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Arrestato il pm antimafia che indagava su Luca Blasi

Roberto Staffa, pm del tribunale di Roma è agli arresti su richiesta del gip di Perugia per inchieste che riguardano l’operato dei magistrati romani. I reati contestati, legati a scambi di favori in cambio di sesso, sono di concussione, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio. Da una quindicina di anni a Roma, Staffa aveva condotto nella capitale un’inchiesta importante sugli aborti clandestini di Villa Gina, la clinica romana di proprietà della famiglia Spallone. Come magistrato della Dda (direzione distrettuale antimafia) invece sta conducendo un’indagine su un noto attivista residente nel IV municipio di Roma.

Luca Blasi detto "Lucone" (nella foto), militante del centro sociale Horus project, che pochi giorni fa s'è visto recapitare una comunicazione da Piazzale Clodio per il ritiro di alcuni documenti. In tale circostanza ha saputo di essere nel mirino della procura antimafia, la Dda, che sulla base delle informative dei carabinieri di zona, a detta dei legali di Blasi, avrebbero acquisito informazioni prive di fondatezza e falsità sul giovane attivista. Prima di capire chi è Luca Blasi, forse è utile soffermarsi sul clima di violenze e tensioni che nell'ultimo anno si sono susseguite in IV Municipio, sugli autori delle aggressioni sui quali, secondo quanto asserito dalla sinistra romana, non ci sono ombre di dubbio: CasaPound, i militanti neo fascisti del terzo millennio. CasaPound che, è bene dirlo per diritto di cronaca, si è sempre dichiarata estranea da dette accuse rimarcando, in aggiunta, che ha sempre ricercato il dialogo.

Una breve sintesi dei fatti: Blasi, nella notte dell’11 maggio 2012 veniva aggredito sotto casa sua a Monte Sacro da sei persone incappucciate, preso a calci, pugni e nonostante l'aggredito abbia reagito, mettendo in fuga i sei aggressori, è finito comunque in ospedale.

Sei mesi dopo, il 3 novembre dello stesso anno, Paolo Marchionne capogruppo de Pd veniva aggredito e malmenato con altri quattro militanti mentre erano intenti ad affiggere manifesti a sostegno del recupero dei beni confiscati sottratti alla mafia. Secondo le prime testimonianze il responsabile sembrava essere un noto militante di formazioni di destra. Dopo le indagini della Procura e della polizia, viene arrestato Alberto Palladino, il giovane dirigente di CasaPound Italia nel IV Municipio, che al termine di un procedimento svolto con il rito immediato è riconosciuto colpevole dell'aggressione e condannato per lesioni a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Palladino che continua a dichiararsi estraneo ai fatti, alle prossime elezioni amministrative si è candidato alla Presidenza del IV Municipio.

Tornando a Luca Blasi: dal quotidiano di Liberazione, Checchino Antonini racconta:

“Trentuno anni, padre di due gemelli, per Blasi viene chiesto un anno di domicilio coatto e la sorveglianza speciale sulla base di un'informativa che lo descrive come socialmente pericoloso. L'elemento principale su cui puntano i carabinieri per sostenere la proposta di sorveglianza speciale starebbe nel fatto che Luca non lavorerebbe e quindi si sostenterebbe per mezzo di attività criminose. Luca, incensurato, lavora continuativamente dal 2003 con contratti regolari. E se ha delle denunce le ha prese nell'ambito del suo lavoro sociale e di attività pubblica coi suoi compagni. Una vicenda inquietante in un quartiere dove, negli ultimi mesi, s'è registrata l'escalation di violenza che caratterizza lo sbarco di Casapound in un territorio, uno dei loro leader è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per il pestaggio di un giovane del Pd. E Luca e i suoi compagni hanno subito anche le attenzioni dell'estrema destra. Perché un pm della Dda e i carabinieri di zona si occupano così a lungo di un militante che agisce alla luce del sole? Il 6 febbraio è fissata l'udienza per Blasi, c'è qualche altro pm disposto a sposare questo teorema?”.

Intanto dal quartiere arrivano i primi comunicati e prese di posizione dei movimenti (Csa Astra 19, Palestra Popolare Valerio Verbano, Lab! Puzzle, Assemblea di Medicina): "Luca è un nostro compagno e amico, ma soprattutto è un cittadino come tanti che quotidianamente si impegna nel sociale e in politica dal basso. Luca sono dieci anni ormai che è protagonista di tante battaglie in IV Municipio e a Roma, dal diritto all'abitare alla cultura per tutti, dall'antifascismo allo sport popolare: quando ha cominciato era appena uscito dal liceo e studiava agraria, ora è padre di due gemelli, ha costruito una famiglia e lavora come operatore sociale nei campi rom e con persone con disabilità. Luca ha svolto sempre la sua attività alla luce del sole a volto scoperto e pubblicamente".

"Quello che ci chiediamo è perché la Dda si occupi di Luca e non delle tante attività della criminalità organizzata, spesso col colletto bianco, che ormai spadroneggiano nella Capitale - continuano - in particolare grazie all'attività di riciclaggio del denaro proprio all'ombra dei palazzi del potere. Crediamo fermamente che questa operazione ridicola cadrà alla prova dell'aula, ma ne cogliamo però tutta la gravità: ridurre il conflitto sociale a un problema neanche di ordine pubblico ma di delinquenza, legare le mani agli attivisti con provvedimenti spropositati e punitivi in un momenti di crisi e tensione sociale. Abbiamo poi l'impressione che colpire Luca voglia dire colpire un argine sociale all'arbitrio dell'azione delle forze dell'ordine nei territori, un segnale d'intimidazione chiaro che rispediamo al mittente. Siamo convinti che questa ennesima vicenda si leghi perfettamente al clima repressivo contro i movimenti sociali in questa delicata fase politica e sociale".

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