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Bivio al Grillo

Eccoci al bivio.

Bivio per il M5S, non certo per noi popolo belante.
 
Il capocomico, adesso, dovrà fare i conti con un successo che, forse, egli stesso non aveva messo in conto. Sperava, certamente, in un boom di voti, in un congruo numero di parlamentari, in un successo del "mal di pancia". Ma trovarsi ad essere il primo partito d'Italia, questo proprio no. E adesso?
 
Come un ragazzino che ha preteso la moto, senza saper andare neanche in bici, lui adesso deve decidere sul da farsi, rischiando però di sbattere il 'grugno' sul duro muro della realtà politica italiana.
E qualunque decisione prenderà (o che gli verrà suggerita dal suo 'Sacro Santo Guru'), non sarà quella giusta.
 
Un accordo con il 'sinistro' segretario, sarebbe il fallimento completo della sua politica; sarebbe rinnegare ciò che per tanti mesi ha urlato nelle piazze di tutta la nazione.
Ancor meno un accordo con il "nano" Cav (come lo definisce lui). Anche in questo caso pagherebbe dazio al popolo che lo ha eletto, credendo in lui.
 
Non appoggiare nessuno sarebbe un passo verso il suo credo: "Arrendetevi"; "Andate tutti a casa"; ecc... Ma questo vorrebbe anche dire andare di nuovo al voto con un enorme dispendio di denaro pubblico e, ovviamente, l'assalto dei finanzieri senza scrupoli.
Limitarsi a guardare dalla finestra sarebbe ancora peggio.
 
Quindi che fare? Come dice il 'sinistro' segretario: "assumiti le tue responsabilità", non avrebbe senso. Anche perché il piacentino rosso chiede a tutti di assumersi le responsabilità, tranne che a se stesso, vero artefice della vittoria del capocomico e del tracollo della sinistra italiana. Ma si sa, noi italiani siamo bravi a dare ad altri le nostre colpe.
 
Eccoci al bivio, quindi. In mezzo, a fare da spartitraffico, c'è il popolo Italiano. Quel popolo che spesso si lamenta ma che non riesce a togliersi di dosso la lana pecorina. Quel popolo pronto a far battaglie, ma solo sulle consolle di videogiochi. Quel popolo che urla e si strappa i capelli, ma solo per la squadra del cuore, e solo la domenica.
E allora che si fa? A cosa serviranno i summit segreti, a mo' di moderni carbonari?
 
In tre giorni ha fatto tante proposte, tutte diverse e spesso in contrasto tra loro.
Non appoggi il governo però sei pronto a votare le leggi che ti piacciono. Non vuoi il patto Pd-Pdl ma ti proponi come premier. Non vuoi partecipare al governo ma vuoi parlare con l' "Imperatore".

Facci capire un po' cosa farai e che fine faremo noi.
Intanto le pecore continuano a belare e brucare. E tu questo lo sai. E ridi.
Vedremo che strada percorrerai.
 
Scusate il disturbo.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.75) 9 marzo 2013 19:20

    GrilloFUGO >

    La morsa della recessione già strozzava il paese quando l’austerità di Monti ha spento anche la speranza. Così è scattata l’ascesa del M5S.
    Era facile intercettare la frustrazione di gente ridotta in mutande e spargere benzina sulla rabbia che montava. Ancor più facile professare onestà additando le “nefandezze” di una certa classe dirigente.
    Adesso Grillo “profetizza” che l’estate vedrà la fine dei vecchi partiti e che entro un anno il “sistema paese” arriverà al collasso. E poi?
    Spera che, con la tensione sociale, crescano ancora i consensi fino ad occupare il 100% del Parlamento.

    Intanto se ne sta al balcone a “sparare” battute e slogan ad effetto e, se serve, a gridare al complotto.
    In realtà sta solo prendendo tempo.
    Tempo per “rodare” il suo manipolo di parlamentari, ma, soprattutto, per cercare di stillare dalla sua lunga lista di “fascinose” proposte un realistico programma di governo che non prefiguri (come ora) un disavanzo da 70 miliardi l’anno.

    Di più.
    Da vero “mattatore” Grillo promette una “rivoluzione di civiltà”.
    Risibile è “sfidare” i partiti a rinunciare a quei rimborsi elettorali che il suo M5S non può incassare non avendogli dato uno Statuto. Così come proporre un referendum abrogativo sull’Euro ignorando l’art.75 (trattati) della Costituzione o cambiare l’art.67 (mandato) rischiando di tornare a lotte e faide da età dei Comuni.

    E’ una questione di ruoli e di valori.
    Il topo non sfida mai il gatto solo per dimostrare di essere il più furbo.
    Nella storia non c’è traccia di giullare, comico, istrione, attore o autore di satira politica che, per quanto capace e famoso, abbia mai pensato di porsi alla testa di un movimento di riscossa popolare.
    Si può biasimare un “politico” e dargli del “comico” (o di peggio), ma non ha senso dire l’inverso.
    Il valore di un “politico” si misura dalla sua capacità di dettare obiettivi “realizzabili” e di risolvere realmente i problemi.
    Solo coerenza e responsabilità possono dare la direzione per un Ritorno alla metà

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