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Aria di campagna elettorale: cosa farà Berlusconi?

Ormai c’è aria di campagna elettorale, sia che si voti in ottobre, sia che si voti in primavera, la differenza sta solo nella durata della campagna. Berlusconi, che, come al solito, è il più tempestivo, lo sa ed ha iniziato. Non sappiamo, ancora, con che sistema elettorale si voterà, se con il Porcellum o uno nuovo, comunque è facile prevedere un qualche meccanismo premiale ad effetto maggioritario. Berlusconi, per quanto non abbia più il senso politico di un tempo, ha realizzato perfettamente che il Pdl è definitivamente finito e che la sua classe politica è impresentabile; così come sa che l’asse con la Lega è rotto forse irrimediabilmente. Vice versa, non ha realizzato, ancora, quanto sia diventata respingente la sua immagine. O forse lo sa, ma non trova nulla di meglio (e la boutade su Renzi può anche far pensare ad un assaggio in quella direzione, poi andato male). Inoltre, probabilmente, sopravvaluta la capacità di influenza delle sue Tv che, al tempo di internet, non è più quella di venti anni fa.

L’uomo, però, ha fantasia e qualcosa sta preparando in cucina. Già si sente qualche odore: le liste civiche per cavalcare l’ondata anti-partiti, l’attacco all’euro per cavalcare il malcontento dei molti che vedono nella moneta unica il freno alle esportazioni, la ragione dell’aumento della pressione fiscale ecc. Dunque, prima mossa da mettere in conto: una possibile lista civica (o più liste civiche, “No Euro”) composte da piccoli imprenditori, commercianti, gente di spettacolo, forse sportivi e nessun esponente politico, età media sotto i 40, pochissimi slogan chiari e diretti. Altra mossa prevedibile: starà sicuramente cercando il suo Casaleggio (se pure non la stessa società di Casaleggio che, in fondo, è un libero professionista che dà consulenze) per mettere a punto una sua offensiva Web. Finora il Cavaliere non ha dimostrato di saperci fare con il web come con le televisioni, ma l’uomo non è stupido e non gli mancano i mezzi economici per avere tutte le consulenze che vuole e lanciare una massiccia presenza in rete con siti, profili collegati di fb, twitter, linkedin ed ogni altro genere di contatti. Con le televisioni e con i soldi che ha, non ci mette molto a mettere su una rete ramificatissima di contatti.

Il Pdl è in fase pre agonica, con presagi sotto il 20, quando non sotto il 15, per cui, anche se probabilmente non lo scioglierà, non sarà questo l’asse centrale della coalizione. Ma dove pensa di andare a prendere i voti il Cavaliere? In tre direzioni principali: Lega, Udc ed astensione.
La Lega sta messa anche peggio del Pdl e rischia di andare sotto il 4% sparendo. E’ possibile che il Cavaliere la imbarchi nella sua coalizione ma è anche più probabile che cerchi di cannibalizzarla, approfittando tanto dell’eclissi del suo uomo simbolo, quanto del discorso del “voto utile”.

L‘Udc, ragionevolmente, perderà una fetta del suo elettorato non disposto a seguire Casini nell’accordo con Bersani, facile prevedere che Berlusconi cerchi di operare una scissione dell’Udc (magari incaricando Giovanardi dei contatti) per sgraffignare qualcosa e non sarei sorpreso neppure di un recupero di Fini.

Ma la fetta più grossa cui guarda, sono gli elettori che hanno abbandonato il Pdl per rifugiarsì nell’astensione. E’ un grave errore pensare che la destra nel paese si sia dissolta nell’aria e si sia ridotta ad uno striminzito 20%. Qui c’è una zolla del 15% di elettorato che ha lasciato Lega e Pdl, ma che non vuole né votare Grillo, né passare a sinistra e che giudica Casini pura archeologia democristiana. Le elezioni amministrative hanno fatto capire chiaramente questo. Si tratta di una fetta di elettori che aspetta una nuova e credibile proposta politica di destra, perché disgustata da Berlusconi e Bossi. Il problema è che una proposta del genere non si vede all’orizzonte. L’unica cosa simile, in questo senso, sarebbe il movimento di Cordero di Montezemolo, ma non siamo affatto convinti delle potenzialità di questo soggetto politico.

In primo luogo, non siamo nel 1994, quando l’ imprenditore era l’eroe eponimo di un’epoca; in tempo di crisi e dopo il declino dell’altro “imprenditore prestato alla politica”, certi prestiti hanno perso tutto il loro appeal. Per di più Cordero ha lo stesso grado di simpatia di uno yogurth andato a male ed è un eterno Re-tentenna, che annuncia il suo solenne ingresso in politica da almeno sei anni e non arriva mai. Sembra Totò nella scena del vagone letto, che sembra sempre sul punto di starnutire e poi annuncia: “Ha abortito”.

Qui di aborti politici ce ne sono già troppi e non ne serve un altro. Peraltro, Montezemolo (come Monti o Passera) poteva nutrire legittimamente qualche speranza se il terzo polo fosse decollato, ma si sa come è andata. Nessuno può escludere l’improvvisa discesa in campo di un nuovo Mister X, ma non se ne vede l’ombra ed i tempi sono molto stretti.

Dunque, a ottobre o a marzo, quel 15% di elettori si troverà a dover fare una scelta e non è probabile che resti tutto consegnato nella caserma dell’astensione. Una parte continuerà ad astenersi, ma un’altra deciderà di tornare alle urne e, nonostante tutto, il Cavaliere resta lo sbocco più probabile. D’accordo: Berlusconi ha dato una prova catastrofica di sé nel triennio 2008-2011, non ha mantenuto mezza promessa, fatta al suo elettorato, ed ha fatto la parte del vecchio bavoso che corre dietro alle minorenni, anche se non ricorda più perché. Però, alla fine, la scelta sarà fra lui, Bersani e Grillo e, per un elettorato di destra, Berlusconi, alla fine, resta quello più digeribile.

Il punto è tutto qui: in quale proporzione quel 15% di elettori di destra in “libera uscita” si tureranno il naso (anzi, metteranno la maschera antigas) e voteranno il cavaliere e quanti non ce la faranno e torneranno ad astenersi. Non è detto che la manovra del Cavaliere abbia successo –in fondo è proprio lui il punto debole dell’intera operazione: ha un'immagine troppo logorata- ma, sicuramente non va preso sottogamba. Anche perché Monti nel frattempo si sarà ulteriormente logorato, con il rischio di trascinare nel suo gorgo anche il Pd che non è capace di un attimo di autonomia da lui.

La partita del Cavaliere è molto compromessa, ma non ancora decisa, anche perché i suoi avversari giocano come asini ubriachi.

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