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Articoli ficcanti e spuntati nel "virtuale duello" Sartori-Berlusconi

Il libro “Il sultanato” raccoglie gli editoriali del Corriere della Sera del politologo cosmopolita Giovanni Sartori e descrive la scena e i retroscena degli affari politici italiani (Laterza 2009).

L’opera raccoglie quindi articoli che trattano argomenti molto diversificati: bioetica, Alitalia, leggi elettorali, ecc. Il periodo trattato è molto significativo e va dal 5 gennaio 2006 al 31 dicembre 2008. Di certo possono dire che anche chi non condividesse le idee di Sartori ne apprezzerà sicuramente la limpidezza e la scorrevolezza del suo pensare e del suo scrivere.

La tesi centrale del libro è basata sul cercare di dimostrare se in Italia esiste una “tirannide della maggioranza” (Tocqueville e John Stuart Mill) o una “dittatura della maggioranza” che impone il potere concentrato in una sola persona e si differenzia dalle “dittature collegiali” che sono forme di governo dove il potere viene suddiviso in una piccola oligarchia, come avviene in Cina, a Cuba e in forma minore in Russia (Sartori, prefazione). Tutte queste forme di governo sono ancora molto diffuse perché purtroppo “gli uomini vivono in un mondo in cui sono le parole e non le azioni ad avere il potere, dove la massima competenza è il controllo del linguaggio” (M. Barbery, L’eleganza del riccio). Raramente le azioni interpersonali o le virtù morali e intellettuali di una persona danno una forte visibilità: sono i sogni e le menzogne dorate di una persona molto fantasiosa o di una grande organizzazione che possono creare un potere smisurato. Accade così che molti cittadini preferiscono privilegiare il voto proiettivo basato sui programmi e le promesse elettorali invece di concentrarsi sul voto retrospettivo che rispecchia quello che ha fatto un governo (p. 15). Anche perché l’attuale “mondo dell’informazione” è stato infettato dai virus della sotto-informazione (le notizie sono incomplete) e della disinformazione (le notizie sono in gran parte fasulle), virus che colpiscono specialmente gli spettatori nei periodi pre-elettorali (sono i Media che RiMediano).

Il problema è che oggi “la strategia di conquista dittatoriale delle democrazie è graduale e molto più raffinata. È una strategia che sviluppa “Costituzioni incostituzionali” (e soprattutto leggi incostituzionali) e cioè che ne elimina senza dare nell’occhio le strutture garantistiche… Riassumo così: oggi le dittature sono Stati la cui forma (Costituzione) consente e autorizza un esercizio concentrato e incontrollato del potere politico. Nessuno si dichiara più dittatore. Tutti fanno finta di non esserlo. Ma lo sono. Arrivo a Silvio Berlusconi. È un dittatore? No: non viola la Costituzione. Lo può diventare? Si, le riforme costituzionali che caldeggia sono tutte intese a depotenziare e fagocitare i contro-poteri che lo intralciano” (Sartori, Prefazione). Ma la Costituzione non è della maggioranza, né dei legislatori: “questi legislatori sono dei rappresentanti… la casa costituzionale non è loro: è semmai dei rappresentati. Il loro “lasciateci fare” è soltanto un’appropriazione indebita, non certo una valida ragione per sottrarre la Costituzione alla competenza dei competenti” (p. 35): una commissione composta da molte persone esperte e da costituzionalisti.

Tra le tesi più interessanti e significative c’è questa: è strano “l’argomento che gli italiani hanno conquistato il diritto “irrinunciabile” di sapere, prima del voto, quale coalizione (immodificabile) li governerà… ci viene raccontato che a questo modo i partiti sono soppiantati dalla volontà degli elettori. Ahimè no: questo è soltanto un imbroglio… un autoinganno. In realtà la dottrina del “sapere prima” e delle coalizioni bloccate serve solo a garantire la durata in carica per cinque anni anche a un governo di incompetenti, di incapaci e di zombi” (p. 91) in un’epoca di rapidi cambiamenti. Comunque in quasi tutti i paesi del mondo “la legittimazione del potere (a meno che non sia teocratica) deve essere democratica, deve essere “in nome del popolo” (p. 76). Anche il presidente venezuelano Chavez segue questa strada. Ai politici di oggi è sufficiente giocare al centro: l’estremismo non paga più e occorrono delle alleanze in grado di arrivare ai cittadini dei ceti popolari e di quella classe media più disponibile a cambiare il proprio voto e dispersa in un “grande centro” sempre più agitato e in movimento (Anthony Downs, Teoria economica della democrazia, 1988).

A mio parere il sistema più imparziale e adatto ad una società moderna è il sistema elettorale “alla francese” con doppio turno e una soglia per il passaggio al secondo turno (ballottaggio). Altrimenti si finisce per premiare solo chi ha una montagna di soldi per pagarsi le campagne elettorali e le democrazie si trasformano in sistemi economici in decrescita che cadono “nel vortice di uno sviluppo non sostenibile che distribuisce più di quel che produce” (p. 111). Comunque anche Sartori ammette che l’Italia Berlusconizzata viola di fatto “tutti i principi fondamentali dello Stato di diritto: A) che il controllato non può essere il controllore; B) che gli interessi privati non possono essere tutelati da atti di ufficio; C) che i media che formano l’opinione pubblica debbono essere pluralisti; D) che il mercato non deve essere dominato dalla collusione tra politica e affari; E) che ogni potere deve essere limitato da altri poteri” (p. 163).

Così, siccome la Realtà rifugge spesso le “patetiche” categorie mentali create da molti uomini di cultura, lascio a voi la decisione di dare un nome a chi trae profitto molto privato da una valanga di leggi incostituzionali e incivili che mettono in crisi la convivenza sociale e l’esistenza stessa di una nazione decente (forse si potrebbe chiamare Presidente della società incivile). Comunque “nessuno può essere al di sopra della legge a vita. Lo sono, appunto, i dittatori. Solo loro, vorrei sperare” (p. 125). L’esperto diplomatico Sartori è perciò molto ambiguo: prima dice che Berlusconi non viola la Costituzione e poi dice che viola di fatto tutti i principi della Democrazia.

Infine vi confesso che mi aspettavo che l’appassionato e l’appassionante Giovanni Sartori, parlasse anche della ignobile legge elettorale italiana, che è palesemente anticostituzionale, illegittima e antidemocratica, poiché non permette la scelta del proprio candidato (Art. 1, 56 e 58 della Costituzione), ma consente semplicemente di segnare una lista con una X: la famigerata firma degli analfabeti. In effetti però la responsabilità maggiore ricade sui nostri passati (e presenti) giudici costituzionali di basso profilo e sugli italiani più ruffiani. Purtroppo in sostanza, siamo ritornati indietro di tre generazioni. E per fortuna voi siete Internet e noi saremo i Referendum.

 P. S. Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alle prossime generazioni (Alcide De Gasperi). Quanta parte della vita umana si può perdere nell’attesa? (R. W. Emerson).

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