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Argentina: scontro tra avvoltoi

La società NML Capital, che gestisce il fondo hedge che sta perseguendo l’Argentina per ottenere il pagamento di titoli di debito sovrano di Buenos Aires non concambiati (cioè uno dei cosiddetti holdout), ha ottenuto da un tribunale del Nevada i cosiddetti discovery rights (cioè il diritto di ficcare il naso) nei conti di 123 shell company (cioè società paravento), appartenenti ad un magnate argentino del settore delle costruzioni, molto vicino alla famiglia Kirchner. L’idea è che i beni di Lazaro Baez (questo il nome dell’imprenditore) siano frutto di illecito arricchimento ai danni dello stato argentino. L’idea del fondo hedge è quella di dimostrare che il patrimonio di Baez appartiene all’Argentina, e di conseguenza è aggredibile per soddisfare il proprio credito verso Buenos Aires. Oltre ad unire all’utile il pedagogico, mostrando agli argentini che per anni sono stati depredati dai loro patriottici governanti.

La storia di Lazaro Baez è quella di un imprenditore del settore delle costruzioni che ha ottenuto ricchi appalti dal governo federale argentino per sviluppare la provincia di Santa Cruz, nella Patagonia argentina, su impulso di Nestor Kirchner, il defunto presidente argentino e marito di Cristina Fernandez. Lo sviluppo turistico ed immobiliare della provincia di Santa Cruz è alla base del rapido arricchimento della famiglia Kirchner, il cui patrimonio è passato dall’equivalente di 2,35 milioni di dollari del 2003 ai 18 milioni del 2010, anno della morte di Nestor Kirchner ed ultimo per il quale si hanno dati aggiornati sul patrimonio della famiglia.

Tutto cominciò nell’anno 2000, quando a El Calafate, piccolo villaggio sperduto della provincia di Santa Cruz, il governo argentino decide di sviluppare l’area costruendo un aeroporto e assegnando lotti di terreno ai residenti a prezzo poco più che simbolico. Nel 2003 Nestor Kirchner arriva alla Casa Rosada e subito si assiste ad un grande impulso al programma, grazie al fatto che egli è nativo di quelle zone. Inizia un periodo di grande sviluppo, per la provincia di Santa Cruz, fatto di appalti pubblici per la creazione di infrastrutture viarie. A Kirchner, tra le altre cose, vengono assegnati due ettari di terreno al prezzo di 50.000 dollari: due anni dopo il presidente argentino rivenderà quel terreno alla catena cilena di supermercati Cencosud per 2,4 milioni di dollari. Ma la famiglia presidenziale non si ferma, e costruisce alberghi ed attività commerciali nell’area. L’attività della famiglia Kirchner non passa inosservata agli oppositori politici, tra cui Alvaro De Lamadrid, ex presidente regionale del Partito Radicale, che denuncia le manovre. Il caso vuole che il magistrato a cui è affidato il caso sia la nipote di Kirchner, anch’essa beneficiaria dell’assegnazione di terreni pubblici nella provincia, e tutto si ferma. Come accaduto più di recente ad altre indagini, peraltro.

Lazaro Baez è il proprietario di Austral Construcciones SA, una delle aziende maggiormente beneficiate da fondi pubblici per lo sviluppo dell’area. La tesi di NML Capital, che potrebbe anche sembrare pretestuosa (ma gli avvocati a cosa servirebbero, alla fine?), è che l’imprenditore abbia fatto la cresta sui fondi pubblici per gli appalti, quindi abbia derubato lo stato argentino (con presumibili complicità, s’intende). Quindi, se l’ispezione delle società-conchiglia di Baez in Nevada desse qualche conferma in tal senso, l’”avvoltoio” NML Capital potrebbe chiederne il sequestro con la motivazione che tali società appartengono di fatto allo stato argentino, ergo costituiscono patrimonio aggredibile per soddisfare le proprie richieste di rimborso del credito vantato verso Buenos Aires. Come bonus aggiuntivo, il fondo americano potrebbe anche segnalare ai cittadini argentini che i medesimi sono stati derubati nel corso degli anni dalla loro patriottica leadership. Oltre al danno, la beffa, per i poveri argentini, presi in mezzo tra avvoltoi di differenti specie. Per ora, Baez sostiene di non avere alcuna attività in Nevada, visto che quelle società appartengono ad una capogruppo basata nelle Seychelles. Ohibò.

Riguardo la forte critica di Buenos Aires al sistema giudiziario statunitense, è utile sapere che quel sistema viene attivamente utilizzato dallo stato argentino, ad esempio per le proprie attività di recupero di imposte su attività detenute all’estero da propri residenti. Per terminare, due parole sulla vicenda degli holdout, per mettere alcuni puntini sulle i ed alcuni trattini sulle t. Per cominciare, siamo perfettamente consapevoli che gli holdout hanno comprato quelle obbligazioni a default avvenuto, quando valevano molto poco. E quindi? Lo fanno tutti, dopo un default: si comprano claims nella entità fallita e si spera che il loro valore cresca, per vari motivi. Solo delle anime belle (oltre che dei perfetti ignoranti di mercato e diritto) possono indignarsi per una operazione del genere.

Altro punto, su altra tesi ricorrente: l’Argentina va in default per qualcosa che non è (più) attuale, in conseguenza della applicazione della norma del pari passu da parte di un anziano ed eccentrico giudice americano. Quindi non si tratterebbe di fallimento “attuale”, si afferma. Si, e quindi? L’Argentina si trova con un differenziale crescente tra cambio ufficiale del peso e quello di mercato nero. Il suo livello di riserve valutarie era eccezionalmente basso molto prima che la vicenda degli holdout riaffiorasse dal passato, perseguitando come un fantasma incarognito il governo di Buenos Aires. Per quanti si sdegnano per questa vicenda, è utile sapere che un nuovo default argentino, stavolta del tutto home made, è e resta nell’ordine delle cose, se il paese non deciderà di tornare a gestirsi secondo le regole del mercato internazionale dei capitali. Cosa che il governo di Buenos Aires sta lentamente tentando di fare, con l’accordo di ristrutturazione del debito con le nazioni creditrici del Club di Parigi e con l’indennizzo a Repsol per l’esproprio di YPF. Solo che sinora è stato fatto poco e molto lentamente, e la distrazione holdout rischia di rallentare ulteriormente il passo.

Tutto qui: l’Argentina non è un paese modello proditoriamente colpito da un complotto plutocratico. E’ semplicemente un paese che sta pagando per un passato che non vuole (far) passare. Sarebbe così semplice da capire, senza fette di ideologia sugli occhi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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