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Arizona, nuova legge sull’aborto: "La gravidanza inizia dall’ultima mestruazione"

L’assemblea legislativa dell’Arizona ha approvato una legge ulteriormente restrittiva sull’aborto, proibendolo dopo la ventesima settimana. Tranne in caso di emergenza e pericolo di vita per la donna. Ora si considera l’inizio della gravidanza non il momento del concepimento o dell’impianto dell’ovulo fecondato nell’utero, ma addirittura il giorno successivo all’ultima mestruazione.

Persino più indietro della Chiesa cattolica, e che sembra prende sul serio la proposta (provocatoria) della senatrice dell’Oklahoma Constance Johnson. Ora in Arizona viene richiesta un’analisi agli ultrasuoni 24 ore prima dell’aborto e non più fino ad un’ora prima. E lo Stato metterà on line un sito web dal chiaro sapore anti-abortista, con tanto di immagini del feto nelle diverse settimane.

Il testo è stato sostenuto anche dal governatore dell’Arizona, Jan Brewer, repubblicana del Tea Party. Esultano i fondamentalisti religiosi, che paragonano l’aborto all’omicidio. Contrari gli attivisti per i diritti delle donne e i centri di pianificazione familiare. La norma è infatti così restrittiva da mettere in discussione la storica sentenza Roe vs Wade della Corte Suprema, che nel 1973 ha aperto la strada alla legalizzazione dell’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti.

Recentemente ha suscitato polemiche la censura della striscia di fumetti Doonesbury, che faceva satira sulla legge del Texas. Gli antiabortisti statunitensi stanno tornando alla carica, puntando a normative molto restrittive sull’aborto. Con l’intento di limitare la libertà delle donne e anche di colpevolizzarle. E il caso dell’Arizona non è l’unico: anzi, potrebbe fare scuola e riaprire lo scontro sull’aborto negli Usa.

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