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Braccialetti rossi: al via la quarta serie?

Amore, amicizia, speranza e voglia di lottare. È questo il leit-motiv che anima una delle serie più amate dal pubblico. Stiamo parlando di “Braccialetti rossi” che, sin dal suo debutto, avvenuto nel gennaio del 2014, ha sorpreso gli spettatori.

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Tratta dalla serie catalana Pulseres rojas e diretta da Giacomo Campiotti, la fiction si ispira alla storia vera dello scrittore spagnolo, Albert Espinoza che, affetto da cancro per anni, è riuscito a guarire, raccontando la sua esperienza in un libro.

Prodotta da Carlo Degli Esposti e Rai Fiction, la serie ripercorre le vicende di Leo, Cris, Davide, Bella e Toni che, grazie alle loro vicende, ambientate in un ospedale, hanno conquistato l’attenzione del pubblico.

«Non avrei mai pensato di poter lavorare per tre anni alla stessa serie. ma i Braccialetti sono una cosa molto speciale, i protagonisti sono diventati più grandi, più consapevoli e hanno altri strumenti per combattere le loro battaglie», afferma il regista Giacomo Campiotti che, insieme a Sandro Petraglia, Fidel Signorile e Leonardo Marini, ha firmato la sceneggiatura.

«Non è una serie come le altre, anche per noi ma è bellissimo vedere la reazione del pubblico. Braccialetti invita a non mollare mai, a credere nell’amicizia», affermano Aurora Ruffino (Cris) e Carmine Buschini (Leo).

Oltre a loro, la dottoressa Lisandri (Carlotta Natoli), il dottor Alfredi (Andrea Tidona), il dottor Carlo (Niccolò Senni) e l’infermiere Ulisse (Lele Vannoli), la banda dei ragazzi: Brando Pacitto (Vale), Mirko Trovato (Davide), Pio Luigi Piscicelli (Toni), Cloe Romagnoli (Flam), Denise Tantucci (Nina), Daniel Lorenz Alviar Tenorio (Chicco) e Lorenzo Guidi (Rocco).

«È una favola con sei ragazzi uniti nella stessa battaglia, guarire. Perché la vita è più forte di tutto: i genitori hanno paura delle parole, i ragazzi chiamano le cose col loro nome. I braccialetti che indossano sono il loro segno distintivo», spiega il regista.

«Prima di iniziare a girare la scorsa stagione ho scritto per due settimane un diario in cui raccontavo l’infanzia, di Cris, il rapporto con i genitori, la scuola. In pratica, ho inventato un passato per dare una motivazione al suo disagio. Poi ho parlato con medici, pazienti e mi sono documentata leggendo alcuni libri», afferma l’attrice, Aurora Ruffino.

«Non abbiamo mai usato trucchi per piangere. Bastava concentrarci e metterci nei panni del personaggio. Stavamo male davvero. Ma è stato terapeutico, almeno per me. Facevo un bel respiro profondo e lasciavo fluire l’emozione. Ma alla fine delle riprese delle nuove cinque puntate non avevo più lacrime», spiega l’attrice.

Si è instaurato un bel feeling con i protagonisti della serie. «Sì, siamo diventati amici, siamo un gruppo di pazzi e ci vogliamo davvero bene. E questa è la cosa che più mi lega a questa serie tv. Abbiamo creato un gruppo su WhatsApp. Così, anche se abitiamo in città diverse possiamo commentare le puntate e prenderci in giro a vicenda», conclude Aurora Ruffino.

È qui che le storie dei ragazzi affetti da gravi malattie vivono la degenza con la forza e l’energia di quell'età spensierata che purtroppo per loro è tutt'altro che leggera. Ma ci pensano l’amore e l’amicizia a rendere anche un momento difficile della vita un’occasione per vivere ogni istante fino in fondo.

 

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