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Botteghe storiche, un patrimonio da valorizzare anche in provincia

Le Botteghe storiche costituiscono un prezioso patrimonio per ogni paese o città, perché attive nel tessuto urbano da moltissimi anni o perché presentano particolari elementi di pregio architettonico, storico, artistico e culturale. Senza valutare il “capitale umano”. 

Cosa fare dunque per valorizzarle? Alcune amministrazioni dei capoluoghi (Verona e Vicenza per es.) hanno previsto un apposito regolamento per la tutela e la valorizzazione, a cui iscriversi se si è svolta l’attività per almeno 40 anni e se c’è presenza di elementi architettonici o di arredi di particolare pregio, con riconoscimento di una targa distintiva da esporre all’esterno del locale.

A Vicenza esistono botteghe e locali con 200-300 anni di storia, a volte anche più (la Farmacia al Redentor è nata come “Spetieria” nel 1400), ma anche la provincia può vantare negozi ultra centenari.

Anche da questi locali può partire il rilancio turistico e culturale “delle basse”: sono luoghi dove si respira profumo della storia, anche economica, del territorio. Sarebbe bene nascesse un connubio fra commercianti/artigiani e amministrazioni pubbliche, poiché le manifestazioni a sé stanti non portano risultati di lungo termine. Insieme potrebbero individuare alcuni percorsi da intraprendere, come per es. sostenere la promozione e animazione culturale, riqualificare l’arredo urbano, migliorare la mobilità pedonale e ciclabile, aumentare l’offerta di parcheggi. L’esperienza dei negozianti può essere un buon supporto all’attività amministrativa: essi hanno saputo resistere ai forti cambiamenti nel commercio degli ultimi 50 anni, tenendo testa alla grande distribuzione e alle crisi economiche.

I Comuni potrebbero riconoscere il “valore aggiunto” di queste botteghe prevedendo degli incentivi fiscali sul fronte delle tasse locali. Verona e Vicenza, nei confronti di chi ha ottenuto la targa di “bottega storica”, già lo fanno. Perché non copiare questa buona pratica anche negli altri paesi?

COLOGNA VENETA – Bottega de Iseo 1903

“La nostra bottega fu fondata dal nonno Eliseo “Iseo” Getrevi nel 1903 ed è inserita nell’elenco imprese storiche di Unioncamere” spiega il titolare Luciano Getrevi. “Egli era nato nel 1878 a Pressana e, da ragazzo, il padre gli trovò impiego presso il “marzaro” (merciaio) Conti di Cologna. Con il figlio dei Conti, nonno Iseo frequentava i mercati di Lonigo, Soave, Montagnana, Legnago: partivano alle 2 – 3 di notte con il cavallo, in estate e inverno, anche con la guerra. Col tempo e con l’appoggio della futura moglie Teresa Zampieri, il nonno decise di comprare una merceria a Cologna: l’acquistò da Giuseppe Panozzo, detto “Fuminanti”, in Piazza Mazzini n. 4. Mi raccontò che aprì il negozio il 3 aprile 1903, di venerdì, dimostrando di non essere per niente superstizioso”.

“La licenza prevedeva le voci di una merceria classica: ago, bottoni, elastici, uncinetti, pizzi, specchi…” continua Luciano. “Nel 1919, dal fronte, Iseo scrisse alla moglie di acquistare anche il palazzo di abitazione: Palazzo Anti del 1400, con finestre gotiche lombardesche, l’edicola del 1599 con San Sebastiano e sottostanti la “bocca del Leon” o delle denunce segrete e la “pietra delle misure colognesi” con pertica e braccio”.

“Nel 1941 mio padre Giuseppe si sposò con Anna Gonzato. In piena guerra, egli si divideva tra il negozio e l’esercito, poiché era addetto alla fureria di Verona. Nel 1942 l’esercizio fu iscritto al neonato registro delle imprese della Camera di Commercio. La transizione del negozio da Iseo a Giuseppe avvenne nel 1968. Mio padre, rimasto vedovo, nel frattempo si era risposato con Angelina Pieropan ed insieme condussero il negozio per molti anni. Mia madre Angelina mi raccontava che allora si apriva bottega alle 5 di mattina, per servire le filandiere che andavano a lavorare. Si aveva orario continuato fino alle 20 – 20.30 e fino al 1979, anno della definitiva soppressione del mercato domenicale, si lavorava pure il giorno festivo. Nel 1981 sono entrato con mia madre nella gestione del negozio e nel 2006 c’è il passaggio da mio padre a me”.

Luciano ci racconta alcune note di colore della “Bottega de Iseo”: “Dagli inventari d’archivio ho trovato molte denominazioni particolari della merce, come bombasina (cotone da ricamo), veli da donna (da portare in chiesa per coprire il capo), olio di noce sfuso (per la tintura dei capelli), astico per biciclette (fasce elastiche maschili per trattenere i calzoni quando si andava in bici), suste corazza (molle per busti maschili), stecche a molla per corsetti femminili e… il “voltèr”, tessuto ricamato o merletto che si poneva su schienale e braccioli di divani e poltrone per non sporcarli!”

Cologna Veneta – Tabaccheria e dolciumi Gobbi 1922

La tabaccheria Gobbi si trova in Piazza del Mandamento, nella zona pedonale di Cologna. “In origine era nata come tabaccheria Roverso, dal nome della signora, vedova di guerra, che ottenne come sostegno la concessione dal Monopolio di Stato nel 1922” spiega Diego Gobbi attuale titolare con la moglie Rosa.

“La signora Roverso gestiva una licenza di drogheria, con spezie, fecola, farina e davanti c’era pure un distributore di carburanti. Noi siamo arrivati nel 1967, con mio padre Pietro, a cui sono subentrato io nel 2002, ma lavoravo già in bottega” continua Diego. “Il nostro negozio è un punto di riferimento a Cologna, anche geografico; sono in molti a dire: “Ci incontriamo davanti alla tabaccheria Gobbi!” Vendiamo inoltre cioccolatini e caramelle sfuse di alta gamma, per differenziarci dalla grande distribuzione e siamo anche ricevitoria Lotto e Superenalotto”.

I punti di forza del negozio sono un servizio efficace e cordiale: “Con le persone si instaura un rapporto umano: il cliente trova un sorriso, una parola, senza essere invadenti. Diamo tante informazioni sui biglietti e abbonamenti degli autobus ATV, soprattutto in periodo prescolastico. Abbiamo ancora la mentalità da vecchi bottegai, andando incontro alle difficoltà dei clienti, soprattutto anziani e stranieri che conosciamo…”

Però adesso tirare avanti è davvero dura: “Ci sono difficoltà enormi con i parcheggi: da quando la piazza è pedonale, rende difficile l’accesso alla nostra clientela che è soprattutto di passaggio. Servirebbe anche più animazione con serate a tema, rendere la città più viva, potremmo prolungare l’apertura se ci fosse l’occasione!”

Ma allora perché continuare? “E’ la bottega di famiglia, è la nostra tradizione, non vogliamo lasciarla, per noi è soprattutto una questione affettiva, poi economica. E mi mancherebbe moltissimo il rapporto con le persone!” conclude Diego.

Brendola – Viale Alimentari 1906

Nel 1906 Giuseppe Viale tornò dall’America dove aveva fatto fortuna e decise di acquistare un negozio. L’esercizio era collocato lungo la salita Revese, ma dal 1986 si trova in posizione più centrale, in via B. Croce.

Il negozio è sempre stato gestito dalla famiglia Viale: dopo Giuseppe il figlio Aristodemo e dal 1973 il nipote Federico, che lo cura tuttora.

Negli anni, le trasformazioni economiche hanno interessato anche questo negozio: un tempo pane, pasta, riso, caffè, zucchero, marmellata, cioccolato venivano venduti sfusi, incartati a mano e venduti in piccole quantità, secondo l’occorrenza dei clienti, poiché scarsi erano i frigoriferi per la conservazione degli alimenti.

In anni recenti, Federico Viale ha scelto di puntare sulla gastronomia, offrendo alla clientela una cucina genuina e tradizionale, come il baccalà, piatto forte di cui il negozio va orgoglioso. Un segmento in continua evoluzione, con proposte di nuove prelibatezze, meglio se a km zero. Come l’ultima novità, verdure di campo locali, rigorosamente preparate e riposte in vasetti sottolio/aceto. Come i “pissacan”, che via internet sono stati ordinati anche dall’Inghilterra!

Brendola – Capitanio Giorgio Elettrodomestici 1951

“Capitanio Giorgio di Capitanio Emilio” è l’attuale denominazione del negozio, punto vendita di elettrodomestici ed elettronica di consumo. La sede è tuttora in via Revese, poco lontano da quella originaria, gestita dal figlio Emilio.

I locali scelti dal fondatore Giorgio erano quelli di una vecchia osteria, dove impiantò l’officina per la riparazione di biciclette. Con gli anni, l’attività venne ampliata con la vendita di scooter e motocicli, bombole gpl, macchine da cucire, fornelli e stufe a legna. Capitanio era rivenditore ufficiale di Piaggio, Singer e Agipgas. Nella sua bottega era installato anche il telefono, servizio allora assai raro in Brendola.

Negli anni ’50-’60 con il boom economico si diffuse la vendita degli scooter: nella rivendita Capitanio in un solo sabato vennero vendute ben 10 Vespa! Negli anni ’70, il negozio bissava il successo commerciale con il ciclomotore Ciao. Oltre alle moto, si vendevano anche tante biciclette Legnago e macchine da cucire Singer per le sarte di casa.

Sempre negli anni ’60, la gamma di articoli fu ampliata inserendo radio e televisori. L’effetto “Lascia o raddoppia?” si fece sentire anche nei paesi, cosicché la TV divenne l’elettrodomestico più venduto, seguito da lavatrici e frigoriferi.

Nel 1992 è stata chiusa l’officina per moto e bici e l’attività si è concentrata sulla vendita di elettrodomestici e casalinghi.

Oggi l’azienda risente molto della crisi economica, con diminuzione delle vendite e, di contro, con l’aumento della pressione fiscale. Tuttavia il servizio di impiantistica per ricezione televisiva e l’assistenza diretta, sono elementi aggiuntivi che consentono al negozio di proseguire nella sua attività. 

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