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Avenida Maracanà, il Brasile nei giorni dei mondiali

E’ un interessante documentario questo Avenida Maracanà, girato da Stefano Bertolino, Anna Cordioli e Francesco Moroni Spidalieri a Rio de Janeiro durante i mondiali 2014. Ed è interessante perchè di mondiali non si parla, o quasi. Gli autori sono stati più di un mese in Brasile, prima e dopo i mondiali, vivendo nella favela Borel ed hanno documentato la vita quotidiana in giorni però per nulla normali per il Brasile.

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Il doc è fatto con cura e delicatezza, si parla poco, molto è lasciato alle immagini. E sono immagini di vita quotidiana, di scontri e di festa.
Avenida Maracanà tocca infatti tre temi. Due di stretta attualità come la festa globale per i mondiali e le proteste che in quei giorni interessarono Rio, il terzo tema è invece la difficoltà della vita nella favela.

I tre temi si intrecciano continuamente, si incrociano, si sovrappongono.


Seguiamo la vita di una famiglia, una sola, e la seguiamo fin nell’intimità della loro casa. Li ascoltiamo parlare, lamentarsi della situazione, discutere, festeggiare, viviamo con loro e con loro entriamo nel cuore vero di Rio.

E naturalmente nella vita di una famiglia c’è di tutto. C’è la festa, le storie passate, le difficoltà, gli episodi drammatici a cui si assite nelle favelas brasiliane, il rapporto (forte, fortisimo, ma anche polemico) con la religione.

Evidente viene fuori il contrasto di quei giorni. Le proteste e la festa. Chi protesta insulta chi festeggia e chi festeggia si sente depraudato di un pezzetto di gioia dalle proteste. Non si indaga, non è un approfondimento, è un documentario vero, nel senso che documenta quello che accade, lo riprende, lo registra e ce lo mostra, senza filtri, senza parteggiare.

Davvero notevoli alcuni momenti, a partire dal lungo inizio silenzioso (e qui è merito del montaggio), per arrivare alle scene dramamtiche degli scontri e a quelle, diversamente drammatiche, della semifinale con la Germania e dello storico devastante 7-1. Di calcio non se ne vede, almeno non quello dei professionisti, del mondiale non si racconta nulla, se non per immmagini riflesse.

Il cuore di tutto è la favela e la sua vita. E tenendo bene in mente questo è fondamentale notare come il film non abbia un inizio, né una fine. Comincia un giorno e finisce un altro giorno… nel lungo periodo che scorre tra uno e l’altro non cambia nulla.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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