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 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Bamboccioni a chi?

Bamboccioni a chi?

“Non è un paese da bamboccioni” è un libro adrenalinico che racconta la meglio gioventù d’Italia (www.cairoeditore.it/libri, novembre 2010).

Matteo Fini e Alessandra Sestito sono i giovani autori che hanno meritato l’accorata prefazione di Luca Telese. Telese prende atto della profonda crisi economica in cui si trovano le nuove generazioni e sottolinea che le nuove tecnologie regalano ai più giovani “potenzialità che le generazioni dei padri non hanno conosciuto, leve di Archimede che possono spostare montagne”. Con po’ di fortuna, la meglio gioventù italiana (sempre più cosmopolita), potrebbe riuscire nella laboriosa rimozione della massa gelatinosa di muscoli e cervelli appassiti che governa, non governa e governa male l’Italia.

Il classico membro della vecchia casta dirigente italiana critica i bamboccioni ed è “garantito da rendite di posizione, mutui a tassi agevolati, cariche a vita e un paio di pensioni già maturate che danno gettito sul conto corrente” (Telese). Invece a causa della disoccupazione, della precarietà e dei bassi stipendi, il 58 per cento dei giovani fra i 18 e i 34 anni è costretto a vivere nella casa dei genitori. Inoltre non dimentichiamo che l’Italia “è il secondo Paese più vecchio d’Europa dopo la Germania, con un rapporto di 143 anziani per ogni cento giovani”, con tutti i relativi problemi di spesa pensionistica che aggrava il costo del lavoro (che comprende anche la spesa sanitaria gratuita per le persone che superano i 65 anni). Così è sempre più difficile far assumere i giovani.

Comunque gli autori utilizzano una scrittura minimalista e frizzante che sprizza allegria in ogni pagina. La lingua italiana troneggia nella sua moderna rismeglianza, riesce cioè a esaltare le migliori caratteristiche psicologiche delle persone. Persone perbene che vogliono diventare cittadini del mondo per animare tutte le quattro principali direzioni del pianeta, avendo fatto “l’esperienza di chi, pur non avendo le spalle coperte da famiglie importanti o da raccomandazioni di peso, ha realizzato il suo sogno”. In genere sono i ragazzi senza maestri e più perseveranti quelli che vengono abbracciati dalla fortuna. Infatti gli imprenditori italiani non valorizzano i talenti e preferiscono assumere familiari e amici di famiglia più o meno capaci (e continuano a proporre troppi oggetti a prezzi troppo al di fuori dalle possibilità economiche dei giovani studenti).

Tra le undici storie cito quella del ricercatore Ruggiero Mango che ha scoperto la Loxina, una proteina che previene l’infarto (Mango ha rischiato di non essere ammesso alla facoltà di medicina a causa dei banali test di cultura generale). E segnalo la grande avventura della pluripremiata Selene Biffi, operatrice umanitaria, fondatrice di una rete no profit che organizza corsi on line in grado di formare i giovani volontari di tutto il mondo: ww.youthactionforchange.org. Invece Sara Caminati (www.saracaminati.it), ha creato una società che gestisce l’immagine digitale dei vip e dei professionisti: www.innovationmarketing.it (nel 2009 ha vinto il Premio Nazionale per l’Innovazione, l’E-content Award e il titolo di “Donna è Web”).

Però undici rondini non possono garantire una bella primavera per la nazione, poiché in Italia esiste una sola legge rispettata da tutti (uomini e donne): chi ha i capelli bianchi si sente abilitato a sfruttare, manipolare e indottrinare chi ha i capelli meno bianchi. Quindi la conclusione può essere soltanto una: “sono convinto che nel nostro Paese i vecchi abbiano combinato un sacco di casini, sono quelli che non hanno mai lasciato la poltrona. Gli stessi che hanno la pretesa, adesso, di aggiustare le cose. Ma facciamole aggiustare ai giovani!”. (Gianfranco Funari, esperto di politica e tv, 1932-2008; “Il Potere in mutande”, Rizzoli, 2009, www.gianfrancofunari.com).

Alessandra Sestito è nata a Lecce nel 1975. Scrittrice e autrice tv, ha lavorato con Red Ronnie e Gianfranco Funari. Collabora con varie testate giornalistiche (Radiomontecarlo, www.stradanove.net, sito che promuove l’educazione sessuale, ecc.).

Matteo Fini è nato a Milano nel 1978 e si è laureato in Scienze Politiche (www.matteofini.biz, www.noneunpaeseperbamboccioni.it). Blogger e ricercatore, collabora con l’Università di Milano (cura un laboratorio multimediale di fondamenti della Matematica e Filosofia della Scienza).

Nota – “Le idee buone non sono quelle che si pensano, ma quelle che si realizzano” (Massimo Fubini, www.contactlab.com).

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.162) 7 febbraio 2011 11:47
    fernanda cataldo

    gli imprenditori è vero non investono, la politica, etc,etc... credo che ci vorrebbero un migliaio di volumi per cercare di analizzare in parte la "situazione" italiana dagli anni 50 a questa parte. da quando i miei genitori sono dovuti emigrare negli anni 60, non mi giunge nulla di nuovo delle problematiche "italiane"; il mammismo, la mafia, il clienterismo, il dominio ecclesiastico, etc. e su di noi si sono sempre fatti un sacco di risate all’estero. come se non bastasse ora si è aggiunta anche la xenofobia, tra l’altro. non fosse che sotto, sotto, nessuna generazione "nell’italietta" è completamente innocente?

    ferni

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.209) 7 febbraio 2011 11:58
    Damiano Mazzotti


    Nessuna in che senso? Quelli che non hanno ancora lavorato dove hanno peccato?

    Quelli che non hanno un contratto regolare o che hanno una partita Iva "abusiva" cosa possono fare?

    L’unica cosa che possono fare è quella di unirsi in una nuova aggregazione politica apolitica di giovani..

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.162) 7 febbraio 2011 13:51
    fernanda cataldo

    non c’è solo l’università, per esempio nel sud l’artigianato è stato quasi abbandonato così come l’agricoltura, qualcuno si mette in piccole coperative con i mezzi di oggi che non sono come la zappa dei loro nonni o bisnonni. ma altri da nord a sud, oltre ad essere disoccupati non si interessano di nulla. esistono due pesi e due misure nei giovani così come per "i vecchi", lo sai spero che alcune "forze" migliori di una o due generazioni fa, sono state praticamente decimate a livello politico e sociale con mezzi poco ortodossi, taluni al prezzo della vita, bastava anche avere una radio libera per morire. non so, la società civile è una sola, e per quella bisogna battersi.

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.162) 7 febbraio 2011 14:02
    fernanda cataldo

    politico, apolitico, scusa ma non significa nulla

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.145) 7 febbraio 2011 14:20
    Damiano Mazzotti


    nel senso un un nuovo movimento politico dovrebbe essere apolitico nel senso di rifiutare gli attuali modi di fare politica dei libri italiani...

    Nel libro non si parla solo di università ma anche di "gelatai", di "chef", ecc...

    Siccome i nostri interlettori sono ib maggioranza dei laureati o degli studenti ho preferito centrare l’attenzione sulle tre storie più significative dal punto di vista dell’innovazione... 

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.162) 7 febbraio 2011 18:42
    fernanda cataldo

    ritorno un attimo su questa questione perché si direbbe che io ce l’abbia con i "giovani". non è affatto così, chiaramente l’entusiasmo, la voglia di cambiare il mondo viene sempre da chi ancora si illude di poterlo fare, giustamente perché ha solo ventanni. tanto meglio se in Italia prende forma una spinta nuova, più fresca, magari propositiva anche per i loro figli, e speriamo che ne facciano, che abbiano la voglia di incentivare nuovamente le nascite (anche se non ho ancora capito, a che età si smette di essere giovani e a che età si diventa vecchi, nel bel paese).

    quello che mi preme di più è un risveglio "della società civile" siamo a rischio tutti quanti e a nulla servono le divisioni tra la gente, favorisce solo chi vuole conservare il potere a lungo. i nomi esatti dei responsabili li sappiamo non occorre tergiversare.

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