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Basta uno spray per dire "ti amo"

L’Internazionale del 25 maggio riporta un articolo del New Scientist scritto da J. Savulescu, un filosofo dell’università di Oxford, e A. Sandberg, un ricercatore del Future of humanity institute della stessa università. I due professori illustrano i risultati, ancora parziali e preliminari, di un’indagine neuropsicologica sul popolare sentimento dell’amore e della sua imprevedibile durata.

L’argomento non può essere più sexy (termine col quale si identificano quegli argomenti scientifici che più degli altri sollevano un immediato interesse da parte del grande pubblico).

Considerato che sempre più studi confermano che i matrimoni riusciti migliorano la salute fisica ed emotiva, ma che i matrimoni a vita sono passati di moda, come possiamo almeno salvare la salute? L’amore coinvolge alcune aree cerebrali legate a due ormoni, l’ossitocina e la vasopressina, e ai meccanismi della gratificazione. Studi effettuati su un topo di natura monogoma e su un suo cugino poligamo hanno mostrato - meglio di dimostrato - che se si inserisce il gene recettore della vasopressina presente nel topo monogamo nel cervello del topo poligamo, questo perde completamente la sua promiscuità.

Da ciò: se il cervello umano reagisse in modo analogo, potremmo usare questo neuropotenziamento per sviluppare un generale sentimento amorevole indotto. Potremmo eliminare le gelosie patologiche e l'ansia da abbandono: «Assumere ossitocina sotto forma di spray nasale favorirebbe comportamenti rilassati e fiduciosi». Non solo.

C’è un altro ormone rosa che ci potrebbe aiutare: la corticoliberina, che pare influisca sulla paura e la tristezza suscitate dall’idea di una separazione. Se con la vasopressina diventiamo monogami, con la corticoliberina lo restiamo fino alla morte (o tronchiamo senza più pudore).

Ora, tralasciando la desolante immagine dello scaffale di una libreria del futuro su cui, al posto dell’Educazione sentimentale, rischiamo di trovare uno spray nasale; la questione rimane delicata. Gli autori dicono che, in un contesto regolamentato e professionale e con un’opinione pubblica informata, i “farmaci dell’amore” potrebbero aiutarci a superare ostacoli biologici. E concludono con una domanda: «Perché non usare tutte le strategie disponibili per tentare di concederci la migliore vita possibile?».

E se il problema non fosse un errore, ma solo un difficile adattamento biologico a questa stramba e sfilacciata vita contemporanea? Se l’amore e l’affetto risentissero della condizione in cui viviamo, e non solo della nostra natura psico-­elettro-­neuro-­fisiologica? Se il problema della monogamia fosse in buona parte culturale? Se lo spray, invece di superare gli ostacoli biologici, semplicemente li aggirasse? Se l’opinione pubblica poi non smettesse più di sniffare medicine anti-­stress? E se poi inventano un collirio che ti fa vedere bello il ragazzo con il quale tuo padre ha combinato il matrimonio, quanti padri faranno la fila in farmacia? E le librerie? Chiuderanno tutte?

Povero Flaubert.

di Edoardo D'Elia per QuBit

[Credits: Immagine di Irene Scarascia]

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