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Brindisi: sei in tutto gli ordigni ritrovati nel terreno di proprietà del padre di Vantaggiato

Un vecchio uliveto al riparo da curiosità e dicerie Contrada Conigli a Nardò in provincia di Lecce. E’ il luogo dove il reo confesso attentatore Giovanni Vantaggiato avrebbe preparato quel sabato di morte: un uliveto di proprietà del padre. 

Luoghi che non immagini mai si possano leggere sulle pagine di cronaca o di attualità perché relegati solitamente a realtà che nessun tipo di società digitale o fisica contiene. Troppo spartana troppo uguale a se stessa e per questo preziosa per certi obiettivi. Vantaggiato avrebbe prima fatto delle prove con tre delle sei bombole trovate li come resti inermi. 
 
Una mossa molto falsa per essere l’attento killer che viene descritto da giorni sommando dichiarazioni e confessioni alle piste sparse che si evincono dagli eventi. I resti di bombole di GPL squarciati dalle esplosioni di prova, due bombole di gas e una sub già innescate con esplosivo all’interno e innesco elettrico, ed alcuni contenitori di polvere detonante. Altre tre bombole invece sono state trovate integre e già innescate del tutto identiche a quelle usate per l’attentato del 19 maggio mattina davanti alla scuola Morvillo-Falcone. 
 

A completare il kit di morte mancavano solo gli interruttori che il comando a distanza avrebbe poi attivato. Tanto “arsenale” sembra quasi voler significare che nei progetti dell'attentatore l'esplosione che il 19 maggio scorso ha investito le studentesse della scuola Morvillo Falcone di Brindisi, uccidendo Melissa Bassi e ferito altre cinque ragazze, doveva avere un effetto più devastante. Oppure l’intenzione di preparare qualche altra azione “dimostrativa”. 
 
Secondo le parole del difensore, Franco Orlando, Vantaggiato dei sei ordigni ne avrebbe preparati solo tre perché non entravano tutti nel bidone usato per trasportare l'ordigno micidiale e collocarlo all'ingresso della scuola dove lo ha fatto esplodere. Vantaggiato, che è in carcere dal 7 giugno con l’accusa di strage, avrebbe così riferito al suo difensore nel corso di un paio di ore di colloquio. 
 
Intanto l'uomo ieri ha ribadito: «Non volevo fare nessun altro attentato» ma solo un «gesto dimostrativo». Sempre parlando in carcere con il suo avvocato, Vantaggiato avrebbe anche escluso l'esistenza di bambole di pezza da usare come manichini per le prove di esplosione (ieri ne sono state trovate tre nell'uliveto) sostenendo che si tratta invece solo di stracci. 

Gli inquirenti davanti a loro hanno uno scenario tutt’altro che semplice in cui indagare ed è necessario ricordare qui che spesso quando manca il vero movente le indagini poi prendono strade senza uscita. Intanto in settimana il difensore dell'imprenditore presenterà ricorso contro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Ines Casciaro. Il ricorso dovrebbe riguardare l'aggravante della finalità terroristica contestata a Vantaggiato in relazione al reato di strage in concorso con altre persone. 
 
In virtù di questa aggravante, la competenza dell'inchiesta sull'attentato è stata spostata dalla procura di Brindisi a quella Distrettuale antimafia di Lecce. 
 
Se così non fosse, e dunque se il Tribunale del Riesame dovesse decidere che non sussistono o sono insufficienti gli elementi per contestare quel tipo di aggravante, l'inchiesta tornerebbe alla Procura di Brindisi. 
 
Sembra l’incastro infinito di geografie questo, incastro in cui le vittime purtroppo hanno trovato un loro posto.
 
Foto: Antonio Quarta e Giorgio D'Aria

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