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Appunti d’estate: qua e là, sfaccettature agli antipodi

Sulle bancarelle di una delle tante, troppe, sagre paesane, dominano tinozze e/o montagnole e/o immense distese di prodotti enogastronomici – dolciari. Un insieme, presentato come “leccornie e meraviglie mangerecce locali”, ma che, in realtà, solo a guardarlo, inquieta e scombussola mente e stomaco. Il normale consumatore di comuni viveri e vivande non può non compiangere, proprio così, gli audaci anzi spregiudicati amatori, compratori e utilizzatori di tali specialità (si fa per dire).

Scena completamente agli antipodi rispetto allo spettacolo appena descritto, stamani, Cosimina, la moglie di Angelo, nel cortile della sua linda casetta in campagna, trovasi intenta a selezionare, dopo di che riponendoli in ampi contenitori, un bel quantitativo di peperoni rossi, di pezzatura non grossissima ma media, rigorosamente di propria coltivazione e produzione. La domanda del curioso osservatore di passaggio è, al solito, pronta: “Che cosa devi fare?”. Risposta: “Preparo, un po’ di conserva di peperoni”.

Il relativo procedimento consiste nelle seguenti fasi. Si mettono a bollire gli ortaggi e, a cottura avvenuta, si “passano” attraverso una macchinetta con manovella o mossa elettricamente, del genere adoperato per i pomodori. La sostanza semiliquida così ottenuta è versata in bassi e grandi tegami, lasciati per diversi giorni, anche più di una settimana, esposti al sole. Il prodotto, gradualmente, perde la componente acquosa e va solidificandosi: nel durante, bisogna avere l’accortezza e la pazienza di girarlo e rivoltarlo più volte nei tegami, in modo da ottenere l’essiccazione completa e, soprattutto, omogenea.

Al termine, la “conserva” si colloca in piccoli contenitori di vetro, chiusi con gli esatti coperchi a rotazione e scatto, dopo aver ricoperto con mezzo dito di olio d’oliva lo strato superiore del prodotto finito color rosso intenso.

Dice, Cosimina, che tale conserva di manifattura domestico – contadina, durante l’inverno, è abitualmente spalmata su fette di pane, fresche o abbrustolite, insieme con un “velo” di ricotta scante (la ricotta forte o ricotta scante è un prodotto caseario morbido e spalmabile, tipico del Salento e di talune altre zone della Puglia, ricavato da latte bovino o ovino o misto, dal sapore “acceso” e insieme gradevole).

Osservazione finale della brava compaesana: un’autentica bontà, altro che le decantate nutelle, marmellate, creme e mousse di fabbricazione industriale.

Immagine di vera contro crisi, appaiono progressivamente aumentando le schiere o gruppi o singole unità d’ogni genere, con prevalenza del sesso femminile, che vanno a piedi, a passo normale o di corsa, per strade, viottoli e tratturi. Particolare effetto suscitano i camminatori maggiormente decisi, all’opera già di buon mattino, il sole sorto da poco, intenti a macinare, chi quattro, chi sei, chi otto, chi dieci e pure più chilometri.

Ammirevoli in modo speciale, sono, poi, i soggetti in età non proprio giovane, se non, addirittura, avanzata. Fra questi ultimi, Luigi di Castro, prossimo agli ottanta, non salta un giorno, ai fini della camminata, in compagnia di uno o due sodali che riesce a coinvolgere, lungo la litoranea, di solito dalla Perla del Salento sino alla Marina di Andrano, costeggiando lo spettacolo del Canale d’Otranto e, insieme, respirando il profumo dell’aria che si promana dall’incontaminata distesa.

Oggi, mi ha fatto piacere scorgere, per la prima volta, anche l’amica Teodora, insegnante da poco andata in pensione, nell’atto di raggiungere, un passo dopo l’altro, una località vicina al suo luogo di villeggiatura, col “pretesto” di compiere qualche acquisto al supermercato: cinque – sei chilometri di strada, invece del comodo espletamento della medesima commissione sotto casa.

Moto, attività fisica, esercizi che non hanno alcuna incidenza sul portafoglio e sul bilancio familiare: un’opera, perciò, non soltanto salutare ma anche opportuna, e in certo senso benvenuta, in una fase, come quella che attraversiamo, di difficoltà economiche.

Abitudini, stili di vita, certamente da incoraggiare e diffondere.

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