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Applausi per Ornella Vanoni al Goldoni di Venezia

Davanti ad una platea ben disposta, accorsa ad applaudire la propria beniamina, Ornella Vanoni ha presentato il nuovo spettacolo teatrale “un filo di trucco, un filo di tacco… ultimo tour”, scritto a quattro mani con Federica Di Rosa, mentre le ricche scenografie spettano a Giuseppe Ragazzini.

Arrivata a 79 anni, la cantante/attrice ha sentito il desiderio di ripercorrere la propria carriera, accanto ad un’elencazione dei suoi numerosi amori, il tutto recitato con molta ironia. Ma il pubblico voleva ascoltare tante canzoni e Ornella lo ha accontentato interpretandone 24 - 15 nel primo tempo, 8 nel secondo più un bis -, arrivando ad oltrepassare le due ore di durata, dimostrando di essere ancora in forze, e di non voler fermarsi fino a quando la salute glielo concederà. Come è comprensibile, la voce non è più quella di una volta. Ci sono momenti in cui l’intonazione scompare, le note lunghe tendono al gorgheggio, si avverte spesso la fatica, soprattutto quando il metronomo sale. L’abitudine al palcoscenico e la professionalità, riescono comunque a rendere gli errori meno evidenti.

E poi c’è il quartetto di musicisti, capitanato dal brasiliano Eduardo Hebling, responsabile degli arrangiamenti, residente da anni in provincia di Venezia, assieme al pianista Paolo Vianello, con il quale ha condiviso parecchie serate di Jazz, ma non solo. Alla chitarra acustica e in meno occasioni all’elettrica ha bene impressionato il marchigiano Placido Salomone, che si è ritagliato fraseggi delicati allo strumento acustico, veementi con quello elettrico. Buono anche l’apporto del batterista e percussionista siciliano Eric Cisbani. Ma il quartetto è apparso soprattutto attento a seguire la cantante, cercando di coprire eventuali mancanze, il che, se da una parte ha fatto filare liscio lo spettacolo, dall’altra ha impedito ai musicista di dar vita ad assolo più frequenti.

Tra la canzone iniziale "Musica, musica", e quella finale "Eternità", la Vanoni ha inserito "Meticci/io mi fermo qui", che dà il titolo al suo ultimo disco, puntualmente in vendita all’entrata del teatro. Ha riscosso gli applausi maggiori l’interpretazione di "Albergo a ore" (titolo originale "Les amants d’un jour"), all’epoca portata al successo in Italia dallo scomparso Herbert Pagani, mentre la medley brasiliana, tratta dal bell’album "La voglia, la pazzia, l’innocenza, l’allegria", inciso con Toquinho e Vinicius De Moraes e, precedentemente, "Tristezza", hanno perduto la carica e la sicurezza di allora. Basterebbe così. Ma il pubblico non è ancora sazio e allora, dopo aver presentato i musicisti, la cantante si congeda con un vecchio successo, "Domani è un altro giorno", che suona quasi come un momento di riflessione: si vedrà ancora Ornella Vanoni calcare i palcoscenici dei teatri italiani o questo è davvero l’ultimo tour?

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