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Arrestato Antonio Iovine. Tutto il potere dei casalesi ora è nelle mani di Zagaria

Come un orologio biologico, scandito questa volta dalle polemiche del Ministro dell'Interno Roberto Maroni, seguite alla scorsa puntata di “Vieni via con me”, nella quale Roberto Saviano ha raccontato a nove milioni di telespettatori dei presunti rapporti tra la Lega ed emissari delle mafie che riciclano i proventi del traffico di cocaina nelle aziende del nord, la latitanza di uno dei principali esponenti storici del “clan dei casalesi”, Antonio Iovine (detto “'o ninno”) è finita a Casal di Principe, come doveva essere, dopo 14 anni...

Un indiscutibile successo delle forze dell'ordine e della magistratura inquirente, un successo dello Stato, che simbolicamente riprende sempre più possesso della piana dei mazzoni, da sempre terra di “camorra rurale”, ma che non chiude i conti con i vertici di uno dei sistemi criminali più potenti in Italia, che ha dimostrato anche questa volta la sua capacità di nascondersi tra la gente, nel bunker della porta a fianco.
 
Antonio Iovine, cugino del presunto assassino di Antonio Bardellino, Mario Iovine (a sua volta ucciso in Portogallo nel 1991) era specializzato soprattutto nelle attività di ristorazione e riciclaggio. Nel ristorante “Il Destriero” di Roma, gestito da un suo uomo di fiducia, Corrado De Luca, e dal fratello di Pupetta Maresca (compagna del narcotrafficante e socio di Bardellino, Umberto Ammaturo), Ciro Maresca, si tenevano gli incontri tra Renatino De Pedis, il cassiere della banda della Magliana e Walter Regolo, uomo legato a Enrico Nicoletti, uno cervelli delle attività di riciclaggio nella capitale.
 
Poche settimane prima della storica sentenza del processo Spartacus, nel giugno del 2008, che ha confermato gli ergastoli a Francesco Schiavone (detto Sandokan), Francesco Bidognetti, Antonio Iovine e Michele Zagaria, l'ala militare del clan arrivò a mettere in campo la strategia terrorista di Giuseppe Setola per provare a fermare l'emorragia di collaborazioni di giustizia degli uomini, e delle donne, del clan Bidognetti, reggente di un mandamento difficile, la fascia costiera domiziana fino alle porte di Mondragone, una distesa di case nate dal nulla negli ultimi quarant'anni, dove solo pochi autoctoni mantengono ancora l'antico retaggio della struttura familiare a clan, e sopratutto specializzato nel traffico illecito dei rifiuti, grazie anche ai suoi rapporti con uomini legati a Licio Gelli, come il nipote Gaetano Cerci.
 
Il boss Bidognetti, detto “cicciotto 'e mezzanotte” per la sua passata attività di protettore delle prostitute, verrà messo in ginocchio proprio dalle dichiarazioni di una donna, la sua ex compagna Anna Carrino, la cui collaborazione causerà un terremoto e l'estromissione della fazione bidognettiana dall'affare dei rifiuti, come rivelerà il più importante degli uomini di Bidognetti, Gaetano Vassallo, l'uomo che gestiva i rapporti con i “politici” e che ora sta inguajando gli onorevoli del PdL Nicola Cosentino e Mario Landolfi.
 
Il polverone mediatico della scia stragista di Setola riuscì comunque ad allentare le ricerche su Antonio Iovine e Michele Zagaria, che hanno potuto, nel frattempo, riorganizzare il cartello dei casalesi, adottando la strategia dell'inabissamento. In gioco ci sono attività di imprese edili in tutta Italia ed all'estero, imprese operanti nel ciclo dei rifiuti, nella produzione e distribuzione agro-alimentare, negli istituti di vigilanza privata, nel settore della sanità e delle cliniche, nei centri commerciali e sopratutto il prestigio politico di interi settori professionali che circuitano intorno all'economia terziarizzata della mafia casertana, i figli della “terza generazione”, che dalla guardiania delle terre si è evoluta nei giovani che oggi parlano le lingue straniere, studiano, viaggiano e si preparano a gestire aziende nate con il sangue e le intimidazioni, protette da politici e ed intrecciate con la finanza nazionale, diventate intanto vere e proprie eccellenze di un capitalismo familiare in salsa casertana.
 
Ora tutto il potere economico, industriale e finanziario, ramificato in Italia ed all'estero, è nelle di Michele Zagaria, una carriera cominciata guidando i camion, titolo di studio “quinta elementare”...

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