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Arrestato Enrico Nicoletti il banchiere della Banda della Magliana e degli "affari romani" dei casalesi

La Banda della Magliana esiste ancora. Ieri un omicidio in pieno centro e l'arresto, poche ore dopo, del cassiere di una delle più note agenzie criminali d'Italia.

Enrico Nicoletti, 84 anni, è stato uno dei personaggi meno conosciuti della Banda della Magliana, pur avendo avuto un ruolo fondamentale. I soldi di Enrico De Pedis, detto " Renatino", uno dei capi della Banda della Magliana, di massoni, piduisti, di cosa nostra, dei trafficanti calabresi e siciliani, dei neofascisti NAR e dei casalesi, passavano per le sue mani.

L'arresto di ieri di Nicoletti, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di millantato credito, truffa, usura, falso, riciclaggio e ricettazione, poche ore dopo l'omicidio di Flavio Simmi, 33 anni, figlio di uno dei presunti capi storici della banda, ucciso nella centrale via Grazioli a Roma, ha riportato alle cronache l'esistenza di uno dei più importantio sodalizi criminali italiani. Con Nicoletti è stato arrestato anche Alessio Monselles, di 68 anni, entrambi con l'accusa di essere "a capo del sodalizio criminoso, che, attraverso il millantato credito, truffava ignare vittime interessate all’acquisto di beni immobili oggetto di aste giudiziarie", mentre l'attività di Monselles avrebbe avuto "compiti ben precisi nella ricezione dei proventi ricavati e nella relativa consegna allo stesso capo dell’organizzazione".

L’usura è stata la prima attività delle mafie laziali e, negli anni '70, la banda della Magliana entrò in rapporto con Cosa Nostra proprio per gestire il riciclaggio dei proventi del mercato della droga, che finiva anche nelle casse dello IOR.

Nicoletti, costruttore, amico di Giuseppe Ciarrapico e politicamente vicino a Giulio Andreotti, fu arrestato con l'accusa di essere la "banca della banda, nel senso che svolgeva un’attività di depositi e prestiti e attraverso una serie di operazioni di oculato reinvestimento moltiplica i capitali investiti dell’organizzazione'' (dalla sentenza ordinaria del giudice di Roma, Otello Lupacchini).

Nicoletti era stato già condannato in primo grado a 12 anni per associazione per delinquere. Il processo d’appello che è celebrando alla corte d'appello di Roma, per ritardi ed errori, dal settembre del 2008 ha rinviato le udienze ad intervalli anche di 4 o 5 mesi l'una dall’altra, ha rischiato di andare in prescrizione.

Ma Nicoletti non è nuovo a questi colpi di scena. Già nel 2005 fu scarcerato insieme ai suoi eredi, Massimo e Toni (tre generazioni di riciclatori di denaro sporco), per decorrenza dei termini. 

Il fascicolo a loro carico era stato dimenticato in un cassetto di cancelleria per un anno. Il giudice Millo che lo liberò, senza avvisare il PM, fu poi censurato dal CSM.



Un altro procedimento giudiziario lo vede coinvolto a Napoli, con l'accusa di aver riciclato i soldi dei casalesi.

I casalesi tramite lui ottenevano le entrature con il mondo degli "affari" romani. La DIA ha infatti documentato i suoi incontri all'Eur, al ristorante "Il Destriero" di Corrado de Luca, uomo di fiducia di Antonio Iovine, e del cugino Mario in società con Ciro Maresca, fratello di Pupetta Maresca.

Con Nicoletti entrò in affari anche Vincenzo Zagaria, l'imprenditore dei casalesi (cugino di Michele Zagaria) insieme truffano supermercati introducendosi nella distribuzione alimentare tra Napoli e Caserta.

Nell'inchiesta dei PM Francesco Curcio e Raffaele Cantone i casalesi, con Nicoletti, aggiravano la normativa antiriciclaggio che impone ai direttori degli istituti di credito di segnalare agli uffici competenti i soggetti che presentano assegni con ingenti somme di denaro. Se poi si tratta di persone con precedenti penali, l'informativa viene inviata alla Dia nazionale e alla polizia valutaria della Guardia di Finanza. I supermercati ed i Centri Commerciali rappresentano così un escamotage perfetto per eludere i controlli e far entrare diverse migliaia di euro al giorno direttamente nelle tasche del clan.

Al servizio dei casalesi Nicoletti fa affari nel settore immobiliare. A Guidonia Montecelio, in provincia di Roma possiede dieci ville costruite dalla "Latino Costruzioni", di proprietà di Luigi Caterino e Massimo Schiavone (affiliati ai casalesi), che hanno acquistato il terreno da una società di Nicoletti.

Nell'ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Napoli del 16 Aprile 2006 si legge: "I soldi vanno e vengono dalla Banda della Magliana, passando per i conti di Casapesenna. E' il gruppo dei casalesi che offre il suo appoggio ai romani per permettere a questi ultimi di "lavare" il denaro sporco. Del resto, vi sono elementi per ritenere che tradizionalmente i rapporti tra le due strutture ciminali fossero anche di questo tipo, con i casalesi che si prestavano a far da fittizi intestatari di beni."

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