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Bocciata la tessera del tifoso (e tutto il resto)

Il Consiglio di Stato annulla la tessera del tifoso. No anche a una politica basata su spot sicurezza e al marketing occulto alle spalle dei cittadini. Maccari contro Maroni.

La notizia primaria è chiara e limpida: il Consiglio di Stato ha bocciato la tessera del tifoso, accogliendo l’appello presentato da Codacons e Federsupporter contro la decisione del Tar del Lazio che nelle scorse settimane aveva respinto il ricorso di primo grado presentato dalle due organizzazioni.

Il ricorso era partito dal fatto che per ottenere la tessera e, di conseguenza, abbonamenti e biglietti, i tifosi fossero costretti ad acquisire una carta di credito ricaricabile. Il Consiglio di Stato ha quindi stabilito che "l’abbinamento inscindibile (e quindi non declinabile dall’utente) tra il rilascio della tessera di tifoso e la sottoscrizione di un contratto con un partner bancario per il rilascio di una carta di credito prepagata potrebbe condizionare indebitamente la libertà di scelta del tifoso-utente e potrebbe pertanto assumere i tratti di una pratica commerciale scorretta ai sensi del Codice del consumo".

Prima considerazione: non si può fare marketing in modo occulto alle spalle dei cittadini, puntando sulle passioni più ingenue, come il tifo calcistico. La sentenza potrebbe anche rappresentare un interessante precedente nei confronti di altre forme simili, che magari coinvolgono i bambini e i genitori, costretti a varie “fidelizzazioni” per amore dei propri figli.

Seconda valutazione: sembrano volgere al tramonto, con la caduta del Governo Berlusconi, campagne politiche – o, meglio, a fini elettoralistici – basate sull’allarme sicurezza, sulla criminalizzazione, di volta in volta, di rumeni, generici immigrati, tifosi, clandestini, prostitute (e loro clienti), ecc. Da queste ignobili operazioni atte a infondere insicurezza e odio nei cittadini per raccattare qualche voto in più pare essere trascorso molto tempo, e in Italia sembra di vivere in una nuova realtà civile, mentre, invero, dalla fine del Carnevale berlusconiano sono trascorse poche settimane. Ma tanto è bastato per purificare l’aria (si legga l’editoriale del mese qui).

Tuttavia l’ex ministro degli Interni, il leghista Roberto Maroni, non demorde. Sicché ha ribadito che "la legittimità della tessera del tifoso non viene messa in discussione" dalla pronuncia del Consiglio di Stato, augurandosi quindi "che il Governo confermi uno strumento che, al di là degli aspetti commerciali che sono gestiti direttamente dalle società, si è rivelato efficace per arginare il fenomeno della violenza negli stadi".

La migliore risposta l’ha fornita Franco Maccari, segretario generale del Coisp, Sindacato indipendente di Polizia:

"Insistere ancora nel difendere trovate pubblicitarie inutili quanto inconcludenti come la tessera del tifoso è veramente patetico. L’ex ministro Maroni farebbe più bella figura a rimanere in silenzio e portare a casa l’ennesima bocciatura (che questa volta proviene dal Consiglio di Stato) delle trovate che avrebbe voluto propinarci come geniali, ma che invece sono state solo una sequela di tristi conferme della politica fumosa del Governo uscente, fatta di proclami-spot insensati sulla sicurezza".

Ma, allora, quali sono le esigenze degli operatori della sicurezza? Afferma sempre Maccari:

"Il grado di violenza con cui noi siamo chiamati purtroppo troppo spesso a confrontarci sui campi sportivi avrebbe richiesto e richiede tuttora ben altri interventi. Avrebbe richiesto il coraggio di intervenire con leggi dure e certe, con provvedimenti ferrei che dimostrassero l’irremovibilità dello Stato di fronte alla cieca, insulsa violenza di veri e propri criminali travestiti da tifosi di calcio imbecilli.

Avrebbe richiesto interventi mirati a mettere le Forze di Polizia nelle condizioni di mezzi e di uomini tali da affrontare il problema senza dover andare puntualmente incontro a rischi che vanno oltre ogni ragionevolezza. Avrebbe richiesto l’autorevolezza di richiamare seriamente alle proprie responsabilità le società calcistiche, senza piegarsi al volere dei soliti poteri economici, facendo pagare il servizio di ordine pubblico ai club proprio come avviene nel caso dell’intervento dei Vigili del fuoco o stabilendo sanzioni veramente dure per chi non fa la propria parte per impedire alla teppa di mescolarsi ai veri tifosi e fare danni".

Piuttosto che ad approvare seri interventi per contrastare il fenomeno della violenza negli stadi adottati negli altri Paesi, da noi, invece, si è pensato a una “tesserina” che lo stesso Consiglio di Stato, in ultima analisi, ha definito "pratica commerciale scorretta". E meno male che la geniale trovata era scaturita da un ministro dell’Interno!

(Rino Tripodi)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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