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Brasile, favelas militarizzate a due mesi dai Mondiali di calcio

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A due mesi dall’inizio dei Mondiali di calcio del Brasile, vi sono segnali preoccupanti di un’ampia militarizzazione della vita quotidiana delle comunità più povere delle grandi città che ospiteranno le partite.

All’alba del 5 aprile le strade di Maré (un complesso di 16 comunità povere in cui vivono 132.000 abitanti, situato tra le principali vie d’accesso a Rio de Janeiro, vicino all’aeroporto internazionale e a otto chilometri dallo stadio Maracanà) sono state occupate da 2700 militari.

I soldati rimarranno a Maré fino al 31 luglio, due settimane dopo la fine dei mondiali, per poi essere sostituite da unità della Polizia pacificatrice (un nome suggestivo, ma 10 suoi agenti pochi mesi fa sono stati incriminati per la tortura e la morte di un residente di Rocinha, la più grande favela di Rio).

Gli abitanti di Maré vivono in povertà estrema, lontano dai servizi e in coabitazione forzata con bande criminali e milizie formate in gran parte da ex agenti di polizia.

Nonostante le promesse delle autorità che la presenza dell’esercito allontanerà dalle favelas di Maré i trafficanti di droga, gli abitanti sono preoccupati: troppo spesso, le loro comunità sono viste come un “territorio nemico” che lo stato intende riconquistare, in cui le responsabilità dei singoli autori di reati lasciano il passo a una criminalizzazione collettiva.

A Maré c’è anche chi ricorda l’esito dei precedenti interventi dei militari nelle favelas: quello del giugno 2007 nel complesso di Alemão causò la morte di 19 residenti, in alcuni casi – come rivelò un’inchiesta indipendente – vittime di esecuzioni sommarie ed extragiudiziali; nel giugno 2008, nel complesso di Morro da Providencia, i soldati consegnarono tre ragazzi a una banda criminale, che li fece fuori.

Amnesty International Brasile ha lanciato l’allarme sul rischio che l’occupazione militare di Maré possa essere il punto di partenza per altre operazioni del genere.

“Le forze armate non sono addestrate per attività di questo tipo e hanno poca esperienza nel dialogo e l’interazione con la società civile e le comunità. Il timore è che alla violenza delle bande criminali si sostituisca quella dell’esercito” – ha detto Atila Roque, direttore esecutivo di Amnesty International Brasile.

“Hanno un approccio aggressivo e violano i diritti umani. La nostra comunità vuole essere coinvolta e dire la sua su queste operazioni, che senza stabilire un clima di fiducia tra residenti e forze di sicurezza sono destinate al fallimento” – è l’opinione di Osmar Camelo, rappresentante dell’Associazione degli abitanti di Morro do Timbau, una delle comunità di Maré.

Insieme a due organizzazioni non governative locali, la Rete per lo sviluppo di Maré e Osservatorio delle Favelas, Amnesty International è presente a Maré dal 2012 con un progetto (come mostra la fotografia di Renata Neder) che mira a informare gli abitanti sui loro diritti e a impedire violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza, soprattutto durante i pattugliamenti in strada e nel corso delle perquisizioni. Finora è stato distribuito materiale educativo in 35.000 case.

 

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