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Arsenico: l’acqua è vita, a Viterbo e in altri 90 Comuni del Lazio anche no

A Viterbo si fa uso di acqua avvelenata? Molti la bevono anche, la maggior parte continua a cuocere gli alimenti (pensate alle minestre) con acqua “potabile” a base di arsenico.

Ce lo dice anche il fornitore, la Talete s.p.a., ben attenta ad avvisare la popolazione ad ogni invio di bolletta.

Come afferma Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo:

La “Talete s.p.a.”, il carrozzone peggio che inetto che gestisce i servizi idrici in molti comuni dell’Alto Lazio e quindi è primario corresponsabile del disastro, continua ad emettere e riscuotere bollette per la fornitura dell’acqua inclusiva di veleno, talora allegando alle bollette dei fogli esplicativi in cui sotto il velame de li versi strani si informa che in effetti, sì, quell’acqua che si paga a caro prezzo è proprio avvelenata dall’arsenico, per la gioia degli utenti”.

Secondo l’Ufficio Ambiente della Unione Europea, che ne ha vietato l’erogazione già dal 2010 per valori di 30, 40 e 50 microgrammi, l’arsenico presente nell’acqua può determinare «rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro».

Le deroghe per mettersi in regola con la legge europea potevano essere richieste sino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro ed è quello che ha fatto la regione Lazio, che tuttora però in molti dei 91 Comuni contaminati non ha provveduto ad installare dearsenificatori.

È di questi giorni un servizio del Tg3 Lazio sulle conseguenze della presenza dell’arsenico nelle acque della Regione.

Il servizio cita un convegno tenutosi a Viterbo in occasione della presentazione di uno studio epidemiologico risalente ad aprile 2012 che rivela i dati indicanti l’aumento di malattie gravi, come i tumori, dovuti alla contaminazione da arsenico.

Sebbene la ricerca fosse già pronta ad aprile, ne sentiamo parlare solo ora. Sul web non vi è traccia del servizio del Tg3 regionale ma si può trovare il pdf della ricerca epidemiologica.

Così come per l’Ilva di Taranto, quando sarà già troppo tardi, chiuderanno i rubinetti o installeranno il famoso dearsenificatore sulla cui installazione i consiglieri comunali di Viterbo, stretti stretti uniti, hanno votato contro.

Siamo infatti allo scadere della deroga concessa dall’Unione Europea alla Regione.

E’ di qualche giorno fa la notizia che la presidente Polverini ha approvato lo stanziamento di 24 milioni di euro per realizzare impianti di dearsenificazione, soldi giunti in corner dato che da gennaio 2013 finirà la proroga.

Peccato che gli interlocutori politici, il Sindaco di Viterbo Meroi e l’Assessore all’ambiente della provincia di Viterbo, mettono già le mani avanti avvisando che: “Certo, il primo gennaio non riusciremo ad avere tutti gli impianti pronti, questo è chiaro, quindi i sindaci dovranno emettere le ordinanze. Tuttavia da oggi possiamo dire che l’emergenza si presenta meno grave di come poteva apparire nei giorni scorsi. Io credo che, se anziché far passare inutilmente tutto questo tempo, chi di dovere si fosse mosso già otto anni fa quando fu emanata la direttiva europea, forse avremmo potuto evitare tutti quei disagi che le popolazioni hanno subito, e che dovranno ancora affrontare nei prossimi mesi”

Oltre il danno la beffa: obbligati a pagare la bolletta dell’acqua avvelenata mentre i grattacapi aumentano… che il veleno brucia, come la crisi.

 

 

Di seguito il testo del servizio del Tg3:

Arsenico nell’acqua, in provincia di Latina aumento di decessi del 12%

Si muore per colpa dell’arsenico contenuto nell’acqua potabile della Regione Lazio. “Dal 1990 al 2009 la contaminazione superiore ai 20 microgrammi/litro ha causato plausibili effetti sulla salute nelle popolazioni residenti. Con un eccesso di mortalita’ per tutte le cause, soprattutto tumori del polmone e della vescica negli uomini per i cittadini della provincia di Viterbo”.

A stabilirlo sono i dati della prima indagine ‘Valutazione epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio’, realizzata dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio (Ssr). Lo studio ha registrato gli effetti nel tempo dell’arsenico sulla salute delle popolazioni residenti in 91 comuni della Regione, sottoposti negli ultimi 10 anni a regime di deroga per i livelli di arsenico nelle acque destinate a consumo umano.

“Nella provincia di Latina – riporta l’indagine – si osserva un eccesso significativo della mortalita’ per tutti i tumori (+12%). Per quanto riguarda la singole cause tumorali c’e’ un eccesso per il tumore del polmone e per quello della vescica negli uomini”. La ricerca e’ stata presentata a Viterbo da Antonella Litta, referente dell’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde Italia) per la zona di Viterbo e da Luciano Sordini, segretario della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) di Viterbo.

“La ricerca – afferma Antonella Litta – risale ad aprile 2012 ma non e’ mai uscita, mette finalmente nero su bianco quello che denunciamo da anni che l’arsenico e’ legato ad un aumento delle morti e della malattie correlate”. L’arsenico e’ da decenni considerato un cancerogeno di ‘classe 1′ dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Eppure e’ presente nelle acque potabili in Italia, da oltre dieci anni, e’ “fuori controllo, arrivando a superare in alcune zone di ben 5 volte il limite previsto dall’Europa dei 10 microgrammi/litro. Un rischio elevato per la salute – avverte Litta – e il nostro Paese non e’ ancora riuscito a bonificare dall’arsenico le reti idriche in molte zone della penisola”.
(Adnkronos Salute)

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