generato e sui modi per risolverlo. In democrazia se ne può discutere, anche in modo schietto, franco. Nei convegni, sui giornali, anche nei dibattiti televisivi. Purtroppo ciò, puntualmente, non accade quando si parla di Rom. Non c’è modo di avviare in questo Paese un dibattito sereno sull’integrazione della più grande minoranza europea. Niente da fare. Non ci sono idee, pensieri, ragionamenti. Ed il vuoto totale è decisamente bipartisan. Si rincorrono luoghi comuni, stereotipi e si inventano, di sana pianta, nuove bufale su conti milionari, case di lusso e rapimenti. Di rom non se ne può o non se ne vuole parlare, non senza cercare di voler dar voce al lato più oscuro, ancestrale, animalesco che alberga nelle persone comuni, colpite dalla crisi e insoddisfatte delle azioni del Governo, neanche fossimo al culmine di una battagliera campagna elettorale. Eccoci allora di nuovo, ogni sera, puntualmente, forse quasi stancamente, a dare la colpa ancora ai rom, anziani, adulti o bambini che siano, tv privata o pubblica che sia.

Da Quinta Colonna a Virus, passando per La Gabbia, nello splendido alternarsi di questi spazi di approfondimento televisivo, indipendentemente dall’argomento principe della serata, eccolo li, immancabile, arriva il servizio-inchiesta sui rom: un giornalista temerario entra in un campo e inquadra una Mercedes scassata suscitando lo sconcerto in studio. Un inviato realizza una grande inchiesta mettendo in luce come i rom abbiano dei fantastici container come asili nido nei quali i topi non riescono ad entrare, mentre nei nidi comunali dei romani ci entrano eccome. Forse perché sotto l’eternit, d’estate, si sfiorano i 50 gradi e i topi, questo, lo sanno. I giornalisti invece no. E Mafia Capitale? Che fine a fatto? Chi ne parla del più grande scandalo di corruzione perpetrato a danno dei più poveracci tra i poveracci? Ah, scusate, in questo caso le risposte sono già scritta tra le righe delle domande. 

Ma veniamo al caso scuola. Al buon Buonanno. All’Europarlamentare della Lega, campione di audience che proprio ieri è stato multato per una delle sue esternazioni dal Presidente del Parlamento Europeo. Invitato a parlare di rom da Corrado Formigli nella sua trasmissione, Piazza Pulita, il sindaco è riuscito a dire quello che nessuno a microfoni spenti si sarebbe neanche sognato di sussurrare in uno studio televisivo: “I rom sono la feccia della società”. Il tutto gridato e ribadito più volte in faccia all’attivista rom Djana Pavlovic, ospite inconsapevole della serata di confronto. Un incitamento all’odio amplificato, come un pugno nello stomaco, da un applauso del pubblico, divenuto anonima e pericolosa folla. Perfino Facebook, tradizionalmente restio ad ogni forma di censura, in analogia con quanto sta facendo con chi incita e sostiene il terrorismo, ha ritenuto opportuno oscurare per un giorno il profilo personale dell'eurodeputato come segno di totale diniego con le sue affermazioni.

Giovanni Maria Bellu, in qualità di Presidente dell’associazione Carta di Roma, che da anni si occupa di etica e deontologia per l’ordine nazionale dei giornalisti, ha giustamente sottolineato in un comunicato che “la vergognosa affermazione fatta dall’eurodeputato Gianluca Buonanno durante Piazzapulita è stata subito condannata da Corrado Formigli” evidenziando però come “quella dissociazione non chiude il problema se non dal punto di vista strettamente formale. C’è un aspetto sostanziale su cui invitiamo a riflettere – scrive sempre Bellu – “e cioè se non costituirebbe in qualche modo “connivenza” il fatto di ospitare nuovamente una persona che si esprime in questo modo. E se non ci sia un modo per evitare che – dietro lo schermo di un mandato politico – si faccia sulle reti televisive propaganda dell’odio razziale. Per esempio obbligando gli ospiti a sottoscrivere – con sanzione economica in caso di violazione – l’impegno a non utilizzare espressioni xenofobe e razziste”.

Sulla stessa linea, quella che ritiene necessaria una riflessione urgente e seria sulla conclamata incapacità riflessiva del nostro sistema di approfondimento televisivo, si colloca la condanna del Consiglio d’Europa che chiede a gran voce che si fermi la retorica dell’odio, ricordandoci che in Europa si sta facendo strada l’intolleranza verso chi viene considerato diverso, sia esso ebreo, rom o musulmano, senza trovare i giusti ostacoli che una sana democrazia dovrebbe porre lungo il cammino dei violenti.

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